Cgil, l’opposizione si riorganizza
La vecchia Rete28Aprile nella Cgil, diretta da Giorgio Cremaschi, si ricostituisce come Area programmatica (secondo lo Statuto Cgil è con questa formula che si garantiscono alcuni diritti alle minoranze interne nella fase post-congressuale) ma al prezzo di alcune rotture interne. La decisione è stata presa lo scorso fine settimana a conclusione di un incontro nazionale a Firenze in cui si è formalizzata la costituzione di un’ area di opposizione organizzata nell’ambito della minoranza congressuale “La Cgil che vogliamo”.
Una discussione difficile che ha visto manifestare il dissenso di alcuni dirigenti della sinistra sindacale come il dirigente torinese Pietro Passarino che ha preso le distanze con una lettera rivolta a Giorgio Cremaschi.
Anche un altro settore della Rete, riconducibile all’area Falce e Martello, pur non opponendosi alla decisione ne ha contestato l’utilità (vedi documento, qui).
La scelta di dare vita a una nuova Area programmatica (per la cui formazione occorrono le firme di cinque membri del direttivo nazionale Cgil) era nell’aria dopo l’impasse della minoranza congressuale “La Cgil che vogliamo” incapace di andare oltre qualche presa di posizione. Allo stesso tempo, questo settore sta lavorando da tempo a un rapporto privilegiato con il sindacalismo di base, in particolare l’Usb, come dimostra anche la nascita del Comitato No Debito che vede come portavoce lo stesso Cremaschi e una delle dirigenti Usb come Emidia Papi. Ed è in particolare su questo punto che viene espressa la riserva maggiore nelle critiche indicate sopra. Così come si contesta il “gesto estremo”, la fretta di dichiarare il definitivo “cedimento” della Fiom che invece, secondo le due posizioni critiche, non è avvenuto e probabilmente non avverrà. E si avverte del rischio di voler solo favorire una “scissione ultraminoritaria” per fare blocco con l’Usb.
Nel documento che pubblichiamo di seguito si condanna senza appello l’atteggiamento rinunciatario della Cgil sulla riforma del mercato del lavoro con una critica evidente anche alla stessa Fiom: “La questione di fondo condivisa – dicono nella nuova opposizione Cgil – è la suabalternità del gruppo dirigente della Cgil al quadro politico che sostiene il governo”.
Una discussione difficile, comunque, che fa i conti con lo scoraggiamento nei posti di lavoro, con le imposizioni autoritarie dei gruppi dirigenti, con reazioni a volte estremiste come quella dei militanti di Bergamo che hanno contestato Maurizio Landini, gesto che ha fatto discutere l’area di opposizione. La conclusione della discussione di Firenze – il report è disponibile sul sito della Rete28Aprile – è stata comunque quella di fare questo passaggio organizzativo: “La situazione è troppo grave per non provarci ancora – si legge nel report – anche se è comune la coscienza delle difficoltà. Non si tratta di ricostituire la Rete28Aprile, che era parte di uno schieramento in cui stava anche la maggioranza della Fiom. Oggi la situazione è molto diversa e si tratta di organizzare le forze frantumate e disperse che vogliono opporsi alla deriva della Cgil. Si tratta anche di trovare pratiche democratiche più avanzate di quelle di area, sia nelle decisioni sia nella diffusione delle esperienze. Per questo si è deciso di formalizzare immediatamente la costituzione dell’opposizione organizzata, anche come prima risposta interna al cedimento sull’articolo 18”.
Ai primi di settembre un seminario dell’area affronterà la piattaforma programmatica e le pratiche politiche
La lettera di costituzione dell’area programmatica
Alla Presidenza del Comitato direttivo nazionale della Cgil
e p.c. alla Segreteria nazionale della Cgil
e p.c. a tutte le strutture della Cgil
I/le sottoscritti/e comunicano alla presidenza del Comitato Direttivo Nazionale della Cgil la costituzione dell’area programmatica “La Cgil che vogliamo, opposizione organizzata”. Detta area fa riferimento alla minoranza congressuale “La Cgil che vogliamo” per la propria collocazione negli equilibri postcongressuali della Confederazione e per tutto ciò che ne deriva sul piano statutario, salvo nel distinguersi per iniziativa autonoma, ai sensi di quanto previsto dallo stesso statuto per le aree e aggregazioni successive ai congressi, con le seguenti caratteristiche e obiettivi.
L’area ha lo scopo di organizzare ovunque nella confederazione l’opposizione alla linea politica ed al gruppo dirigente che hanno portato la Cgil alla più grave sconfitta del dopoguerra con la controriforma del lavoro e la conseguente cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, Sconfitta ancor più grave perché seguita a quella sulle pensioni e collocata in un quadro di politiche economiche che continuano a colpire diritti e condizioni del mondo del lavoro.
Per l’area che si costituisce una delle ragioni di questa sconfitta è la subalternità del gruppo dirigente della Cgil al governo Monti ed al quadro politico che lo sostiene. Tale subalternità ha impedito di dispiegare tutte le forze dell’organizzazione per contrastare un governo che pratica politiche economiche ultraliberiste e antisociali, in rappresentanza dei poteri forti del paese e dei dettati della Bce e della finanza internazionale. L’opposizione ferma e rigorosa al governo Monti è invece condizione per qualsiasi tenuta e ripresa dell’iniziativa sindacale a tutela del lavoro.
L’area che si costituisce non condivide, conseguentemente la politica unitaria con Cisl e Uil intrapresa dal gruppo dirigente. Infatti i gruppi dirigenti di queste due organizzazioni sono responsabili del fiancheggiamento al governo Berlusconi, e hanno condiviso la politica antisindacale e distruttrice dei diritti della Fiat. Una unità di vertice con Cisl e Uil non può che produrre arretramenti del mondo del lavoro e infatti li sta producendo. E’ invece necessaria una politica di unità a partire dai luoghi di lavoro esplicitamente indirizzata a contrastare e sconfiggere la linea della “complicità” adottata da Cisl e e Uil, mentre la democrazia sindacale piena deve diventare pregiudiziale rispetto ai rapporti unitari.
L’area che si costituisce denuncia inoltre la progressiva burocratizzazione della vita interna dell’organizzazione, con l’affermarsi di una logica di comando che colpisce il dissenso, la partecipazione democratica e la creatività dei militanti e delle lavoratrici e dei lavoratori. Al contrario proprio una fase difficile come questa dovrebbe essere affrontata valorizzando al massimo tutte le esperienze di resistenza e protagonismo nei luoghi di lavoro, facendo della democrazia la condizione preliminare di ogni iniziativa.
L’area che si costituisce ritiene necessario diffondere la critica nei confronti della linea politica e dell’operato del gruppo dirigente fino ad affermare una sfiducia politica nei suoi confronti, e intende portare nell’organizzazione questi propri giudizi così come garantito dalla statuto e dalle delibere regolamentari ad esso allegate.
Nel prossimo settembre, successivamente alla costituzione così argomentata, l’area di opposizione organizzata che oggi si costituisce presenterà un proprio più compiuto documento programmatico.
Fabrizio Burattini, Giorgio Cremaschi, Francesco De Simone, Eva Mamini, Annamaria Zavaglia,
componenti del Comitato Direttivo Nazionale