Le due linee dell’Italia dei Valori
«Quello che voglio fare, non da solo ma assieme ad altri, è mettere in piedi una cosa nuova, un grande movimento di popolo che si batta su tre grandi temi: la questione morale, la questione culturale, l’attuazione della Costituzione. In prospettiva dobbiamo andare verso una semplificazione nel centrosinistra, con la nascita di due aree che superino l’attuale frammentazione». Le parole di Luigi De Magistris consegnate qualche giorno fa a un’intervista della Stampa non lasciano molti dubbi sulla strategia che l’ex magistrato, da molti visto come alter ego di Di Pietro, in grado di contendergli la guida dell’Idv, ha in mente. Dopo 14 anni di magistratura De Magistris si è presentato alle elezioni europee conquistando 414.605 preferenze e superando Di Pietro in 4 aree su 5. Giovane, di bell’aspetto, con un eloquio efficace, ha da poco risposto «no grazie» all’appello che gli ha rivolto Paolo Flores D’Arcais, dalle colonne de Il Fatto quotidiano, a candidarsi alla regione Campania. In realtà De Magistris guarda oltre le regionali e oltre il congresso Idv che inzierà domani.
Sabato scorso ha presentato il suo libro-intervista con Nichi Vendola e i due sembra si siano piaciuti molto. «Dopo la mia elezione – dice alla Stampa – con quasi mezzo milione di preferenze, ora c’è la vittoria di Vendola, a dispetto di una nomenclatura che nei salotti immaginava di tessere alleanze con l’Udc. Il popolo, nonostante il controllo berlusconiano dei mezzi di informazione, non è ancora assuefatto e ha detto: vogliamo leader diversi, carismatici, con la schiena dritta, determinati nel rapporto col popolo». Sembra proprio populismo, anche se lui nega, e si mescola fortemente con la prospettiva delle primarie che ha garantito la vittoria di Vendola. «Il prossimo leader del centrosinistra e la prossima squadra che si candiderà al governo del Paese, dovranno essere scelti attraverso Primarie di coalizione, momenti assembleari, dibattito sulla rete, superando la concezione della politica come semplice tesseramento» dice con certezza.
Il movimento che De Magistris ha in mente si fa «anzitutto con tutta la sinistra radicale» Non solo Vendola, quindi ma anche Rifondazione. Del resto, la prima intervista entusiasta per l’ex magistrato uscì qualche mese fa proprio su Liberazione e Paolo Ferrero non fa mistero della particolare stima che nutre verso il plurivotato parlamentare europeo. «E poi c’è il vasto mondo dell’associazionismo laico, dei no-global (escluse le frange estermistiche), ci sono i “grillini”, c’è il mondo della Rete. E c’è la base del Pd, la sfida è a tutto il Pd». Ecco, l’idea di fondo è la stessa che ha mosso la strategia di Vendola. Il Pd non ce la fa a tenersi insieme, se si sposta a sinistra perde pezzi al centro – ormai sono diversi i parlamentari che l’hanno abbandonato o per l’Udc o per il partitino di Rutelli – altrimenti perde pezzi a sinistra. E da sinistra può essere insidiato a condizione di immaginare una leadership autorevole, popolare, in grado di scuotere l’immaginario democratico e suscitare nuove speranze.
Al congresso del’Idv che si conclude domenica Antonio Di Pietro ha disegnato un’altra strategia. Parlando aperta di «sognare la fusione con il Pd» l’ex magistrato di Mani pulite ha spostato la prua del suo vascello verso una direzione diversa da quella di De Magistris a cui, bonariamente e con molta diplomazia, ha riservato un certo sarcasmo e dalle cui posizioni ha preso più volte le distanze pur ribadendo l’assenza di qualsiasi competizione interna. E invece la competizione si è vista: in particolare nella vicenda della candidatura di De Luca alla presidenza della Campania. Di Pietro ha realizzato il colpo a effetto di far venire al conrgesso Idv il sindaco di Salerno, che ha conquistato la platea fino a far urlare dall’assemblea un corale Sì alla proposta di allearsi con lui in Campania. Una modalità plebiscitaria e istrionica che dovrebbe far riflettere sulla reale natura politica del “Tonino nazionale”. De Mastris ha pensato invece di lasciare la sala mentre De Luca pronunciava il suo intervento.
Sul caso campano, dunque, lo scontro si è consumato soprattutto tra i due personaggi più in vista dell’Idv e se non si produrranno frizioni a breve è chiaro che una dialettica è stata delineata.
Non sappiamo se De Magistris continuerà con la sua opposizione interna, gridata a mezza bocca e praticata con relazioni esterne all’Idv. Certo è che il suo progetto può avere un certo appeal sui resti della sinistra extraparlamentare desiderosi di tornare a giocare un ruolo politico nazionale. Del resto il progetto è credibile, ha una sua logica e coerenza: gran parte dei voti già raccolti dall’Idv viene dalla sinistra e molti personaggi di quest’ultima si sono già riciclati con Di Pietro. Un progetto coerente e anche utile, perché di una forza politica rigorosamente progressista e a fianco dei più deboli si sente fortemente la mancanza. Peccato che quella delineata non sia una forza politica di classe, che non abbia l’anticapitalismo come orizzonte strategico e non sia pensata attivamente per innervare il conflitto sociale. Anche nel caso di successo dell’ipotesi De Magistris, di questa sinistra ci sarebbe comunque bisogno.