I dubbi sulla storica riforma
La riforma «storica» della sanità statunitense, varata dalla presidenza Obama e dal Congresso Usa, è davvero una riforma così profonda sul piano sociale? A guardarla più da vicino, leggendo anche alcuni commenti della sinistra Usa, le cose stanno un po’ diversamente da come le leggiamo sui principali quotidiani. Scrive Il Socialist Worker, settimanale di una delle organizzazioni della sinistra Usa l’International socialist organisation, che in realtà si tratta di una «riforma del tutto sbagliata». Infatti nella legge è contenuto «l’obbligo per la gente di comprare le polizze degli assicuratori privati, senza alcuna garanzia di premi accessibili o una copertura adeguata. E soprattutto non c’è alcuna «opzione pubblica» Anzi, la spesa per l’unico programma di assistenza pubblica esistente negli Usa, Medicare – che copre statalmente le persone sopra i 65 anni prive di copertura assicurativa – sarà ridotto. Inoltre ci saranno nuove tasse alle assicurazioni fornite dai datori di lavoro che colpiranno non solo le grandi prestazioni ma anche le assicurazioni decenti».
La “riforma” sostiene quindi il Socialist Worker «è piuttosto il prezzo pagato alla destra del partito, ai cosiddetti Blue Dog che vogliono sempre più concessioni verso destra». Come, del resto, appare la concesssione in extremis fatta al gruppo antiabortista che ha imposto a Obama di negare i fondi presidenziali in cambio del voto favorevole sulla sanità.
Molto netto è anche il settimanale The Nation, prestigiosa voce della sinistra liberal statunitense il quale nel cogliere la vittoria di Obama e il successo realizzato dalla sua presidenza e sostenendo comunque la riforma sostiene anche che «non vi può essere alcun dubbio che è profondamente sbagliata».
The Nation ricorda di aver sempre sostenuto uno slogan semplice ed efficace «Medicare for all», l’assistenza sanitaria per tutti: «Questa legge è molto lontana da questa visione. Esso codifica anche le restrizioni sulla copertura per l’aborto che costituiscono una grande sconfitta per il movimento Pro-choice». «Inoltre, aggiunge The Nation, non è chiaro se le sovvenzioni dei consumatori saranno sufficienti a coprire i costi dei piani offerti che possono includere franchigie alte, co-tasse di assicurazione e oneri di premio. In tale contesto, l’obbligo a comprare l’assicurazione potrebbe creare seri contraccolpi politici».
Il settimanale newyorkese non tralascia gli aspetti positivi del disegno di legge che «prevede protezioni contro gli abusi del settore assicurativo, tra cui l’odiosa pratica di impedire l’accesso ai pazienti con patologie preesistenti, e mette in atto un quadro di ulteriore regolamentazione del settore». Un altro elemento positivo è l’espansione del Medicaid – l’assicurazione pubblica per persone a basso reddito – che porta da 12 a 14 milioni le persone coperte. «E il senatore Bernie Sanders ha introdotto un provvedimento che raddoppia il numero dei Centri di salute, che forniranno assistenza primaria, dentistica e di farmaci a basso costo per ben 16 milioni di nuovi pazienti, stanziando per loro 10 miliardi di dollari di nuovi fondi».
«Per tutte queste ragioni, conclude The Nation, sosteniamo il passaggio del disegno di legge, e allo stesso tempo chiediamo alla comunità progressista di iniziare immediatamente una lotta per correggere i suoi molti difetti e migliorare le sue protezioni». «In definitiva, il nostro messaggio deve essere che una riforma vera e propria ha inizio, e comincia solo, con il passaggio della legislazione vigente. Si conclude con la realizzazione dell’obiettivo che dovrebbe essere il nostro grido di battaglia nuova: Medicare per tutti».