Il ritorno (elettorale) della sinistra
A SINISTRA del centrosinistra i consensi crescono. Ormai si aggirano intorno all’11%. Più che di una novità, si tratta di un ritorno. Alle elezioni politiche del 2006, infatti, le formazioni a sinistra della sinistra (da qui: Sinistra) avevano, infatti, superato il 10%. In termini assoluti: circa 3 milioni e 900mila voti. Alle consultazioni del 2008, però, quest’area si riduce al 3%. Tutti compresi: Rc, Comunisti Italiani, Verdi, più le nuove formazioni uscite dai Ds dopo la nascita del (e la confluenza nel) Pd. Il che significa: 7 punti percentuali e 2 milioni e settecentomila voti meno del 2006. Più che un calo: un tracollo. Le cui ragioni sono diverse e, in parte, note.
1. In primo luogo, la strategia del Pd di Veltroni, che – come Berlusconi – interpreta il bipolarismo in senso bipartitico – o quasi. Da un lato il Pdl insieme alla Lega, dall’altro il Pd alleato con l’Idv di Antonio Di Pietro. La legge elettorale, che premia la coalizione vincente, spinge molti elettori della Sinistra – per non “sprecare” il voto – a scegliere il Pd e (in maggior numero) l’Idv. Ma, soprattutto, ad astenersi.
2. La Sinistra, inoltre, paga la posizione ambigua assunta durante il governo Prodi. Sempre in bilico tra maggioranza e defezione. Rispetto al 2006, il Pd cresce di 2 punti e, in termini assoluti, di neppure 200 mila voti. Mentre l’Idv supera il 4% e aumenta di 700 mila voti. In sintesi: dal bacino elettorale di centrosinistra scompaiono circa 2 milioni di elettori di Sinistra. Oggi, due anni dopo, la Sinistra sembra ritornata oltre il 10%. Rifondazione e i Comunisti Italiani, in realtà, non vanno oltre il 2%.
Ma Sinistra e Libertà (Sel), guidata da Nichi Vendola, raggiunge il 5%. E il Movimento 5 Stelle, ispirato da Beppe Grillo, supera il 4%. Si tratta di tendenze rilevate dai principali istituti demoscopici. Parallelamente, i maggiori partiti di centrosinistra appaiono in difficoltà. Il Pd sembra sceso sotto la soglia critica del 26%. Anche l’Idv, però, ha smesso di crescere e si è attestata intorno al 6-7%.
Il ritorno della Sinistra, trainato da SeL e dal Movimento 5 Stelle, sembra favorito, soprattutto, da due motivi.
a. Hanno, entrambi, una (sola) leadership: forte e personalizzata, anche se espressa da figure molto diverse. Nichi Vendola ha una lunga storia politica e di partito. Viene dalla Figc, ha militato nel Pci e in Rc. È presidente di Regione. Mentre Beppe Grillo è un outsider della politica. Uomo di spettacolo, anch’egli una lunga esperienza alle spalle. Entrambi figure di “rottura”. Vendola, comunista e omosessuale, ha fatto della sua diversità un elemento “normale”, perché non esibito. Ma per questo più provocatorio, politicamente. Ha ulteriormente legittimato la sua “diversità” sfidando il gruppo dirigente del Pd che non lo voleva candidato alla guida della Puglia. Grillo, da tempo, agisce “in proprio”. Al tempo stesso attore e predicatore, riempie le piazze e i teatri, mettendo in scena la denuncia all’establishment politico, economico e finanziario. È un grande comunicatore. Come Nichi Vendola, in grado di parlare al “popolo”. Non solo di sinistra.
b. Entrambi dispongono di un’efficiente comunicazione post-politica (per citare Berselli). Condotta attraverso Internet, accompagnata da mobilitazioni tematiche. Grillo: riferimento di una rete di blog e MeetUp tra le più frequentate al mondo. Promuove manifestazioni affollate e di grande visibilità. Da ultimo, la Woodstock 5 Stelle che si è svolta a Cesena una settimana fa. Vendola: a sua volta, ispiratore di una lunghissima e frequentatissima catena di blog e di pagine su Facebook. La sua Fabbrica (echeggia quella di Prodi) è diffusa sul territorio nazionale.
c. Entrambi interpretano la personalizzazione mediatica della politica, imposta da Berlusconi. In modo,ovviamente, antagonista. Non indulgono alle mediazioni politiche e linguistiche. Non ne hanno bisogno (per ora).
d. Entrambi i partiti dispongono di una base di militanti e di elettori molto diversa da quella del Pd e di Idv. Più giovane e istruita, maggiormente addensata nei centri urbani. Quanto a Sel: spostata a Sud.
Peraltro, le differenze tra i due soggetti sono significative. Nichi Vendola considera il centrosinistra la sua “casa”. Il Pd l’interlocutore naturale. E gli elettori del Pd, peraltro, lo guardano, a loro volta, come un possibile leader della coalizione. Mentre il Movimento 5 Stelle ha, come riferimenti, i comitati del No (Tav, Dal Molin, Global, ecc…). Oltre a settori sociali apertamente anti-politici (ammesso che il termine abbia un significato). Non a caso, quasi un terzo dei suoi simpatizzanti si pone “fuori” dallo spazio Destra/Sinistra. Non a caso, peraltro, alcuni “militanti” di 5 Stelle si sono resi protagonisti di contestazioni clamorose durante la Festa nazionale del Pd, a Torino.
Questo scenario pone, peraltro, significativi problemi: ai principali partiti di Centrosinistra ma anche a quelli della Sinistra.
1. Sel e 5 Stelle appaiono pericolosi concorrenti per l’Idv. A sua volta, un partito personale – o, almeno, molto personalizzato. Che ha fatto dell’antagonismo a Berlusconi il distintivo.
2. Al Pd, invece, l’esempio della Sinistra rammenta ciò che gli manca, in questa fase difficile. Anzitutto, una – “una” – leadership personale forte e condivisa. Poi: temi chiari – “chiari” – intorno a cui comunicare la proposta politica. (Per comunicare in modo efficace, occorre sapere “cosa” comunicare.) Ancora: un’organizzazione aperta e flessibile. In grado di mobilitare. Perché “personalizzazione” non significa scomparsa delle persone e della società.
3. Quanto alla Sinistra, il problema principale riguarda la “tenuta”. 5 Stelle viaggia sulla rete. Sel è strutturata per esperienze diffuse, ma ancora poco radicate. E presenti soprattutto nel Sud. Per garantirsi stabilità, però, occorre stare sul territorio. Le mobilitazioni fondate sul No (-B) non bastano. Talora (come quella Viola, di sabato) neppure mobilitano troppo.
4. C’è, infine, la questione delle alleanze. Riguarda tutti: Sinistra e Centrosinistra. Oggi e soprattutto domani. Quando (presto, immaginiamo) si andrà a nuove elezioni. Con quali alleanze? Perché se il Centrodestra è diviso, il resto dello spazio politico rischia di esserlo molto di più. Con questa legge elettorale: premessa di sconfitta sicura. Gli spazi – e i seggi – rischiano di ridursi per tutti. Anzitutto per il Pd. Ma il Centrosinistra e la Sinistra sono disponibili a cercare e a costruire alleanze, tra loro e, se necessario, con i partiti di Centro e la “Cosa” di Fini? La questione, probabilmente, non interessa Grillo e 5 Stelle. Ma avrebbe conseguenze anche per loro. Fare – comunque, apparire – un’opposizione sterile, come il Pd in questa fase, è frustrante. Ma la tentazione – diffusa nella Sinistra – di fare opposizione “a prescindere”, non per vincere e governare. Alla lunga – e forse anche alla breve – logora. E rischia di fare apparire la Sinistra – ai suoi stessi elettori – “inutile”.