La prima vittoria di Landini
Entri nella sede Fiom e la soddisfazione trapassa i muri. E non parliamo solo di quella dei suoi dirigenti, a cominciare da Maurizio Landini, neo-segretario generale, ma anche dei funzionari (non molti per la verità) che ci lavorano. La Fiom ha ottenuto un successo evidente in questo referendum, pur essendo stata molto cauta. Non ha mai dato indicazione di voto per il No e, anzi, ha invitato i lavoratori a recarsi alle urne. Il 36% di contrari all’accordo che, tra gli operai, sale al 40% è però molto di più dei consensi (28%) che la stessa Fiom e lo Slai-Cobas (che ha invitato a votare No) avevano ottenuto nelle elezioni Rsu del 2006. A comprendere la soddisfazione di Landini aiuta l’irritazione speculare di Sergio Marchionne, l’amministratore delegato Fiat che si attendeva un risultato in grado di sfiorare l’80%.
Landini arriva puntualissimo in conferenza stampa, accompagnato dal responsabile Fiom per il settore auto, Enzo Masini e la prima parola è di ringraziamento “per i lavoratori e le lavoratrici di Pomigliano che hanno voluto dare un messaggio chiarissimo: sì all’investimento Fiat e dunque sì al lavoro ma sì anche ai diritti e alla dignità del lavoro stesso”. Sulla parola “dignità” il segretario Fiom tornerà più volte, facendone l’architrave del suo ragionamento e della prospettiva della Fiom. Che resta quella di non firmare l’accordo separato ma anche di restare disponibile “a riaprire il negoziato se la Fiat vuole” offrendo non poco all’azienda torinese. “Siamo disponibili ad accettare i 18 turni, lo straordinario obbligatorio di 40 ore e anche l’orario di lavoro plurisettimanale” spiega Landini “perché si tratta di elementi che stanno già dentro il contratto nazionale di lavoro. No però alle deroghe al contratto e alle leggi” quelle la Fiom, a maggior ragione dopo questo referendum, non le firmerà mai. Il contratto nazionale, dunque, resta la bussola di questa organizzazione e anche per questo il 1 luglio, proprio a Pomigliano, si terrà l’assemblea nazionale dei delegati del gruppo Fiat e delle fabbriche metal meccaniche del sud Italia, “perché la vicenda ha una valenza generale e noi vogliamo rimarcare questo dato”. Del resto, su Pomigliano ha scioperato Mirafiori, Termini Imerese, anche la Piaggio e ora si tratterà di capire come valorizzare questa disponibilità “inusitata” dei lavoratori.
Anche le ventilate minacce della Fiat di non spostare la produzione dalla Polonia (rilanciata in mattinata dal Corriere.it) non scalfiscono il segretario Fiom: “Ognuno si assuma le proprie responsabilità, dice Landini, noi siamo pronti a assumerci le nostre”.
Insomma, Landini che aveva inaugurato la sua segreteria con una delle trattative più difficili della Fiom si rimette al centro della scena mentre sono costretti a un ruolo da comprimari sia il governo che Fim e Uilm. Che non a caso rincorrono da un lato la Fiat, chiedendole di mantenere gli impegni, e dall’altra la stessa Fiom alle cui posizioni replicano con qualche nervosimo – “si tratta di fregnacce”, dice Bonanni.
Ma anche nei rapporti con la Cgil le cose un po’ cambiano. Landini non ha voluto alimentare polemiche salvo che con il segretario campano della Cgil, Gravano, che aveva invitato la Fiom a firmare. E per oggi preferisce sottolineare l’unità di vedute e di intenti tra la categoria e la confederazione, dimostrato anche dalla dichiarazione di Susanna Camusso neo-vicesegretaria generale secondo la quale “il terzo degli operai che ha detto no all’accordo è esattamente quello che dice che i diritti non si cancellano”. Esattamente come dice la Fiom. Ma il referendum rafforza quest’ultima all’interno dell’organizzazione – a nessuno è sfuggita la solidarietà che nella serata del referendum le è giunta dalla Funzione pubblica, appena rientrata nella maggioranza di Epifani – e costringe comunque a valutare, come dice Landini, “chi ci ha preso e chi no”. A Epifani potrebbero fischiare le orecchie ma in realtà è molto lontano dall’Italia, esattamente in Canada, al Congresso Mondiale dell’Ituc, la confederazione internazionale dei sindacati.