Il diavolo si nasconde nei dettagli
Don’t be evil, non essere il diavolo. E’ il famoso motto coniato dai fondatori di Google che stava ad indicare la diversità dell’Internet company di Mountain View rispetto alle altre. Una diversità, solo a parole per il sito più visitato al mondo, basata sul “politicamente corretto” in fatto di “accesso democratico” e “neutralità” della rete. In realtà Google è sempre stata una piattaforma informatica che valorizza il capitale mediante il controllo e la subordinazione delle forme di cooperazione che spontaneamente si danno milioni di utenti. Ma la competizione con il cartello Microsoft ( che detiene una quota importante di Facebook)–Yahoo, che nel luglio dello scorso anno hanno sottoscritto un accordo per lo sviluppo di nuovi software e pubblicità online, e l’andamento imprevedibile della crisi economica hanno indotto Google a stipulare un patto con Verizon. Una delle principali multinazionali delle telecomunicazioni, nonché fornitrice di banda larga, che sta puntando sui servizi e gli accessori per le connessioni wireless. Cosa prevede questo patto che dovrebbe valere solo – si fa per dire – negli Stati Uniti?
A parte alcune affermazioni, nella premessa e nei singoli punti, tra l’ipocrita e lo stucchevole come «conservare questa apertura (della rete ) richiede il nostro coinvolgimento nel dibattito proattivo con gli altri attori dell’ecosistema ( leggi: mercato, ndr) e con le Autorità, per assicurare che le regole di funzionamento di Internet offrano agli utenti la miglior esperienza online possibile», la vera questione risiede al punto sei. Conviene citarlo per esteso: «Riconosciamo entrambi che la banda larga wireless è cosa differente dal mondo tradizionale di Internet fisso, in parte poichè il mercato mobile è più competitivo e muta rapidamente. Riconoscendo che il mercato wireless a banda larga è in una fase ancora iniziale di sviluppo, i principi contenuti nella nostra proposta, eccezione fatta per il principio di trasparenza, non si applicano al mercato a banda larga wireless».
In sostanza si dice che la tanto celebrata apertura e democraticità della rete ha fatto il suo tempo e bisogna distinguere tra un internet “fisso”, di bassa qualità e velocità, e uno “mobile” ad alta velocità aperto all’innovazione e soprattutto con servizi e applicazioni a pagamento. Per Google è un periodo difficile in cui i miti crollano uno a uno. Prima l’accordo con il regime cinese in cui si accetta la censura pur di mantenere quella quota di mercato, poi il fallimento della piattaforma Google wave che nelle intenzioni doveva rivoluzionare tutto il web 2.0, ora il patto con Verizon che fa piazza pulita di una supposta diversità. La crisi si sa ,con le sue accelerazioni e i suoi effetti, ha il potere di mostrare il reale funzionamento del capitalismo, anche il più innovativo.