16-19 maggio, Blockupy Frankfurt
Il 5 agosto scorso dal grattacielo della BCE a Francoforte partiva la lettera a firma Trichet e Draghi e rivolta al governo italiano con i famosi “consigli” in materia economica per uscire dalla crisi.
Il governo corrotto e incapace che la ricevette non fu giudicato in grado si applicare quelle imposizioni e in pochi mesi la cricca di Berlusconi è stata sostituita d’ufficio con il gotha del capitalismo italiano: tecnici e banchieri riuniti intorno alla figura di Monti non hanno sfigurato e il ricatto del debito è stato applicato in pieno anche in Italia. Tagli allo stato sociale ed ai diritti, attacchi alle fasce più deboli della popolazione, privatizzazione e liberalizzazione dei servizi pubblici, fino alla consacrazione massima dei punti della lettera minatoria, l’inserimento del pareggio di bilancio in costituzione: è questo il curriculum di un governo che crediamo sia ampiamente apprezzato nelle stanze del grattacielo che assedieremo dal 16 al 19 maggio.
Per quelle giornate, i movimenti tedeschi hanno lanciato una chiamata internazionale per una mobilitazione contro la Banca Centrale Europea che come collettivi studenteschi accogliamo entusiasticamente. Da tutte le università d’Italia, dai nostri luoghi di studio e lavoro, insieme a tutti i movimenti che dall’Italia numerosi stanno raccogliendo l’invito tedesco, partiremo per 4 giorni di assemblee, blocchi e manifestazioni sotto i palazzi del potere economico europeo.
Le politiche del governo italiano aumentano un malessere sempre più diffuso ma paradossalmente questo stenta a tradursi in una mobilitazione contro le misure di austerità.
Il 15 Ottobre, con tutte le sue contraddizioni, è rimasta l’uncia data di mobilitazione di massa nel nostro paese, dove le lotte appaiono sempre più frammentate, discontinue, incapaci, spesso, di unirsi, comunicare e rafforzarsi vicendevolmente. La crisi che morde rende infatti molto più difficile mobilitarsi, sotto il continuo ricatto della disoccupazione, con ritmi di vita e di lavoro frenetici mentre i maggiori sindacati si dimostrano maggiormente interessati a mantenere il proprio ruolo attivo (e complice) nelle concertazioni e imposizioni del governo piuttosto che farsi influenzare ed essere strumento per le potenziali mobilitazioni.
Tuttavia, gli ultimi accadimenti internazionali ci insegnano che questa crisi rende sempre più possibili processi di vera e propria rivolta!
Le rivoluzioni del Nord Africa, animate in primo luogo da giovani e studenti/esse che sono riuscite in poche settimane ad abbattere regimi pluridecennali, o che da mesi resistono a brutali repressioni come in Siria; le piazze degli Indignad@s spagnoli/e che da mesi protestano contro un futuro di precarietà e privazione di diritti; la radicalità di piazza Syntagma e l’esperienza di autorganizzazione dei movimenti Occupy, che hanno convocato dal basso per il 1 Maggio uno sciopero generale in grado di coinvolgere anche il mondo della precarietà attraverso nuove forme di protesta, in un paese, gli U.S.A. , da sempre pacificato e patria del capitalismo mondiale.
Queste rivolte diffuse parlano del rifiuto a rassegnarsi a un futuro di sfruttamento, di una contestazione forte ad un sistema economico malato, del rifiuto delle logiche del profitto che di questa crisi sono la diretta causa, della voglia riprendersi diritti, uguaglianza sociale, democrazia!
Questo perché è evidente che si tratta di un terreno comune su cui si impongono le riforme, i tagli e le privazioni in tutto il mondo. Istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale e ancor più la Banca Centrale Europea si rivelano per quello che realmente sono: non un organo neutro di governance economica, ma il centro di un potere non eletto, che per far fornte a una crisi tanto profonda ha deciso di imporre direttamente le linee politiche di austerità sulla testa dei cittadini e delle cittadine, imponendo propri governi tecnocratici nei “fronti caldi della crisi” come Grecia e Italia.
L’anno scorso abbiamo portato la nostra rivolta contro il governo Berlusconi e la riforma Gelmini fin dentro al Senato ed alla Camera, i luoghi dove veniva votato quest’ennesimo attacco al nostro futuro. A Francoforte il 99% assedierà quell’uno che in nome dell’austerità mantiene intatte e acuisce disugualgianze sociali ed economiche. Bloccheremo quelle banche che da questa crisi stanno ancora una volta traendo profitto a nostre spese. E’ questo il signficato che le giornate di Francoforte devono assumere, costruendo le premesse per la rinascita di una narrazione collettiva che parli di diritti, di democrazia, di giustizia sociale, del rifiuto del pagamento del debito pubblico, di audit. Quattro giorni di cortei, blocchi, assemblee e workshop tra tutti i movimenti europei contro l’austerity. Quattro giorni in cui questi movimenti dovranno essere in grado di mettersi in relazione, di organizzarsi su un piano di contestazione globale, di darsi forza vicendevolmente, di scambiarsi esperienze, con l’obbiettivo di produrre un blocco effettivo dei lavori della BCE. Una mobilitazione, quella di Francoforte, che deve necessariamente essere in grado di riaprire spazi di dissenso ampio anche nel nostro paese, di produrre un nuovo immaginario di rivolta ancora da costruire, di dare la prova del fatto che è possibile colpire al cuore il sistema economico e politico che quotidianamente specula sul nostro futuro.
Contro il debito, contro l’austerity, riprendiamoci le piazze! 16-19 Maggio… Block Austerity! Occupy BCE!
AteneinRivolta – Coordinamento Nazionale dei Collettivi www.ateneinrivolta.org