Grecia, il fuggi fuggi del governo
La Grecia, sull’orlo del default con proteste e scontri in piazza contro i nuovi piani di Austerity, è nel pieno anche della crisi politica: quattro ministri di estrema destra del governo di una coalizione già fragile, si sono dimessi dopo il ritiro del sostegno dal partito al nuovo piano di stretta, imposto dalla Troika fino al 2015. E, a loro, si sono aggiunte le dimissioni del sottosegretario agli Esteri Mariliza Xenogiannakopoulou, deputata socialista, del Pakos, il partito cioè che invece appoggia il piano. Un’uscita quelli dei ministri dall’esecutivo Papademos – chiamato due mesi fa a guidare un governo che potesse fare fronte alla difficile situazione – che lo stesso premier oggi ha, in un qualche modo, appoggiato. Perchè – ha detto – l’imperativo è scongiurare il «default» e chi nel «gabinetto è contrario al piano» è «meglio che lasci». Ma che apre una frattura politica complicata in un momento clou per Atene. Con le dimissioni del Laos la maggioranza si è ridotta da 252 a 236 voti su 300. Numeri ancora in grado di reggerè il via libera al programma voluto dalla troika ma che mettono una nuova, ulteriore, incognita sul futuro della Grecia. Per ora non ci dovrebbe essere però alcun rimpasto. Geroge Mitralias, il nostro contatto ad Atene, ci ha detto queste parole:
“Secondo le grandi catene TV, regna il panico e non c’e piu disciplina nei gruppi parlamentari dei grandi partiti. Sopratutto nel PASOK ciascuno cerca di salvare la propria pelle e se ne frega del partito. Alcuni minuti fa, una macchina con un grande megafono e passata di nuovo sotto la mia casa nella periferia di Atene e stava diffondendo le parole seguenti: “E’ ora, è la nostra ora. Tutti in piazza Syntagma domenica prossima, per rovesciare il governo di Papadimios. E’ ora, è la nostra ora. E’ ora di rivoluzione”
(il vero nome del primo ministro e Papadimos e non Papadimios. E un gioco di parole: dimios vuol dire…boia)”.