Per camminare sulla testa dei Re
Un ricordo tra i tanti mi è tornato alla mente in queste ore tristi, segnate dallo sgomento della perdita improvvisa e sconcertante di Mimmo Palo. Quando a Genova, il 21 Luglio del 2001, la polizia caricò violentemente il corteo su Viale Kennedy, tra i fumi dei gas urticanti e le manganellate con le spranghe, tra elicotteri e violenze gratuite sulla folla, mi ritrovai in fuga dopo aver riaperto finalmente gli occhi che bruciavano per i lacrimogeni. Cercavo nella corsa un viso conosciuto, qualche compagno a cui appoggiarmi in quella rocambolesca ritirata. Il volto che incontrai fu il suo, quello di Mimmo, che stava con la sua maglietta a righe di Cobas e Network antagonista. Mi ricordo la sua espressione quando, prima di partire per il controvertice, mi recitava soddisfatto lo slogan che i sindacati di base avevano scelto per aprire il loro spezzone. Una frase tratta da un’opera di Shakespeare : “O Gentiluomini, la vita è breve, e se viviamo, viviamo per camminare sulla testa dei Re”. Quella sua guida nella fuga di Viale Kennedy fu come una premonizione per quanto successe dopo nei mesi successivi : insieme ci ritrovammo nei congressi di Rifondazione, nelle varie lotte e manifestazioni per la difesa dell’articolo 18, contro la guerra ecc. condividendo in pieno una visione comunista eretica e libertaria, che coniugasse socialismo e libertà. Mimmo diceva di essere un “luxembourghiano” e di sicuro fu coerente nella sua più che trentennale militanza politica nei vari movimenti, nei sindacati, nel Prc, in Sinistra Critica : dall’autonomia operaia alla creazione dei comitati di base fu un militante sempre impegnatissimo e sempre in prima fila, nonchè un fautore di un marxismo innovativo e non dogmatico. Fu operaio di fabbrica e sindacalista sul campo, organizzatore instancabile (nell’ultimo tempo soprattutto nel sindacato di base Cobas, a cui tanto teneva), ma ricordo di quanto tenesse anche alla teoria critica, ricordo quando andavamo a Caserta alle lezioni di Officina, della rivista Gramigna, dove si discuteva delle scelte politiche contingenti ma anche delle basi teoriche di questo marxismo eretico. Non dico niente di strano per chi lo ha conosciuto di come fosse un esempio ed una chioccia per i compagni più giovani, di quanto ci tenesse a coltivare nelle amicizie anche una testimonianza di una militanza da trasmettere e tramandare. Dentro Rifondazione Comunista ci trovammo subito per sintonia politica, avevamo la stessa idea di evitare le derive burocratiche, le nostalgie ortodosse così come la capitolazione alla borghesia nelle alleanze di comodo e nei tantissimi opportunismi. Confesso che spesso mi è parso, in quel partito in quel periodo storico, l’unico compagno degno di stima e sicuro punto di riferimento. Ricordo quando prese la parola al congresso provinciale nel 2002 per parlare a favore del superamento dell’idea veterocomunista del “campismo” dentro l’analisi della globalizzazione, che entrambi leggevamo come una fase ed un aspetto della “totalizzazione del rapporto di capitale”, di cui appunto discutevamo con Rino Malinconico a Caserta. E ricordo pure di quando andammo assieme a Caserta per litigare con quei compagni che erano a favore delle alleanze con il centrosinistra e le varie derive governiste. Ci siamo sempre trovati dalla stessa parte, anche quando non abbiamo militato nella stessa organizzazione, anche quando mi sfotteva che io ero un “disobbediente stalinista”. In ultimo ci siamo anche ritrovati in Sinistra Critica, quando pure lui lasciò Rifondazione. Quando mi candidai al Parlamento nella lista bloccata, senza preferenze, di Sinistra Critica, ricordo che tenne a precisare che se avesse potuto esprimere una preferenza lo avrebbe fatto per me: senza che nessuno lo obbligasse a dire una cosa del genere, voleva solo manifestarmi affetto e stima. Ma devo dire che anche chi si è spesso scontrato con lui su tante questioni politiche e sindacali non poteva che stimarlo e volergli bene. Questo sia detto senza retorica, perchè tra “compagni”, questa è una cosa purtroppo veramente rara. Te ne sei andato così, troppo presto, mentre scrivevi davanti al computer di un prossimo appuntamento politico, dopo esserti stancato al corteo contro la privatizzazione dell’acqua. Hai quasi fatto uno scherzo da “capa fresca” dei tuoi, dicevamo oggi tra compagni con le lacrime agli occhi. Ciao Mimmo, grazie per quello che hai fatto, grazie per quello che ci hai insegnato, grazie per aver così tanto amato e lottato. Grazie di aver vissuto per camminare sulla testa dei Re.