Anche se voi vi credete assolti…
La magistratura farà il suo corso. Nei tempi e nelle forme previste dalla legge la magistratura accerterà i fatti.
E la politica? La valutazione dello scandalo sulla gestione della sanità pugliese non può essere superata da semplici dichiarazioni che rimandano alla presa di responsabilità, all’assenza di una cupola, alla speranza che la verità venga accertata in modo rapido.
La magistratura afferma che nella sanità esiste “in Puglia un sistema criminale”. A noi interessa questo, ma interessa anche altro.
Chi vive quotidianamente in Puglia, come in tutta Italia, nel leggere la vicenda pugliese potrebbe anche iniziare a non scandalizzarsi così più di tanto. Si rischia che diventi una routine, a tal punto che oltre a rimanere indifferenti si inizi a prendere le distanze dalla gestione pubblica di beni comuni e servizi essenziali, facilitando così anche l’idea che forse sia meglio privatizzare, concedere il tutto ai privati. Questa è una, se non la maggiore responsabilità della politica istituzionale protagonista dello scandalo della sanità pugliese, a prescindere da chi sia o meno indagato.
Di fronte ai fatti, ad una veloce lettura delle intercettazioni, probabilmente scopriamo qualcosa che ormai già conosciamo; condotte, pratiche e comportamenti di cui già tutti e tutte siamo al corrente, anzi spesso le osserviamo e le viviamo nei luoghi di studio, di cura, di lavoro che frequentiamo.
La raccomandazione, la nomina dirigenziale per l’amico, l’attribuzione della consulenza pubblica per il privilegiato di turno è diffusa in maniera bipartisan. L’utilizzo privatistico della cosa pubblica, dall’istruzione alla sanità, dalla gestione dei rifiuti all’urbanistica è trasversale, ormai è entrata nel meccanismo, nelle viscere della classe dirigente italiana. Negli ultimi anni ormai abbiamo preso coscienza del fatto che la classe dirigente dei partiti di destra è responsabile e vive di pratiche clientelari. Ma lo scandalo della sanità pugliese, della “Puglia migliore”, conferma, senza più ombra di dubbio, che questo dispositivo è dentro le viscere anche del centro-sinistra; non solo dei suoi partiti, ma di tutto quel magma che oggi circonda chi ha il potere, chi è il leader carismatico di un partito, di una coalizione, di un governo.
Se oggi la destra non può permettersi di giudicare ciò che emerge dallo scandalo della sanità pugliese, contemporaneamente però, chi per anni ha creduto di essere immune dalle pratiche clientelari; chi ha rivendicato di non fare un uso privatistico delle istituzioni pubbliche non può credere di essere la reale alternativa al berlusconismo. Magari sarà l’alternativa a Berlusconi, ma non alla sua cultura lobbistica, corporativa, opportunista.
Oggi se ci rechiamo presso gli assessorati regionali della Puglia, se scrutiamo chi è dirigente di determinati uffici, chi riceve consulenze, finanziamenti a pioggia, ecc., ci accorgiamo che sono in gran parte la fetta, per fortuna, minoritaria di una nuova generazione (anagrafica e non), che da un lato sfrutta il vento dell’antipolitica, dell’antipartito, dall’altro utilizza le scadenze elettorali per creare consenso, per mettersi in evidenza e, subito dopo, recarsi alla cassa per chiedere il conto al politico di turno eletto. Incarichi ad personam, determine regionali per nominare il direttore di un ente, il responsabile di un ufficio regionale; spesso le stesse facce che quasi un anno fa erano in prima linea in campagna elettorale a sostenere il centro-sinistra, che gestivano e coordinavano qualche comitato elettorale. Tutto lecito, si intende; ma tutto figlio di un sistema clientelare e opportunista, basato sull’utilizzo della politica e della rappresentanza per fine privati, individualistici.
Ecco perché, a chi fa politica o attività sociale da anni, a chi vive e lotta in prima persona per la difesa dell’istruzione pubblica; a chi è costretto a lavorare per studiare, a lavorare per racimolare uno stipendio di 800-900 euro al mese, questo sistema non gli appartiene, lo rinnega e lo combatte.
Quando si parla di “cambiare il sistema” si parla anche di questo: combattere gli opportunismi, le clientele, rivendicando collettivamente e in spazi autorganizzati il diritto all’istruzione, alla sanità e all’acqua pubblica, il diritto ad un lavoro stabile e dignitoso, il diritto ad una vita libera ed autonoma. Se da un lato continueremo a lottare per difendere questi diritti, dall’altro prendiamo atto per l’ennesima volta che, in quella che viene definita la “Puglia migliore”, i corresponsabili dei loro processi di privatizzazione sono anche gli stessi amministratori regionali che si dicono di sinistra, che a volte scadono in prese di posizione moraliste e ipocrite!
Vincenzo Achille – studente universitario
Angelo Cardone – operaio
Federico Cuscito – studente universitario
Gianni De Giglio – lavoratore
Domenica Diana – studentessa, lavoratrice precaria