Look back in anger
Il Sindaco ed il Presidente del Consiglio comunale perdono la testa ed insultano i cittadini.
E’ accaduto dopo il tormentato consiglio comunale del 5 aprile durante il quale la stragrande maggioranza dei presenti ha rumorosamente e ripetutamente alzato la voce.
Non solo non sono stati apprezzati i messaggi inviati da Silvio Berlusconi e dal presidente del Senato – considerati vere provocazioni alla pazienza degli aquilani – ma gli stessi politici locali sono stati oggetto della contestazione dei cittadini.
La giornata del ricordo e del lutto si è così trasformata in giornata di protesta verso i gravi ritardi nell’inizio della ricostruzione.
Nell’occhio del ciclone sono sempre i ritardi nella rimozione e smaltimento delle macerie, le lungaggini burocratiche che impediscono l’inizio dei lavori ai progetti di “aggregati”, le spese assurde per coloro che ancora risiedono negli alberghi a fronte di centinaia di case costruite per i terremotati e pronte da mesi, un piano per la ricostruzione del centro storico, una economia distrutta e che stenta a ripartire, le migliaia di cassintegrati e disoccupati.
Di fronte a questo disastro il sindaco ed il presidente del consiglio comunale si indignano e sparano a zero contro quelli che “osano protestare” in una così solenne occasione come la seduta convocata nella Piazza del Duomo in occasione della giornata del ricordo del sisma.
Ancora una volta questi signori dimostrano quanto profonda sia la distanza che separa oggi i politici dalla gente comune e dai problemi reali – come le recenti elezioni provinciali hanno dimostrato in maniera macroscopica ed inequivoca.
La straordinaria partecipazione popolare alle iniziative che i comitati cittadini stanno portando avanti negli ultimi mesi dice invece quanto importante sia per tutte e tutti la riscoperta di una socialità che le scelte governative e la protezione civile avevano completamente disperso all’indomani del terremoto.
Forse è questo che spaventa tanto i politici e gli amministratori: che tutti possano comprendere quanto siano inadeguati soprattutto in un momento così grave come questo.