La morte di Chris Harman, studioso e militante inglese
di Alex Callinicos
Chris Harman, redattore di International Socialism e prima ancora, per molti anni, di Socialist Worker, è morto improvvisamente a Il Cairo la notte tra il 6 e il 7 Novembre 2009, stroncato da un attacco di cuore alla vigilia del suo sessantasettesimo compleanno.
Chris fu il marxista eccezionale ad emergere in Gran Bretagna dal movimento di grande radicalizzazione politica dei tardi anni sessanta e dei primi anni settanta. Fu l’autore di fondamentali contributi intellettuali, che coprivano un ventaglio di tematiche lungo e considerevole. Nondimeno, leale alla tradizione di Marx ed Engels, Lenin e Trotsky, Luxemburg e Gramsci, fu un rivoluzionario di professione che dedicò la propria vita alla costruzione del Socialist Workers Party (SWP).
Nato nel 1942, a Watford Chris si unì al Socialist Review Group – che precedette lS (International Socialists), poi divenuta SWP – quando era ancora un giovane studente. Dopo gli studi universitari all’Università di Leeds nel 1962-65, iniziò un dottorato di ricerca alla London School of Economics (LSE) che nella seconda metà degli anni sessanta era il centro del movimento studentesco britannico. Chris divenne un leader del movimento e abbandonò la carriera accademica. Per il resto della sua vita lavorò a tempo pieno per la IS, inizialmente come redattore di International Socialism e come giornalista per Socialist Worker. Chris curò Socialist Worker nel biennio 1975-77 e poi di nuovo tra il 1982 e il 2004. Nell’ultimo periodo era tornato alla cura di International Socialism, un ciclo quest’ultimo di incredibile produttività.
Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, decine di migliaia di giovani fecero lo stesso tipo di scelte fatte da Chris. Tuttavia, molti meno le portarono avanti dopo l’inizio del riflusso a metà degli anni settanta. Chris non solo rimase fedele alle sue scelte, ma dall’età di venti anni in poi nei suoi scritti continuò ad approfondire e sviluppare il marxismo rivoluzionario come guida per superare le complessità ed oscurità degli ultimi decenni del ventesimo secolo e dell’inizio del ventunesimo. Tony Cliff, fondatore della tradizione nota come International Socialist Tendency fornì a Chris il suo punto di partenza teorico. L’analisi di Cliff dell’Unione Sovietica e degli altri “paesi socialisti” nei termini di capitalismo di stato burocratico, rese possibile la continuazione del marxismo rivoluzionario come tradizione vitale.
Solo su questa base, come mostrato da Cliff, la concezione marxiana del socialismo come auto-emancipazione della classe operaia poteva continuare ad avere significato. Costruendo le sue posizioni a partire dalle analisi teoriche di Cliff, Chris estese enormemente il raggio e lo spessore della teoria marxista in molte diverse aree d’interesse. Sopra ogni cosa produsse lavori di alta qualità basati su una ricerca approfondita e su analisi rigorose ed originali. Ciò che segue è pertanto un sommario per nulla esaustivo.
Chris anzitutto sviluppò ulteriormente l’analisi dello stalinismo già iniziata da Cliff. Il suo primo libro, Bureacracy and Revolution in Eastern Europe (1974, ripubblicato come Class Struggles in Eastern Europe), analizzava la storia instabile e tormentata dei regimi capitalisti di stato dopo il 1945.
Ancora prima, Chris aveva esposto le dinamiche attraverso cui i tentativi di riformare i regimi stalinisti dall’alto potevano aprire la strada verso un loro ribaltamento dal basso. Venti anni fa fu questa logica, alla fine, a smantellare lo stalinismo. Chris prevedette tale risultato in Poland: Crisis of State Capitalism(1976-77). Qui analizzò in che modo i cosiddetti paesi socialisti erano stati integrati nel ritmo del commercio e del debito proprio del capitalismo globale. In The Storm Breaks (1990) comprese come la caduta stessa rappresentava un “cambiamento di rotta” dal capitalismo di stato al capitalismo privato.
Come storico le capacità di Chris si rivelarono pienamente anzitutto nelle sue ricostruzioni avvincenti delle rivolte dei lavoratori in Bureacracy and Revolution. Proseguì con lo studio della rivoluzione tedesca del 1918-23 (The Lost Revolution, 1982), e poi delle rivolte della fine degli anni ’60 e dei primi anni ’70 (The Fire Last Time, 1988). Scrisse inoltre importanti saggi di teoria marxista della storia. Tuttavia, il suo risultato più rimarchevole da storico è costituito da People’s History of the World (1999), un successo popolare immenso, sopratutto in seguito alla ripubblicazione recente fattane da Verso. Uno dei punti di forza del libro consiste nella comprensione ivi mostrata delle cosiddette società primitive. Alla fine degli anni settanta Chris iniziò lo studio dettagliato della letteratura antropologica su queste società durante i dibattiti intensi che avevano come tema la liberazione delle donne. Tali dibattiti, a suo avviso, dimostravano che uomini e donne possono vivere in una condizione di eguaglianza una volta abolito lo sfruttamento di classe. Questo episodio esemplificava l’approccio intellettuale di Chris, interessato a problemi particolari non in sè ma allo scopo di produrre argomentazioni politiche. Così accadde anche nel caso di The Prophet and the Proletariat (1994), studio marxista pionieristico dell’Islam politico che contribuì ad armare la SWP in occasione dei dibattiti e delle lotte originati dagli eventi dell’11 settembre.
Alcuni dei suoi scritti più importanti erano dedicati direttamente a problemi di strategia e tattica rivoluzionaria. Un saggio eccezionale degli anni di gioventù, Party and Class(1968), ebbe origine come documento interno che mirava a persuadere gli studenti radicalizzati, che si erano raccolti intorno alla IS, della necessità di costruire un partito leninista di avanguardie. A metà degli anni ’70, in un momento di crescente confusione all’interno della sinistra radicale, Chris fece molti interventi importanti, in particolare durante la rivoluzione portoghese del 1974-75 e contro il tentativo di trasformare Antonio Gramsci in un teorico riformista. La stessa preoccupazione di fornire direzione politica informava un’ultima – e centrale – porzione degli scritti di Chris: quella dedicata all’analisi del capitalismo stesso.
La sua comprensione originale e profonda dell’economia politica marxista era già evidente in un contributo brillante ad un dibattito della fine degli anni sessanta con Ernest Mandel, leader della Quarta Internazionale. Gli articoli raccolti in Explaining the Crisis (1983) erano costruiti sul lavoro precedente di Mike Kidron. Kidron aveva mostrato in che modo dopo la seconda guerra mondiale livelli molto alti di spese militari avevano temporaneamente stabilizzato il capitalismo. Chris così sviluppava la sua analisi per spiegare il ritorno nel sistema di crisi rilevanti a partire dalla fine degli anni sessanta in poi.
In un momento in cui l’economia marxista, in ambito accademico, era in uno stato di confusione, Chris dimostrò la rilevanza durevole del tentativo marxiano di comprendere le leggi di movimento del capitalismo. Chris continuò a scrivere di economia politica nei decenni successivi, ma fu negli ultimi anni che tornò sul tema con maggiore impegno e spirito di approfondimento. Fu così in un dialogo costante con altri importanti economisti marxisti che lavorò a Zombie Capitalism (2009). Pubblicato all’inizio dell’anno, questo studio superbo colloca la crisi presente nel contesto della storia e delle dinamiche del capitalismo nel suo complesso. Anche solo un pezzetto di un risultato di questo tipo avrebbe fatto la carriera accademica di molti. Ma Chris produceva tutto questo (e molto di più) non nel comfort e godendo dei prestigi dell’accademia, ma come lavoratore a tempo pieno e sottopagato della SWP.
Il suo principale ruolo di partito fu quello di editore di Socialist Worker dopo aver ripreso la sua posizione all’inizio degli anni ottanta, anni di grande disorientamento per la sinistra. Chris diresse il giornale durante le agonie del Thatcherismo – soprattutto, durante il momento drammatico dello sciopero dei minatori del 1984-5 – e la stagnazione degli anni novanta, traghettandolo fino al momento di rinnovata radicalizzazione costituito dai movimenti contro il capitalismo e contro la guerra del decennio passato. Le sue immense abilità e i suoi successi li nascondeva dietro un aspetto timido, assolutamente privo di pretese, rimanendo tuttavia un modello di integrità e dedizione rivoluzionaria. Durante un evento recente che commemorava le lotte della LSE degli anni sessanta, Chris ne sgonfiava la nostalgia auto-gratificante annunciando che diventare un pensionato gli avrebbe lasciato più tempo per la militanza.
È una delle crudeltà della vita che Chris sia stato derubato di quel momento felice e produttivo dell’esistenza di ognuno che è l’età senile. Chris vivrà nei suoi scritti e nell’eredità politica che ha lasciato nella SWP e nelle organizzazioni sorelle della International Scoialist Tendency. Ciò nonostante, non è minore la perdita terribile rappresentata dalla sua morte – soprattutto per la sua partner Talat e per i suoi figli Seth e Sinead così come per il circolo più ampio cui apparteneva. Personalmente, ho perso il compagno, amico e maestro di più di 35 anni. Questo è un momento di lutto e dolore profondo; prima di riprendere la lotta, come Chris si aspetta che facciamo.
(Traduzione dall’inglese di Sara R. Farris)