Il Pcf perde pezzi
Che farà la sinistra francese della vittoria ottenuta alle Regionali della scorsa settimana? Difficile dirlo soprattutto perché è la stessa sinistra, composta da socialisti, ecologisti e comunisti del Front de gauche, a non saperlo ancora. In realtà, l’idea che tutti insieme si possa concorrere alla vittoria nell’elezione-madre del 2012, le presidenziali, è saldamente ancorata nei progetti e nelle strategie di ogni formazione. Però è anche bene presente la realtà del 2007 quando, dopo la schiacciante vittoria alle regionali del 2004, la sinistra fu comunque terremotata da Nicolas Sarkozy. Oggi il presidente francese è in forte difficoltà, due francesi su tre vorrebbero che non si ripresentasse e all’interno del suo partito, l’Ump, sono già cominciate le fronde. Epperò non c’è nessun trionfalismo e nessuna sicumera negli atteggiamenti della “gauche”. Che pure ha contraddizioni e problemi interni. Come quelli del Pcf la cui crisi è tutt’altro che superata ma solo nascosta dall’invenzione del FdG. E’ di oggi la notizia che uno dei suoi dirigenti storici, Patrick Braouzec, deputato e già sindaco di Seine-Saint-Denis – fu lui a garantire l’organizzazione del Forum sociale europeo a Parigi nel 2003 – ha deciso di lasciare il partito in aperto scontro con il gruppo dirigente. «In quanto membro del Pcf, io considero che la forma del mio partito è ormai superata e morta. Ma è una questione che si pone per l’insieme dei partiti» dice in un’intervista a Le Monde – vedi allegato – annunciando che il saluto definitivo sarà dato domani venerdì. A seguirlo, altri dirigenti storici del Pcf come lo storico Roger Martelli o l’ex direttore dell’Humanité Pierre Zarka. La questione imputata ai vertici comunisti è il livello di rinnovamento e il modo in cui si sta assemblando una nuova “sinistra critica” che, a giudizio di Brazouezec dovrebbe tenere in maggiore considerazione le istanze sociali e di movimento. Il dirigente comunista è membro della Federazione per un’alternativa sociale e ecologica che costituisce quanto rimasto dall’esperienza dei collettivi unitari contro la Costituzione europea – vincitori nel referendum del 2006 – dopo il tentativo del Pcf di aggregarli nella propria campagna per le presidenziali.
Nel Front de Gauche non è questa la sola spina. Pesa anche il rapporto tra Pcf e i socialisti di Jean Luc Melenchon, il quale non fa mistero della sua volontà di candidarsi alle presidenziali del 2012 a capo di una coalizione di sinistra. Per questo è da molto tempo che l’ex deputato socialista fa molteplici aperture al Npa di Besancenot provando a proporsi come uomo di collegamento. Nel Npa si discuterà dei risultati sabato e domenica, nel Comitato politico nazionale convocato a Parigi, e si preannuncia un po’ di maretta anche se il risultato, alla base, non è apparso particolarmente negativo nel contesto in cui si è sviluppato. Dal canto suo il Pcf inizia a vedere di buon occhio l’ipotesi ,che i socialisti stanno vagliando, di primarie interne a tutta la sinistra per scegliere un candidato, o una candidata, unica alle Presidenziali. In questo modo si potrebbe evitare l’ormai tradizionale figuraccia che il Pcf rimedia in quell’elezione e concorrere alla vittoria della Gauche. Melenchon, dal canto suo, non vuole primarie e tesse la sua tela.
Anche la leader dei Verdi, Cecile Duflot – i verdi sono un’organizzazione interna a Europe ecologie – vuole una candidatura ecologista alle presidenziali mentre Daniel Cohn-Bendit, che di Europe ecologie è stato l’inventore, punta a una candidatura unica fortemente caratterizzata in senso ecologista (ma ha escluso ripetutamente di essere candidato).
Infine i socialisti. Per il momento si godono la vittoria. Dopo le Europee del 2009, in cui erano rimasti al 16%, erano dati per moribondi. Martine Aubry sa che se vuole essere candidata non deve fare mosse avventate.
Quello che ancora però è del tutto inesistente è il “progetto” con cui la sinistra può candidarsi a sfidare Sarkozy. Che idea di futuro, di società, di risposta alla crisi? Nessuno ha finora avanzato proposte interessanti e mobilitanti e non è un caso se il dibattito si svolge nel vuoto pneumatico creato da un astensionismo record che ormai interessa la metà dei francesi. La discussione interessante potrebbe essere questa ma al momento nessuno vi fa cenno.