Cosa è successo in Val Susa?
Cos’è successo in Val di Susa? Alcuni siti, informazioni disponibili a tutti e tutte (ad es.qui, qui, qui, qui o qui) lo possono rivelare. E guardando quello che è accessibile a tutti si scopre che nella Vale, domenica 3 luglio, è andata in onda una resistenza popolare come non si vedeva da tempo. Frutto di uno dei movimenti popolari più organizzati e duraturi dell0ultimo decennio. Purtroppo, l’informazione, come dire?, “mainstream”?, uniformata, cieca e monodirezionale, preferisce giocare la solita divisione dei “cattivi” che ostacolano i “buoni”, dei “violenti” – addirittiura responsabili di “omicidio”, come dice oggi Maroni – che fanno ombra ai “pacifici”. E tutti a far finta di non vedere l’evidenza: la Tav la Valle non la vuole e se a qualcuno è sfuggita un po’ la mano, nessuno può far finta di non vedere l’esercito schierato a protezione di un cantiere, i lacrimogeni sparati ad altezza uomo, i manganelli che roteano per permettere a una classe politica che rappresenta sempre meno di poter portare in bocca ai propri padroni i denari del finanziamento europeo e dei mega-appalti che dovranno sventrare un territorio e rimpinguare profitti già grassi.
Tutto questo Napolitano lo sa ma fa finta che non sia successo. Il problema è che lo sanno bene quelle decine di migliaia di persone che ieri sono scese in strada e che lo faranno ancora, e che i black bloc non li hanno mai visti e non se ne preoccupano più di tanto come spiegano oggi in conferenza stampa i comitati.
La Tav è un’altra metafora del Paese, disegna plasticamente lo scollamento tra “l’alto” e il “basso”, tra rappresentanti e rappresentanti e non è un caso che, suo malgrado, sia stato Beppe Grillo a finire stavolta nel frullatore delle polemiche.
L’assalto mediatico e ideologico è già partito e, ancora una volta, si dimostra che sulle cose serie – i conti con l’Europa, le Grandi opere, gli accordi sociali, etc – “l’unità nazionale” esiste di fatto e non a caso è benedetta dal Capo dello Stato. E davvero non si capisce dove vogliano andare a parare quei partiti della sinistra che si immaginano coalizioni vittoriose con quel Pd che oggi richiama il movimento all’ordine e minaccia interventi polizieschi.
L’unica speranza, ancora una volta, è quel movimento: la sua unità, tenuta e determinazione. Al di là degli “eroi”, è il movimento che potrà fare la differenza e sconfiggere le cornacchie di regime.