Ce lo meritiamo il governo Monti?
I sondaggi dicono che il governo Monti continua a godere di un sostegno ampio. I fatti che si susseguono confermano l’angustia del quadro politico, la negatività e anche la nocività dell’attuale governo. I fatti della giornata messi in fila uno dietro l’altro non lasciano dubbi sulla situazione che attraversiamo e sull’aria mefitica che si respira soprattutto in presenza di un’ampia fetta di sinistra, anche alternativa, che continua a ritenere questo assetto “meno peggio” di tanti altri.
Il voto in Parlamento su Cosentino è perfettamente in linea con quelli che si sono succeduti durante il governo Berlusconi. Solo che stavolta non c’è…Berlusconi. Il voto è avvenuto in un contesto di unità nazionale, forse con “aiutino” del centrosinistra oltre quello dei Radicali ma ha rammentato a tutti chi ha in mano la maggioranza dei voti parlamentari e chi, in fondo, continua a condurre le danze. Se a questo aggiungiamo però il responso della Consulta sui referendum elettorali – al di là del giudizio sugli stessi – sommiamo a un Parlamento di “camorristi” un “dettato istituzionale” che comprime gli spazi di democrazia. La scelta della Corte costituzionale è infatti dubitative sotto ogni punto di vista e non si spiega se non con la volontà di “non disturbare il manovratore”. Così facendo non fa che avallare le accuse a suo tempo lanciate dallo stesso Berlusconi sull’uso politico delle sentenze, anche quelle della Consulta. Che questo sia fatto nel nome della Costituzione, dello Stato e del buon andamento delle istituzioni lo dubitiamo fortemente.
A condire tutto questo, però, c’è poi il coté sociale dell’attività di governo. Il decreto sulle liberalizzazioni che si annuncia per il 20 gennaio costituisce infatti un doppio maglio contro diritti democratici e sociali largamente consolidati. Lì dentro, come fa notare giustamente il Forum dei movimenti per l’acqua pubblica, si annida l’uccisione del referendum del giugno scorso. Ma come se non bastasse il governo ha voluto anche inserirvi una norma, furbesca e truffaldina, per ridurre l’applicazione dell’articolo 18 alle imprese fino a 50 dipendenti. Nemmeno Sacconi era arrivato a tanto. Senza contare poi gli alberghi di Malinconico, la casa di questo o quel ministro, il caso Fincantieri, l’ipotesi di una manovra da 40 miliardi per i prossimi venti anni…
“Sono incazzato nero e tutto questo non lo sopporto più” gridava il conduttore televisivo di Quinto Potere, quando trascinava le folle televisive dietro la propria follia televisiva. Le mosse di Monti provocano la stessa reazione e continuano a interpellare l’opposizione sociale e politica. Quel che è accaduto il 15 ottobre non può costituire il freno a un’iniziativa ampia e unitaria per dire no a questa situazione penosa e incresciosa. Serve uno scatto di reni. Da parte di tutti. Altrimenti prima o poi ci sarà chi si alzerà in piedi e dirà: “Ve lo meritate il governo Monti”