Grazie Napolitano
Ringraziamo il Presidente della Repubblica per la coerenza, la serietà e la continuità dei suoi discorsi con i quali ci ricorda la sua storia, la sua collocazione, le idee del suo passato e quelle del presente e dell’avvenire dell’Italia. Lo ringraziamo per come svolge diligentemente la sua opera di normalizzazione della vita pubblica, per come mette a disposizione il suo alto ruolo istituzionale – rappresentante dell’intero paese, garante della Costituzione – al servizio di un disegno di stabilizzazione moderata, per certi versi autoritaria, che in fondo al cuore persegue il Popolo delle Libertà con sponde e richiami amichevoli da parte del centrosinistra.
Lo ringraziamo ancora per aver voluto ricordare che non è il Presidente di tutti – opera difficile, certo, ma alla quale serve l’assoluto rispetto del dettato costituzionale. Celebrare Craxi, infatti, è un servizio grato alla famiglia dell’ex leader socialista, ai suoi compagni di ieri e di oggi, a quelli che ora lo osannano e un tempo lo diffamavano (leggi l’intervista a Cicchitto da parte di Minzolini del 1993 http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1173516). E’ un servizio a Berlusconi che di Craxi è l’erede naturale. Ma non è certamente il modo di rappresentare le tante ragioni di chi si reputa offeso dal tentativo di inserire Bettino Craxi nel novero degli statisti italiani. Da parte nostra non nutriamo nessuna passione per il dibattito sulle malefatte dell’ex segretario socialista, abbiamo già scritto su questo giornale che il peggior Craxi fu quello politico non già quello che intascava soldi per il suo partito o per sé. Ci sembra addirittura legittimo che la famiglia tenti di recuperarne il valore politico e di restituire integrità alla sua figura, che altro dovrebbero fare una moglie e dei figli?
Il Presidente della Repubblica, però, non aveva alcun obbligo a intervenire in questa vicenda, lo sa bene lui e lo sanno bene gli osservatori. Se lo ha fatto, certamente è per una “vendetta” postuma nei confronti dei propri ex compagni di partito, per dare una stoccata – lo rileva con precisione oggi Marcello Sorgi, sulla Stampa – a coloro che non seppero innovare quando il vero innovatore del Pci era lui, Giorgio Napolitano, leader dei riformisti o dei miglioristi che guardavano con decisione all’approdo socialdemocratico per sbloccare la lenta e infinita crisi del Partito comunista italiano. Ma il segnale fa il paio anche con il tentativo di offrire continue ciambelle di salvataggio a Berlusconi e al suo schieramento. La riabilitazione di Craxi serve a dare un ulteriore altolà alla magistratura che si vede eretta sul podio del carnefice per la «durezza senza eguali» esercitata contro il segretario socialista. E serve a Napolitano a perseguire il disegno di normalizzare la vita politica italiana rispettandone i rapporti di forza, il predominio della destra e lo sbandamento della sinistra. Sembrerebbe una soluzione saggia, ponderata, ma il Capo dello Stato non può lasciarsi andare a simili valutazioni “politiche” perché il suo dovere è il rispetto della Costituzione. Se davvero ci sono state violazioni allo Stato di diritto da parte della magistratura italiana, allora colui che è anche il Presidente del Consiglio superiore della magistratura convochi una riunione ad hoc, faccia piena luce sul passato e non si limiti a lanciare accuse tramite una lettera rivolta alla famiglia del defunto Craxi.
Ma non ci interessa nemmeno fare qui il richiamo alle regole astratte della politica. Tutti i presidenti della Repubblica hanno seguito un corso politico ed è normale che lo facciano. Tanto più se, nel caso di Napolitano, l’assenza ormai plateale di un’autorevole opposizione e anche la confusione che regna nella maggioranza – dove prosegue la lunga rincorsa per il dopo-Berlusconi, che vede l’asse Pdl-Lega da un lato (Tremonti?) contrapporsi a quello Pdl-Fini-Udc (Fini stesso?) – offrono un ruolo di primo piano all’inquilino del Quirinale come dimostrano tutti i sondaggi di opinione. Napolitano colma il vuoto della politica in crisi, si erge a perno dell’equilibrio politico ma con le sue dichiarazioni, i suoi rimbrotti, i suoi messaggi cerca di favorire quella larga intesa che oggi significherebbe il puntello definitivo a un governo che pure non ha difficoltà di tenuta e la normalizzazione finale del ruolo del centrosinistra. Di Pietro se ne accorge e si dimena, Bersani sembra fare finta di non accorgersene.
Fino a ieri, questo ruolo era rafforzato dalla figura super-partes che Napolitano è stato capace di ritagliarsi con esperienza e sagacia. La difesa unilaterale di Craxi contribuisce a renderlo un po’ più interno alla “casta” e al mondo politico dove “sono tutti uguali” e a riconnetterlo alla propria storia politica.
Un po’ più fazioso e meno istituzionale.
Per questo lo ringraziamo. Per aver dimostrato che non è davvero il presidente di tutti gli italiani e che, ad esempio, quando interviene con presunzione sul primato delle missioni militari all’estero, è bene e giusto dissentire con lui. Grazie anche per aver confermato, a noi che scriviamo che, quando fu il momento della sua elezione, preferendogli Gino Strada avevamo visto giusto.