Afghanistan, la retorica per difendere la guerra
Altri due morti, e due feriti gravi. Il bilancio della missione italiana in Afghanistan, all’interno della missione internazionale Isaf che accompagna quella statunitense lanciata nel 2001 dall’amministrazione Bush, si aggrava ulteriormente. I due soldati italiani morti stamattina sono stati colpiti da un attacco a opera di un ordigno rudimentale contro quattro mezzi italiani diretti verso la località di Bala Murghab. L’attacco ha provocato anche il ferimento di altri due soldati, tra cui una donna, che viaggiavano sul blindato Lince colpito dalla bomba, posizionato nel nucleo di testa di una colonna composta da decine di automezzi di diverse nazionalità. Il fatto è avvenuto alle 9,15 locali e i feriti sono stati immediatamente evacuati presso l’ospedale da campo di Herat con elicotteri di Isaf.
Una classica operazione di guerra, di quelle ormai quasi quotidiane in Afghanistan che la propaganda di guerra del governo deve bollare come «terrorismo» per giustificare una missione militare ingiustificabile. E infatti nei minuti seguenti all’attentato, è cominciata la retorica nazionale e nazionalista che parla di «eroi» di «indefessa lotta al terrorismo», di «unità nazionale» e vi discorrendo in un coro unanime che vede dichiarazioni convergenti del Pdl – Cicchitto, Capezzone, Frattini – e del Pd – Franceschini, Finocchiaro, Chiti – mentre le distanze dalla missione sono state prese dal ministro leghista, Calderoli e, in forma ancora più blanda, da Di Pietro. La richiesta del ritiro delle truppe proviene solo dalla sinistra extraparlamentare che, salvo qualche eccezione, votava a favore della missione quando era al governo.
Insomma, l’Afghanistan torna in primo piano a fasi alterne e in genere perché collegato a situazioni drammatiche. Un mese fa è stato il caso dei volontari di Emergency arrestati dal governo di Kharzai e ora i soldati italiani morti sul campo in una missione per difendere proprio l’indifendibile governo Kharzai. Un prezzo pagato, non certo per garantire la pace o la lotta al terrorismo, ma per partecipare a una strategia globale che fa ancora di quel paese uno snodo strategico nella geopolitica internazionale.
Sono circa 2.800 i militari attualmente dispiegati in Afghanistan. Da giugno arriveranno altri mille soldati, con l’obiettivo di raggiungere un contingente di 3.227 militari, come annunciato a dicembre dal ministro della Difesa Ignazio La Russa. L’aumento della presenza militare italiana in Afghanistan era stato chiesto dal Segretario della Nato Anders Fogh Rasmussen, su pressione americana. I militari italiani hanno la responsabilità di un’ampia regione dell’Afghanistan occidentale che comprende le province di Herat, Badghis, Ghowr e Farah. La maggior parte dei soldati partecipa alla missione Isaf della Nato, mentre i carabinieri sono inseriti in Eupol, la missione dell’Unione europea per la ricostruzione della polizia civile locale. L’inizio del disimpegno militare italiano dal Paese è fissato per luglio 2011.