Angela Davis sul rifiuto di Judith Butler
Spero davvero che il rifiuto di Judith Butler del premio per il coraggio civile serva come spunto per una discussione maggiore riguardo l’impatto del razzismo, anche nei gruppi considerati ‘progressisti’. L’assunto che, in qualche modo, gli abitanti del sud del mondo, le persone di colore siano più omofobe, è una considerazione razzista. Se si considera la portata con la quale le strutture ideologiche dell’omofobia, della transfobia o dell’eteropatriarcato sono radicate nelle nostre istituzioni, l’assunto che un gruppo di persone possa essere più omofobo di un altro manca il punto centrale della questione. Perchè noi non dobbiamo semplicemente evidenziare determinati tipi di atteggiamenti, ma dobbiamo indirizzare le istituzioni che perpetuano quegli atteggiamenti e che causano, infliggono la violenza reale agli esseri umani.
E vorrei rispondere riguardo l’ultima domanda su l’urgenza negli ultimi anni ’60 che in realtà le persone non hanno agito dietro quell’urgenza; che probabilmente noi non avremmo avuto la ampia nozione di giustizia sociale che abbiamo oggi, che forse non avremmo avuto un certo vocabolario, che c’è sempre stata una battaglia sul linguaggio, sui termini.
E credo che, quando raggiungiamo delle vittorie nei movimenti e nelle specifiche lotte, quello che facciamo è cambiare il terreno piu’ generale delle lotte stesse. Quello che facciamo non è semplicemente agire per addizione. Sommare i diritti delle donne a quelle dei neri, sommare le persone lgbt alle donne e ai neri, sommare a questi anche la battaglia delle transessuali, e così via… Ogni volta che otteniamo una vittoria significativa c’è la necessità di rivedere l’intera geometria delle rivendicazioni e delle lotte. Per questo dobbiamo interrogarci sull’impatto che il razzismo ha sui movimenti di gay e lesbiche, su quelli delle donne, interrogarci sull’impatto del sessismo o della misoginia o dell’omofobia nelle comunità nere ma non solo. Questo concetto di intersezione o incrocio o stratificazione delle categorie dell’oppressione è uno tra quelli che ci arrivano grazie alle esperienze e al lavoro delle donne femministe di colore.