Brasile, un’occasione sprecata per la sinistra sindacale
Il 5 e il 6 di giugno a Santos, nello stato di São Paulo si è tenuto il Congresso della Classe Lavoratrice brasiliana, il Conclat. Questo congresso riuniva varie organizzazioni a sinistra della Cut, la Centrale Unificata dei Lavoratori. Le principali forze presenti erano Conlutas e Intersindical. La prima di queste due forze ha un carattere abbastanza aperto e innovativo, raggruppa al suo interno, con diritto di voto, un sindacato studentesco, Ael, e vari movimenti legati alle oppressioni specifiche, dal movimento dei neri ai movimenti femministi, Lgbt e altri ancora, come per esempio quello dei lavoratori informali, che rappresentano una grande percentuale il Brasile; la seconda ha un carattere più “classicamente” sindacale, raggruppa in particolare salariati nel senso più stretto del termine, e concepisce il lavoro con gli altri movimenti come una necessità, ma al di fuori della rappresentanza sindacale.
Le altre organizzazioni presenti erano la Pastorale Operaia, il TST (Lavoratori senza tetto), il MAS (Movimento avanzato sindacale), nato da una dissidenza del PCB e di forte tradizione stalinista, e il Movimento terra lavoro e libertà. Entità minori, comunque di tutto rispetto per la loro rappresentatività, e per la loro combattività e presenza nelle lotte.
Il congresso, che ha riunito circa 4’000 persone, di cui 3’180 delegati, rappresentava circa 3 milioni di lavoratori e lavoratrici. A un primo impatto, l’assemblea appariva molto giovane, con una forte partecipazione di donne e meticcia. L’obiettivo era di riunire tutte queste realtà in una nuova centrale sindacale, che fosse in grado di occupare uno spazio visibile alla sinistra della CUT, il sindacato vicino al governo Lula, e che fosse in grado di costruire un’opposizione unitaria alle sue politiche neoliberali e che potesse fungere da polo di attrazione per tutti gli scontenti a sinistra del PT.
I punti di possibile attrito erano già conosciuti in precedenza, come dimostrano vari testi, il percorso di avvicinamento al congresso e le dichiarazioni rilasciateci da alcuni dirigenti durante lo stesso e prima della sconfitta finale, come è stata definito l’esito di questo congresso, senza mezzi termini, anche dai partecipanti.
Rappresentanza sindacale del movimento dei neri e partecipazione del movimento studentesco
Mentre Conlutas difende l’integrazione del Movimento dei neri con una propria rappresentanza specifica all’interno della centrale sindacale, allo stesso livello di tutte le altre oppressioni specifiche, l’Intersindical la considera inutile e teme che questo porti a una doppia rappresentanza, essendo molti lavoratori anche membri del Movimento dei neri e di altri movimenti di oppressione specifica.
Al CONCLAT era presente una delegazione di studenti, che durante i lavori non ha potuto partecipare, se non in qualità di osservatrice, perché si doveva ancora da decidere se la nuova centrale avrebbe contenuto al suo interno il Movimento studentesco, che in Conlutas è organizzato nella ANEL, sindacato degli studenti nato da una rottura con il sindacato studentesco maggioritario legato al governo.
Tra gli argomenti contrari, oltre a quello legato alla tradizione operaia, che non avrebbe mai visto in Brasile studenti organizzati in centrali sindacali operaie, anche la questione dell’indipendenza del movimento studentesco.
Come raccontatoci da Rodrigo Paixão, membro della Commissione relazioni internazionali di Intersindical, è preoccupazione del suo sindacato mantenere buone relazioni con questi movimenti, rispettandone l’autonomia. Per questo proponeva un coordinamento nazionale di discussione, in cui potessero intervenire questi movimenti e discutere, congiuntamente al sindacato, eventuali campagne e mobilitazioni comuni. Chiaramente, le due posizioni derivano da una precedente impostazione del lavoro. Conlutas, da quando è nata, ha avuto come preoccupazione la partecipazione e la costruzione dei movimenti di oppressione specifici e degli studenti nella centrale, rappresentando un modo nuovo di fare sindacalismo. È convinzione dei membri di Conlutas che sia necessario raggruppare attorno alle istanze dei salariati anche le istanze legate alle oppressioni specifiche, per rendere più forte il movimento dei lavoratori e, per fare questo, ha aperto specifici spazi di rappresentanza al suo interno, aprendo il sindacato a settori non tradizionali. Questo dà alla Centrale una connotazione non solo classista in senso classico del termine, ma anche più ampia, sociale.
Intersindical, per contro, non ha mai fatto un lavoro organizzativo in questo senso. Avrebbe dunque scontato un forte ritardo e un peso ancora minore nella nuova centrale. Durante le votazioni, la spaccatura tra le due tradizioni organizzative è apparsa evidente. Per mantenere le sue posizioni, Conlutas ha dovuto procedere per votazioni, assicurandosi in tutte una maggioranza di circa i due terzi. Questo modo di procedere ha però messo in evidenza le componenti partitiche che hanno influenzato fin da subito il CONCLAT. In particolare, la maggioranza di Conlutas, guidata dal PSTU ha votato compatta per la partecipazione alla nuova centrale degli studenti di ANEL, animata dai giovani del PSTU, e dei movimenti di oppressione specifica, con una rappresentanza del 5%.
Questo ha surriscaldato gli animi, già caldi dalla mattinata di intensi dibattiti organizzati per gruppi di lavoro, i quali non erano sfociati in proposte di mediazione o in convergenze con ampi settori della minoranza. Tutto il congresso è stato caratterizzato in generale da votazioni compatte dei blocchi che vi hanno partecipato.
Il nome
Sulla questione del nome, il CONCLAT si è spaccato. Come già anticipatoci da Paixão, Intersindical aveva posto un solo veto: l’utilizzo del suo nome per la nuova centrale, cosa che implicava l’abbandono di tutti i nomi delle entità presenti. Conlutas, ha invece proposto Conlutas-Intersindical Central Popular. Non essendoci accordo, si è votato. MAS e Intersindical hanno votato contro, assieme ad altre entità minori, ma questo non ha impedito che la proposta passasse. La situazione ha cominciato a precipitare. Una parte della sala ha cominciato a gridare a gran voce che si ricontassero i voti. Il tavolo della presidenza si è bloccato. In questi momenti concitati, Ze Maria, candidato alle presidenziali per il PSTU, oltre che membro della direzione di Conlutas, è stato più volte interrotto da urla e fischi della minoranza, che chiedeva a gran voce un conteggio dei voti. La presidenza ha messo ai voti la richiesta, e la maggioranza, ancora una volta compatta, ha votato contro la proposta, provocando l’abbandono della sala di MAS e Intersindical.
Il MAS è rientrato dopo diverso tempo solo per annunciare il suo abbandono del progetto, mentre i delegati di Intersindical non sono più rientrati, lasciando un terzo delle sedie vuote per la chiusura del congresso.
La delusione degli operai
Inutile dire che quella che era nata per essere anche occasione di festa ha finito per essere considerata dai delegati di Conlutas rimasti in sala una grande sconfitta. Nessuno si aspettava che la minoranza, rappresentata da blocchi sindacali compatti, avrebbe abbandonato il processo di unificazione. Eppure, proprio il fatto che i gruppi fossero chiaramente distinti da bandiere politiche e sindacali diverse, poteva in qualche modo lasciare presagire una conclusione del genere. Infatti ognuno se n’è andato con tutto il suo apparato, che non necessita di grandi aggiustamenti.
A Conlutas rimane da costruire l’unità con le organizzazioni che sono rimaste. Speriamo su basi un po’ più sensibili di quelle che hanno caratterizzato il congresso. A posteriori, sembra di capire che Intersindical fosse arrivata al congresso già poco disposta all’unificazione e che la rigidità delle posizioni di Conlutas non abbia giovato all’operazione, che aveva e mantiene un’importanza strategica nella costruzione dell’opposizione al governo.
La responsabilità dei partiti
L’uscita di Intersindical dal CONCLAT riflette un altro fallimento sullo sfondo, ma che è stato molto presente: la mancata candidatura unica per le elezioni presidenziali di quest’anno. Infatti, i settori della sinistra del PSOL e il PSTU non sono riusciti a trovare un accordo su un candidato, cosa che ha fatto sì che ci saranno due candidati alla sinistra del PT: Plinio Aruda Sampaio, perbil PSOL e Ze’ Maria per il PSTU. La presentazione ufficiale della candidatura di Ze’ Maria da parte del PSTU a margine del Congresso, dopo l’apertura, sicuramente non ha giovato all’unità. Ampi settori di delegati hanno percepito un’ingerenza da parte del PSTU e dei suoi dirigenti nel processo di unificazione e nessuno ha fatto niente per smentirla. In definitiva, questo congresso è stato fortemente influenzato dalle presidenziali di quest’anno. Vi hanno partecipato, facendo sentire il loro peso, non solo le varie correnti sindacali, ma anche e soprattutto i partiti politici. Entrambe le cose hanno pesantemente compromesso il clima del dibattito, sovrapponendo questioni politiche e sindacali e, spesso, usando queste ultime per giustificare manovre poco chiare agli osservatori e agli invitati internazionali.