Lazio, si può perdere anche senza la lista avversaria
È forse il risultato più sorprendente di questa tornata elettorale. Insieme al Piemonte – ma di più del Piemonte – è il risultato che fa parlare giustamente di vittoria del Centrodestra e, in questo caso, di Berlusconi in prima persona.
Vincere senza la lista del Pdl a Roma, sembrava un’impresa disperata. E invece è arrivato il “miracolo”, come l’ha chiamato la Polverini.
Un “miracolo” in realtà che parla dei processi terreni che vive questa regione.
Una campagna elettorale iniziata con gli scandali Marrazzo e proseguita con la questione liste, ha prodotto in realtà un’astensione record, ben superiore alla già vistosa media nazionale. Nel Lazio ha votato il 60,89% degli aventi diritto, a Roma addirittura il 56%, toccando punte negative del 53% in quartieri popolari come Tor Bella Monaca.
Indubbiamente ha pesato sull’astensione l’assenza della lista del Pdl, e dunque del voto ai candidati, però ancora di più ha pesato una campagna elettorale che ha rimosso le questioni sociali legate alla crisi e alle condizioni materiali di vita dei cittadini del Lazio.
La candidata Bonino a conti fatti si è rivelata una candidata sbagliata. In grado di scontentare la parte più cattolica e centrista della coalizione, ma anche la parte più a sinistra. E con una capacità limitata di parlare alle classi popolari e periferiche.
A Roma città, anche grazie all’assenza della lista Pdl che pure è riuscita a riversare il 33% dei voti sulla lista Polverini, la Bonino ha infatti un vantaggio di 9 punti sulla candidata del Centrodestra. Ma le percentuali si ribaltano clamorosamente su tutte le altre provincie del Lazio. E significativo è che a Roma solo due Municipi vedono la Polverini in vantaggio: il XX Municipio, e l’VIII Municipio – di nuovo quello di Tor Bella Monaca, dove più forte è stata anche l’astensione.
Se l’astensione ha colpito tutti, il calo in voti assoluti della federazione della sinistra è quello relativamente più rilevante (circa il 30% di voti in meno rispetto alle europee dello scorso anno) e – seppur contenuto nei numeri – si sono registrati anche casi di voto disgiunto verso la candidata della lista civica fuori dai due poli “Rete dei cittadini”, che ha raccolto lo 0,5%.
Significativo il picco di astensione nelle zone dove più forti sono stati i movimenti ambientali “traditi” dalla Giunta Marrazzo. In primis Aprilia, luogo della mobilitazione No Turbogas, dove l’affluenza al voto si è fermata al 55% contro la media del 62% della Provincia di Latina. Ma, seppur minore, significativo è anche il dato di Civitavecchia, dove forte è stato il movimento dei No Coke. Del resto tutte le forze politiche di Centrosinistra hanno disertato la manifestazione dello scorso 7 marzo di tutti i movimenti del Lazio, impegnate al Pantheon sulla questione della lista del Pdl.
Mentre il Pd elegge solo uomini, a sinistra del partito di Bersani non ride quasi nessuno. La Federazione elegge un solo consigliere (Peduzzi). Va un po’ meglio Sinistra e Libertà con due consiglieri (Nieri e Zaratti) che pure non sfonda rimanendo poco sopra al 3%. I Verdi portano a casa un consigliere con poco più dell’1%. Il candidato sostenuto da Action e Esc, Peppe Mariani (ex Verde, adesso nella lista per Bonino) non viene eletto. Successo solo per l’Idv, che sale all’8,62%, arrivando all’11% a Roma.
Unica nota positiva: con la lista del Pdl sono spariti anche i due candidati appoggiati da Casa Pund, Malcotti e Palozzi.
Per chi vuole ricostruire una sinistra anticapitalista legata ai movimenti sociali, c’è sicuramente molto lavoro da fare.