Gezi Park, il simbolo di un paese in cerca della libertà
Uno degli obiettivi più difficili da raggiungere quando si scrive un saggio è riuscire a parlare contemporaneamente ad un pubblico esperto e ad un pubblico che si affaccia o si interessa per la prima volta al tema trattato. Il rischio è quello di non aggiungere nulla di nuovo a ciò che il lettore navigato già conosce, da un lato, o di risultare poco accessibile, per complessità di concetti o riferimenti, al neofita dell’argomento.
In questo senso #Gezi. Coordinate di una Rivolta (Edizioni Alegre, pp. 188, euro 14) è riuscito a raggiungere questo obiettivo. Si tratta di una raccolta di saggi che ripercorrono, partendo da angolazioni differenti, le rivolte esplose a Istanbul nel giugno 2013 in difesa del parco pubblico di Gezi e diffusesi rapidamente in tutta la Turchia. I vari autori (Moira Bernardoni, Fazila Mat, Pietro Maestri, Lea Nocera, Fabio Salomoni e Fabio Ruggero) portano avanti l’analisi con competenza e consapevolezza, essendo da anni impegnati nello studio della società turca contemporanea e avendo osservato da vicino gli eventi di Gezi.
Seguendo una scelta programmatica di concentrare l’analisi su Istanbul, città vetrina dei processi politici e sociali di scala nazionale. Il linguaggio è sempre fruibile, la lettura scorrevole e il percorso lineare. I capitoli si susseguono presentando in ordine: una panoramica degli eventi che hanno immediatamente preceduto la rivolta e il loro successivo sviluppo; una ricostruzione delle politiche economiche e urbanistiche attuate in Turchia negli ultimi trent’anni, preludio della situazione attuale; una tassonomia dei partiti, associazioni e gruppi che hanno preso parte alle proteste; un’analisi delle nuove modalità di espressione di istanze sociali, evidenti nei graffiti apparsi sui muri di Istanbul durante i giorni di Gezi e nell’esperienza di un collettivo di Istanbul; infine un tentativo di collocare la specificità degli eventi di Gezi nel contesto internazionale delle rivolte che hanno scosso varie parti del pianeta negli ultimi anni. Il libro riesce così a mettere insieme presente e passato (recente) della politica turca, peculiarità locali e tendenze globali.
Gli autori sviluppano la narrazione tra descrizione dei fatti e riflessione. Rievocano immagini ed episodi simbolo della rivolta, conferendo ad essi, attraverso l’analisi puntuale del loro significato, profondità socio-politica. Il lettore è così messo di fronte a una rievocazione vivida degli eventi lontana dalla spettacolarizzazione e dal sensazionalismo che emozionano, sorprendono e incuriosiscono senza tuttavia spiegare. Il libro riesce inoltre ad andare oltre la visione dicotomica propagata dai media mainstream di una società – quella turca – divisa tra kemalismo secolarista e spinte islamiste. Il testo mette infatti in luce la complessità delle istanze presentate durante le rivolte di Gezi, la molteplicità dei fattori che hanno portato all’esplosione e la composizione estremamente variegata degli attori sociali che vi hanno preso parte.
Un piccolo appunto può essere mosso al volume. Il libro avrebbe potuto mettere in luce con più chiarezza gli elementi di profonda rottura con il tradizionale sistema politico turco emersi durante le proteste, e la capacità della piazza di unire contro il governo realtà non solo e non semplicemente eterogenee, ma impegnate da anni in un’aspra e violenta lotta reciproca. Un appunto che non intacca tuttavia la qualità complessiva del lavoro compiuto.