Oltre Keynes per sgonfiare la finanza
Le risposte degli economisti alla crisi, finora, sono state, essenzialmente, di due tipi: ribadire la validità del pensiero economico liberista, spingendo per le “vere” riforme. Oppure ricorrere agli insegnamenti di John Maynard Keynes che ispira la “corrente” degli economisti più critici come Krugman o Stiglitz. Tra queste due estreme ci sono poi posizioni “di mezzo” e proposte più “populiste” come quelle che propendono per l’uscita dall’euro e si intrecciano alle teorie sulla decrescita. In Come uscire dalla crisi, un panel variegato di ricercatori, sindacalisti, attivisti, operatori economici, si pone su un’altra lunghezza d’onda. Alternativi al liberismo ma “oltre Keynes” che in una crisi ad alta densità finanziaria come l’attuale, “non basta più”. Il libro nasce, come spiega Vittorio Lovera nell’introduzione, dal dibattito avvenuto nel “Forum per una Nuova finanza pubblica e sociale” un network che prende le mosse dal successo del referendum sull’acqua pubblica. Distillando gli undici interventi che compongono il testo, raggruppati in sei parti – il nodo del debito, con Bertorello e Corradi, l’equità fiscale di Lovera e Andrea Baranes, il sistema bancario, Risso e Errico, riconversione ecologica e del lavoro, Guido Viale e Gigi Malabarba, “andare oltre Keynes”, di Tricarico, Bersani e Gesualdi e, infine, l’Europa con Eric Toussaint e Daniel Millet – vengono fuori alcune proposte alternative che difficilmente hanno rappresentanza nel dibattito politico. Come l’auditoria sul debito pubblico per giungere a una sua “ristrutturazione selettiva” fino al non pagamento come forma di “patrimoniale a monte del prelievo”. O la nuova versione della Tobin tax, la Financial transaction tax, applicata, con lo 0,05 per cento, a tutte le operazioni finanziarie in una logica di riequilibrio fiscale complessivo e di “definanziarizzazione dell’economia”. Il libro ha mille spunti, in particolare la proposta di ripubblicizzare la Cassa Depositi e Prestiti, come misura immediata, ma anche la “conversione ecologica” in nome di Alex Langer fino all’ipotesi, estrema ma ormai praticata anche in Italia (oltre all’Argentina), di autogestione produttiva in caso di imprese in crisi. Idee radicali, spesso utopiche. Utili per guardare le cose da una prospettiva diversa e animare una discussione economica orma solo a senso unico.