Il sacco edilizio ai tempi del liberismo
Cosa c’è dietro l’abbattimento di Tor Bella Monaca? Chi guadagnerà dalle speculazioni all’Eur? Chi sta spingendo per raddoppiare l’aeroporto Da Vinci e i porti di Fiumicino e Ostia? I lettori del manifesto sanno bene come Paolo Berdini appartenga a quella schiera di urbanisti militanti che, nel denunciare la deriva speculatrice dell’ultimo decennio e i legami tra «palazzinari» e mondo della politica, non ha fatto sconti a nessuno, a sinistra e a destra. Nel suo libro «Le mani sulla città» (edizioni Alegre, 14 euro), scritto a quattro mani con Daniele Nalbone, Berdini mostra ancora una volta come l’idea di città dell’amministrazione Alemanno trova un retroterra forte nelle precedenti amministrazioni di centrosinistra, in particolare nell’ultimo Veltroni, che non sono state capaci di ripensare le politiche urbanistiche della capitale. Quello che i due autori ci propongono è un viaggio nella Roma dei Grandi eventi (dai Mondiali di Nuoto del 2009 alla corsa alle Olimpiadi del 2020, passando per il flop del Gran Premio di Formula Uno, un pallino del sindaco Alemanno). Non a caso il titolo ricalca quello del noto film di Francesco Rosi, datato 1963, sulla speculazione edilizia a Napoli all’epoca del boom economico ed edilizio, quello che ha scempiato buona parte d’Italia. Alla base di tutto c’è l’idea di città neoliberale, quei luoghi in cui il fiume di denaro virtuale creato dall’economia finanziaria si materializza con enormi speculazioni, in cui i mega centri commerciali sorgono come oasi nel deserto di periferie spuntate dal nulla, dove la «gentrification» espelle i cittadini sempre più lontano dal centro e in cui esperienze «alternative» come la Città dell’altra economia vengono ostracizzate e marginalizzate, costrette alla chiusura. Un modello, quello neoliberale, al quale va opposto un altro modello, quello della città intesa come “bene comune”, inclusiva e partecipativa. Negli scorsi anni non sono mancate le elaborazioni teoriche, grazie al lavoro di urbanisti (come lo stesso Berdini), sociologi e movimenti cittadini (soprattutto sul tema del diritto alla casa). Notevole fu il lavoro fatto ai tempi dell’approvazione del Piano regolatore, sindaco Veltroni. Ma non hanno mai trovato ascolto, men che meno ora che l’amministrazione ha virato decisamente a destra. È forse il momento, nella primavera indignata post-elettorale e post-referendaria, di rispolverare e aggiornare quel lavoro. Di unire la proposta alla denuncia, prefigurando un altro modello di città. Di rimettersi al lavoro per riprendersi Roma.