Grecia, prove di unità nazionale
Il premier greco Giorgio Papandreou si è consultato durante la notte con tutti i leader politici, dopo le tragiche morti di ieri ad Atene, ribadendo la necessità di dare prova di responsabilità, a poche ore dal voto odierno in Parlamento sul patto di austerità. Il premier ha ribadito l’invito per un vertice al fine di garantire l’unità del paese in un momento cruciale. Ieri un drammatico appello all’unità politica e sociale era giunto dal presidente della repubblica Karolos Papoulias il quale aveva avvertito che il paese «è sull’orlo dell’abisso». Il sindacato dei dipendenti pubblici Gsee denuncia oggi le «tragiche morti» e la «provocazione» ma assicura che «continuerà la lotta per le giuste richieste» dei lavoratori contro il piano di austerità. Il sindacato comunista Pame ha organizzato oggi un nuovo raduno ad Atene e lo stesso hanno fatto Gsee e Adidy. Il leader del principale partito di opposizione (ND, centrodestra) Antonis Samaras ha accolto l’invito del premier per un vertice. Nei giorni scorsi tutti i partiti avevano rifiutato l’incontro perchè convocato dopo la firma degli accordi con Ue-Fmi sul piano di austerità e non prima, come richiesto. Il testo legislativo del piano è stato approvato ieri notte in Commissione con i soli voti del partito al governo, il Pasok. Oggi è previsto il voto dell’assemblea unicamerale. La polizia ha ieri fermato 70 persone: 25 sono state poste in stato di arresto per i disordini sfociati nell’attacco incendiario che ha provocato la morte per soffocamento di tre impiegati, due donne di 35 e 32 anni e un uomo di 36, della Marfin Egnatia Bank. Il movimento anarchico, cui esponenti sono accusati del mortale attacco incendiario ad Atene, si difende sul web affermando che «nessuno poteva sapere che c’erano persone all’interno della banca» in un giorno di sciopero cui avevano aderito la maggioranza degli istituti di credito. E denuncia la campagna politico-mediatica per giustificare una nuova grande «repressione contro il movimento anti-autoritario». Sui siti di Indymedia circola anche una lettera di un impiegato della banca che accusa la dirigenza non solo per aver intimato la presenza al lavoro minacciando i licenziamenti ma anche di non aver mai provveduto al minimo apparato di sicurezza antincendi né di aver mai preparato i dipendenti a fronteggiare fiamme nell’edificio. Che, ricorda la lettera, era chiuso per decisione dei vertici, costringendo così i lavoratori a rifugiarsi nei piani superiori esponendosi così alle fiamme e al fumo sprigionato.