Irlanda del Nord, i nuovi scontri minacciano il processo di pace
Vessilli arancioni, bandiere inglesi, cappelli a bombetta: come ogni anno in Irlanda del Nord il mese di Luglio vede iniziare la stagione delle parate promosse dall’Ordine di Orange, ovvero la loggia tradizionale che rivendica l’unità delle sei contee settentrionali dell’isola al Regno Unito. Probabilmente la più importante è quella del “Twelfth” (12 Luglio, Ardoyne-Nord Belfast) in cui varie centinaia di persone sfilano per ricordare la battaglia del Boyne (1690, nientemeno) nella quale Guglielmo d’Orange sconfisse le truppe di Giacomo II.. Queste marce però assumono inevitabilmente una valenza settaria, specialmente nella misura in cui alcune di esse pretendono di svolgersi in quartieri tradizionalmente repubblicani e nazionalisti irlandesi: il che viene visto dai residenti come una provocazione, da respingere direttamente al mittente.
Nel corso degli anni le marce orangiste sono state dunque il teatro di duri scontri tra le comunità nazionaliste e la polizia coloniale che difendeva il diritto dei lealisti a svolgere le loro manifestazioni suprematiste. Per questo motivo nel 1998 (l’anno degli accordi di pace del Good Firday Agreement-GFA) nasce la Commissione delle Parate per regolamentare proprio quelle più controverse. All’inizio di Luglio di quest’anno la Commissione ha vietato il passaggio delle parate orangiste nella cattolica Drumcree, con il risultato che non si sono visti gli scontri violenti degli scorsi anni. La stessa cosa però non ha fatto la scorsa settimana proprio con Ardoyne, provocando evidentemente la contrarietà dei residenti.
Il Sinn Fein, partito repubblicano egemone tra la comunità nazionalista, è sceso in piazza il 12 mattina a fianco dei residenti che protestavano contro la parata, ma senza organizzare blocchi o altre proteste radicali che avrebbero potuto innescare tensioni con la polizia: la maggior parte della popolazione infatti non ha nessuna voglia di tornare ai tempi dei troubles, degli scontri che hanno devastato l’Irlanda del Nord negli ultimi decenni. A questo punto però i gruppuscoli repubblicani che cercano di ritagliarsi un ruolo “a sinistra” del Sinn Fein hanno organizzato nel pomeriggio dello stesso giorno proteste e blocchi contro le marce; ma è soprattutto al tramonto che sale la tensione, quando giovani e giovanissimi nazionalisti affrontano la polizia a colpi di mattoni e molotov. L’estrema violenza di questi scontri, ripetuta ogni notte per tre giorni, non si vedeva da almeno 10 anni e il bilancio è stato estremamente pesante, fatto di feriti, arresti negozi devastati e automobili in fiamme, decine di micidiali proiettili di plastica sparati sui manifestanti.
Chi sono i giovani che hanno animato la rivolta? Evidentemente si tratta di una generazione estranea al movimento repubblicano storico: numerosi e pronti a dare battaglia, vengono però spesso definiti de-ideologizzati, antisociali, espressione del disagio e dell’emarginazione in cui tuttora versano le periferie nazionaliste. Parallelamente, come si sottolineava, il repubblicanesimo “dissidente” cerca un nuovo protagonismo: la galassia dei movimenti contrari “a prescindere” al GFA non ha saputo storicamente approfittare delle contraddizioni del Sinn Fein rimanendo minoritaria e invischiata nelle sue divisioni, ma questo non ha impedito a gruppi armati scissionisti quali Real-IRA o Continuity-IRA di punteggiare le cronache di azioni sporadiche, alcune anche di grossa entità quali l’uccicione di due militari nell’Aprile 2009.
Gerry Kelly, parlamentare e veterano dell’IRA storica ed ex-prigioniero, difende il processo di pace guadagnato con tanti sacrifici: i gruppuscoli che soffiano sul fuoco così come questo tipo di scontri di piazza non hanno possibilità di ottenere nemmeno un millesimo di quanto ottenuto dal repubblicanesimo ufficiale. Verissimo: il movimento in decenni di lotta ha sì praticato la difesa di massa–anche armata- delle comunità ma soprattutto ha messo in piedi un capillare movimento di resistenza che organizzava i quartieri e le periferie nella lotta contro le discriminazioni, per la casa, contro la disoccupazione.
In un certo senso però i fatti di questi ultimi giorni mettono il dito nella piaga delle difficoltà e delle contraddizioni del Sinn Fein in questa fase. Pur egemone in una popolazione nazionalista che non vuole tornare ai tempi dei Troubles è pur vero che già da tempo il movimento di Gerry Adams deve fare i conti con una crescente insofferenza verso i rigurgiti del settarismo unionista. I prossimi mesi diranno se il Sinn Fein e la sua direzione sono in grado di affrontare la duplice sfida che gli si para davanti: da una parte difendere la pace, ma dall’altra essere in grado – per così dire – di riempirla di contenuti dando una risposta ai settori popolari più aggrediti dalla crisi, ai giovani dei quartieri e a tutti i lavoratori –cattolici e protestanti.