Il 20 marzo in piazza…ma contro Berlusconi
Il 20 marzo si terrà a Roma la manifestazione nazionale dei movimenti per l’acqua pubblica indetta, appunto, dal Forum italiano che li racchiude. In queste ore da un pulpito ben più visibile è stata lanciata un’altra manifestazione, quella del Popolo della Libertà indetta direttamente da Silvio Berlusconi. Che succede in piazza, come sarà gestito l’ordine pubblico. La Questura di Roma ha già contattato i promotori della manifestazione di movimento per confermare l’iniziativa e dare il via libera al percorso. Che sarà quello classico: da P.za della Repubblica, giù per via Cavour, Fori Imperiali, P.za Venezia e conclusione a P.za Navona. La manifestazione del centrodestra, invece, dovrebbe essere concentrata a P.za San Giovanni e non si sa ancora se sarà formato un corteo. Quindi, sulla carta, non dovrebbero esserci problemi. Ovviamente, resta un problema di visibilità e di “scontro” a distanza: la manifestazione di movimento è chiaramente una manifestazione antigovernativa e la sua riuscita sarà particolarmente importante. Si scende in piazza contro il decreto Ronchi e contro le devastazioni ambientali. Ma ovviamente ci sarà un segno antiberlusconiano evidente. Ed è giusto che sia così a condizione di evitare strumentalizzazioni elettorali e di partito. In piazza per l’acqua pubblica, quindi, e per la difesa ecologica dei territori. Non per sostenere questo o quel candidato.
di Emiliano Viti
Di una mobilitazione nazionale dei movimenti contro le devastazioni ambientali ce n’è sempre stato bisogno. La data del 20 Marzo, la manifestazione indetta dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua pubblica, può diventarlo.
Ormai diventa sempre più chiaro come in una fase di crisi come questa, l’aggressione autoritaria all’ambiente e le sue risorse assuma un ruolo centrale per garantire i profitti. Il fallimento di Cop15, il vertice Onu di Copenhagen, parla proprio di questo. Nonostante il riconoscimento di gran parte della comunità scientifica dell’aumento del riscaldamento climatico, non si è raggiunto nessun impegno chiaro sulla riduzione di CO2. Ancora una volta le regole di questa pazza economia hanno vinto sul buonsenso e la responsabilità. L’Italia nel vertice danese di Dicembre è stata rispettosa dei diktat di Confindustria: “Nessun impegno con altri stati della Ue per la riduzione di emissioni”. Il timore di Confindustria nasceva dal fatto che l’Ue, prima del vertice, rispetto agli altri paesi industrializzati, Usa e Cina su tutte, è stata l’unica a presentare timide proposte per garantire alcuni impegni contro il riscaldamento climatico.
I voleri di Marcegaglia e co. continuano a pesare ovviamente anche nella politica di casa nostra. La privatizzazione dell’acqua, gli inceneritori, i treni ad alta velocità, centrali a carbone fino ad arrivare al ritorno al nucleare. Dietro ad ogni grande opera si nasconde un grande gruppo industriale o imprenditori senza scrupoli. Il terremoto de l’Aquila purtroppo ce lo insegna. Come ci insegna il ricorso strumentale che viene fatto delle politiche emergenziali. Politiche utilizzate soltanto per permettere ai vari Commissari straordinari, di derogare su ogni vincolo, paesaggistico o idrogeologico che sia. Così mentre l’Italia frana appena c’è qualche pioggia di troppo, le inchieste di questi ultimi giorni rivelano come il sistema degli appalti sia stato drogato. Infiltrazioni mafiose, finanziamenti pubblici ad aziende private, favori di ogni tipo, tutto sulla pelle di chi vive i territori. D’altronde anche il papà della Marcegaglia è indagato per traffico illecito di rifiuti.
Per non parlare dell’acqua. Dove il servizio idrico è stato privatizzato, le tariffe sono aumentate e la qualità dell’acqua è peggiorata. I casi più eclatanti vengono da zone come la Toscana, dove al governo regionale ci sono sempre state maggioranze di centrosinistra. Oppure a Roma, dove la privatizzazione è iniziata con Rutelli e Veltroni e oggi può vedere il suo ultimo atto con la giunta Alemanno pronta a regalare l’acqua a Caltagirone, re dei costruttori romani.
Unico argine finora a tutto questo sono state le tante esperienze di lotta e di resistenza ambientale venute dal basso, dai comitati spontanei e autorganizzati di reti e associazioni di cittadini. Il 20 marzo chi ha resistito contro le trivelle in Val di Susa, oppure contro la realizzazione di una discarica, di una centrale a gas o a carbone, può parlare un’unica voce in favore dei beni comuni. Subito dopo il 20 Marzo partirà la campagna referendaria per ridare in mano ai cittadini la gestione dell’acqua. Come nell’87 è servito un movimento nazionale per vincere la battaglia sul nucleare, a maggior ragione è necessario ricostruirlo oggi un movimento nazionale in grado di vincere la sfida referendaria e fermare la cosiddetta banda dell’atomo.