Il referendum che inguaia il Pd
Da Il Fatto quotidiano
La notizia di giornata sarebbe la presentazione dei quesiti referendari per l’abrograzione dell’articolo 8 della legge 148 voluta dall’ex ministro Maurizio Sacconi e, soprattutto, delle parti più scabrose della legge Fornero che modificano l’articolo 18 sui licenziamenti. Ma la notizia potrebbe anche essere la scelta del Pd di bollare un’iniziativa in difesa dei diritti del lavoro come sbagliata, inopportuna e da contrastare. Una linea che rafforza l’ipotesi di un’alternativa a sinistra del Pd.
I PROMOTORI del referendum, di fronte all’austero palazzo del Tribunale di Roma sede della Cassazione, sorridono contenti. Dopo settimane di lavorìo sottotraccia sono riusciti a compattarsi anche se al momento della foto di rito nasce qualche problema. Molti di loro si conoscono da tempo, erano insieme in Rifondazione comunista: Nichi Vendola, Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto. Poi c’è Antonio Di Pietro, Idv, il soggetto principale dello schieramento soprattutto per la determinazione con cui ha promosso l’iniziativa. C’è anche Francesca Redavid della Fiom – Maurizio Landini, come segretario non può partecipare a norma dello statuto Cgil – giuristi come Piergiorgio Alleva e Umberto Romagnoli, Alberto Lucarelli della lista Alba, nonché assessore napoletano con Luigi De Magistris. C’è anche Angelo Bonelli, dei Verdi, con cui Vendola, però, non vuole farsi fotografare per via delle dure polemiche tarantine che li hanno visti contrapposti sull’Ilva a Taranto. Forse c’è anche il dubbio che, dopo la non fortunata foto di Vasto, Vendola non voglia allestire altri album fotografici destinati prima o poi a svanire. Alla fine, però, i flash dei fotografi scattano.
L’iniziativa di ieri che darà vita alla raccolta delle firme a partire dal 12 ottobre – ci saranno poi tre mesi per raggiungere il quorum delle 500mila sottoscrizioni – punta a rimettere al centro la questione del lavoro e dei suoi diritti in chiaro contrasto con quanto realizzato dal ministro Elsa Fornero. Lo scontro con il Pd, quindi, è scontato, visto che il partito di Bersani ha votato la riforma del lavoro. Qualche voce in controtendenza però c’è. La più importante è quella di Sergio Cofferati, deputato europeo del Pd che, da segretario della Cgil, sull’articolo 18 seppe fare da argine nel 2002. Ieri ha inviato la sua convinta adesione “per riproporre una discussione sui temi del valore sociale del lavoro e dell’importanza vitale dei diritti delle persone”. Quella di Cofferati è certamente un’adesione simbolica, le sue forze nel Pd non sono certo organizzate, ma rischia di creare più di un imbarazzo a Bersani.
SUL PIANO politico l’iniziativa è un primo successo incassato da Di Pietro che, in questo modo, rompe l’accusa di isolamento e si rimette in pista a partire, come dice il leader Idv, dalle “cose concrete e a viso aperto” non nei giochi “di sottoscala o nelle segreterie di partito”. “Questo è il vero centrosinistra – aggiunge Di Pietro – cementato dai fatti concreti e non solo da parole vuote. Il Pd invece ancora non si è deciso a dire che cosa vuole fare e da che parte sta”.
Per Ferrero e Diliberto, naturalmente, l’iniziativa è una boccata d’aria che toglie la loro Federazione della sinistra dall’angolo e li immette dentro un’iniziativa squisitamente sociale. Ma anche Vendola, al momento, si ritrova in una posizione confortevole, nonostante le critiche dal Pd, che permette al suo partito di rimanere ancorato ai contenuti del mondo del lavoro e di discutere con il Pd da una posizione di maggiore identità e di maggior forza. Le varie “fatwa” che giungono dai Democratici dimostrano che il confronto non sarà cosa facile. Il presidente Rosy Bindi dice che il referendu, “è un errore” e poi lamenta che nelle primarie del Pd c’è “troppo rosso”, mentre il responsabile Lavoro del partito Stefano Fassina dice sì nel merito, ma non condivide lo strumento referendum.
ANCHE LA FIOM trova nell’iniziativa una naturale prosecuzione della sua opposizione alla riforma Fornero. Anche se andrà scontato il dissenso con la Cgil. Nel direttivo svoltosi l’altro ieri Susanna Camusso ha preso le distanze dalla battaglia referendaria chiedendo espressamente a Landini di non far parte del comitato promotore. E oggi, sull’Unità, ci sarà un articolo dell’ex segretario Guglielmo Epifani che prende le distanze dall’iniziativa ricordando, tra l’altro, gli insuccessi del passato: nel 1985 sulla scala mobile o nel 2003 ancora sull’articolo 18. Senza contare che il referendum del 1995 sull’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori alla fine ha favorito la Fiat. La Fiom però si impegnerà nella raccolta delle firme e si dice convinta, con i suoi dirigenti, “che alla fine, quando si voterà, la Cgil non potrà che dare indicazione per il sì”.