La vergogna della Sapienza
Ad una settimana dall’ultima aggressione a un ragazzo gay, nel giorno in cui il Consiglio comunale di Roma approva una mozione di sensibilizzazione per la giornata mondiale contro l’omofobia, il Rettore della maggiore università italiana decide che la Sapienza non è il luogo adatto per parlare di omosessualità, di transessualità, per esibire e raccontare vissuti sconvenienti.
Così decide di fermare le autorizzazioni per la rassegna cinematografica “Queer in action”, che raccoglie nell’ambito di un cineforum indipendente vari film sulle tematiche Lgbt, che sarebbe dovuta cominciare ieri, 8 giugno.
Il Rettore ha dichiarato alla stampa di non aver mai saputo alcunchè dell’iniziativa in questione, di non aver dato autorizzazioni. Nel motivare il suo diniego ha spiegato che non può permettersi di mettere a rischio l’incolumità dei partecipanti, ha ricevuto pressioni da gruppi di destra, vuole solo essere un buon padre previdente ed evitare che qualcuno si faccia male: «Visto che è una rassegna cinematografica, chiedano la Casa del Cinema», ha affermato. Cosi dormiamo tutti più tranquilli.
Peccato però che le associazioni e i collettivi lgbtiq a dormire non ci vogliano proprio andare. E così nonostante il divieto, lo spettacolo va in scena.
D’altra parte non ci si poteva aspettare che non ci fossero reazioni da parte della comunità lgbtiq: gli organizzatori dell’evento, il giorno stesso del divieto, avevano gia’ annunciato una raccolta firme e l’intenzione di continuare. E così ieri sera, dopo frenetiche consultazioni telefoniche e il tam tam di internet, i promotori della rassegna, sostenuti dagli studenti dei collettivi studenteschi, lgbtiq e di genere della Sapienza hanno convogliato in città universitaria un centinaio di persone: lesbiche, gay, etero.
Quasi tutti studenti, tutti parte della fauna che ogni giorno vive tra il piazzale della Minerva e le facoltà: hanno montato il tendone previsto come luogo della rassegna, si sono riuniti in assemblea e hanno proiettato un film: ‘A dirty shame’, una sporca vergogna.
Una sporca vergogna: non ci sono stati attacchi nè provocazioni, serata calma. Pare infatti che le minacce di gruppi di estrema destra non siano mai pervenute (d’altra parte ci ricordiamo come due anni fa, quando l’attacco di militanti fascisti alla Sapienza avvenne realmente, non era stato preceduto da avvertimenti, bigliettini, telefonate). L’ordine pubblico non è stato turbato. Secondo gli studenti dei collettivi infatti «Il timore di attacchi omofobi, dichiarato da Frati, non è un motivo valido per vietare un’iniziativa culturale che apre spazi di riflessione e dibattito su temi che ancora oggi non trovano spazio nella nostra università».
Non solo: parlando con i presenti si scopre anche che il programma della rassegna era già nelle mani di Frati da tempo, insieme alle autorizzazioni da firmare, insieme all’ok degli ingegneri consultati per verificare la tenso-struttura che ospita la rassegna e le questioni logistiche. Insomma, nei giorni precedenti il diniego, gli accordi (verbali) tra il rettore e gli studenti continuavano. Salvo evitare di mettere la ‘magnifica firma’ sul pezzo di carta da consegnare agli agenti della Digos universitaria, i quali, a tu per tu, smentiscono di aver mai ricevuto o dato segnalazioni su gruppi di estrema destra “interessati” alla rassegna. Anche perchè, dicono gli studenti, nel prossimo mese già due feste universitarie sono state autorizzate dal Rettorato, e lo stop a questa iniziativa (avvenuto tramite dichiarazioni ai giornali, con gli studenti ancora ignari) è un segnale preoccupante.
Forse a ‘Sua Maestà’, appellativo affibiato dagli studenti del collettivo lgbitq della Sapienza, non digerisce certe tematiche.
Forse il personaggio che negli ultimi due anni ha parlato piu’ ai media che agli studenti, ai ricercatori e al mondo accademico, ha pensato che fosse un’ottima occasione per dare un segno di fermezza, di potere, per riaffermare il comando che lo scorso anno aveva vacillato grazie al movimento studentesco.
Forse era un po’ che i giornali non pubblicavano sue dichiarazioni.
Forse le tematiche omo e transessuali non è l’ordine pubblico che turbano, ma qualcos’altro.
Questo è quello che pensano gli studenti lgbtiq della Sapienza, che ieri sera in un comunicato affermavano: “Assistiamo con sconcerto all’altalena di presunte motivazioni che il Re Sole Frati adduce. In questo modo si legittima chi vuole il silenzio e l’invisibilità di gay, lesbiche e trans, riproducendo esattamente la società omofoba e sessista in cui viviamo. Dopo la smentita della questura sulle segnalazioni, il padrone di casa si è arroccato sulla sua posizione, dimostrando quindi che l’unico vero motivo del rifiuto è la tematica di questi film. Frati, diciamocelo, sei omofobo! ”
Dichiarazioni estremiste, diranno alcuni. Ma dà da pensare che, dopo il susseguirsi di dichiarazioni di solidarietà, l’annunciata volontà degli studenti di proseguire con le iniziative e dopo il Senato accademico che avrebbe dovuto deliberare proprio sulle modalità di rilascio delle autorizzazioni (l’argomento è stato soprassediato dal Senato, ci fanno sapere i rappresentanti degli studenti), Frati non abbia rilasciato altre dichiarazioni. Fine trasmissioni.
La situazione si fa imbarazzante, con il piazzale pieno di studenti che montano tendoni e proiettori.
Forse il Re Sole si è scottato alla luce dei riflettori questa volta, a dirty shame.