L’intervista di Fidel
L’intervista rilasciata da Fidel a Carmen Lira Saade, direttrice del quotidiano messicano La Jornada, ha suscitato scalpore in primo luogo per la franca discussione sulle discriminazioni agli omosessuali iniziate nel 1965. Ha colpito soprattutto un’ammissione di responsabilità personale finora insolita in Fidel: Si alguien es responsable, soy yo… Fidel dice che non ricordava bene, ma è sicuro che la causa erano i suoi troppi impegni: “ero immerso, principalmente, nella Crisi di Ottobre, la guerra, le questioni politiche…”. Carmen Lira Saade non sembra del tutto convinta. D’altra parte una responsabilità principale di Fidel in quella vicenda era stata notata dal suo più importante biografo, Tad Szulc, che l’aveva attribuita più alla formazione machista e sessuofobica nel liceo dei gesuiti che all’influenza dell’URSS, dove in quegli anni esistevano analoghe discriminazioni. E la formulazione era analoga a quelle sovietiche: si trattava di isolare e controllare “gli elementi antisociali”. La codificazione sarebbe avvenuta nel 1971 all’inizio del periodo “grigio”, nel Primo Congresso nazionale di Educazione e Cultura, che aveva dichiarato “inammissibili le tendenze basate su un criterio di libertinaggio” e le opere che “dissimulando il veleno controrivoluzionario cospirano contro l’ideologia rivoluzionaria”…”. Quel congresso dichiarò anche che “i canali culturali non devono servire alla proliferazione di falsi intellettuali decisi a trasformare snobismo, eccentricità, omosessualità e altre aberrazioni sociali in espressione di arte rivoluzionaria”.
Un’altra parte dell’intervista può sembrare troppo allusiva ai lettori italiani: riguarda la “singolare relazione” di Fidel con l’ex presidente del Messico Carlos Salinas de Gortari, di cui tesse ancora per certi aspetti le lodi, e a cui rimprovera “solo” di aver avuto relazioni col capo della controrivoluzione cubana Jorge Mas Canosa. Il problema a cui si accenna a proposito delle critiche per le ingerenze negli affari interni messicani, è un elogio pericoloso (“il bacio del diavolo”…) fatto recentemente da Fidel a Andrés Manuel López Obrador, candidato del PRD. Ma la intervistatrice allude anche alle ragioni (inaccettabili per la sinistra messicana) dell’avallo dato all’elezione a presidente di Salinas de Gortari, che aveva falsificato spudoratamente i risultati del voto del 1988, e al cui insediamento Fidel andò insieme a Daniel Ortega; su questo Fidel sorvola.
Meno convincente ancora è l’attribuzione ai soli Stati Uniti delle difficoltà di accesso a Internet e anche alla posta elettronica per i cubani che non siano “quadri del governo”, accademici, giornalisti ufficiali. Ho verificato di persona (e ho anche saputo da fonte qualificata come funziona il controllo) il meccanismo di filtro della corrispondenza elettronica, oltre a quello della posta vera e propria proveniente dall’estero, analogo a quello in vigore in Cina. Tra l’altro una nutrita schiera di compagni che in quanto “accademici” avevano avuto accesso a internet, e per un certo periodo avevano ricevuto le mie mail e mi avevano scritto, mi hanno poi chiesto come mai li avevo cancellati dalla lista di Bandiera Rossa News che allora curavo. Non ero stato io a farlo…
Sulla guerra nucleare, avevo già segnalato e pubblicato le ultime “Riflessioni di Fidel”. In ogni caso ho ritenuto utile pubblicare integralmente sul sito (anche se in lingua originale) l’intervista, di cui oggi “il manifesto” ha riportato un ampio stralcio, largamente centrato su questo aspetto, che non è però l’unico affrontato. Anche diversi quotidiani hanno privilegiato questo tema. Ad esempio “la Stampa” ha dedicato una intera pagina al problema dell’omosessualità, con interviste a Vattimo (che ricorda che Castro lo faceva girare in una “vistosa Mercedes nera” che rendeva un po’ difficili i contatti… viva la sincerità!) e alla Rossanda, che ha parlato della sessuofobia tout court che aveva verificato già nei primi tempi, e che contrastava fortemente con le tradizioni locali. Su questo rinvio a due miei racconti su queste tematiche, “Sesso e repressione sessuale tra i cubani”, e “La spaghettara tortillera” (parola gergale per indicare una lesbica): sono reperibili in Cuba da dentro. Racconti, da pagina 33 a pag 42.
L’intervista non dice nulla di veramente nuovo, ma testimonia comunque della straordinaria vitalità del vecchio leader.
(a.m. 2/9/10)