Perde Sarkozy, torna la “gauche plurielle”
Sarkzozy ha dunque perso nettamente le Regionali in Francia, più nettamente di quanto non avesse già perso al primo turno. La sinistra unita, socialisti, ecologisti e comunisti-Front de Gauche, hanno infatti realizzato oltre il 54% nel riepilogo complessivo contro il 36% della maggioranza presidenziale e l’8,7% del Front national che però sale al 17% se considerato nelle regioni in cui l’Fn era presente. Tutte le regioni, eccetto l’Alsazia, saranno governate dalla sinistra.
La sconfitta di Sarkozy è netta ed ammessa dai dirigenti dell’Ump, il suo partito. Tanto che stamattina il Presidente della Repubblica ha dovuto convocare il suo primo ministro, Fillon, per «fare il punto» e capire come reagire alla batosta. Che è resa ancora più chiara dal fatto che l’astensione, sia pure sempre a livelli record – ha votato appena il 51% dell’elettorato – è risultata leggermente in discesa rispetto al primo turno dove aveva votato circa il 46%. Probabilimente si farà un rimpasto di governo ma il punto più delicato è capire quale linea di fondo sceglierà Sarkozy per affrontare gli ultimi due anni di mandato presidenziale che sarà rinnovato nel 2012. In molti, tra i commentatori, dichiarano probabilmente chiusa la strada dello scontro frontale, della linea dura e della “rupture” che Sarkozy ha incarnato cercando di destrutturare la società francese con il suo stile, con incursioni costanti a sinistra per cercare di coprire politiche chiaramente di destra sul piano sociale fino a quel “dibattito sull’identità nazionale” che sarebbe servito a togliere il monopolio del discorso nazionalista e pseudo-razzista al Front national. Ma come sottolineano in molti, soprattutto nel Partito socialista, la rincorsa di Le Pen e l’insistenza sui temi “securitari” alla fine ha premiato il partito più coerente, e inquietante, su questo campo. Un Front national che può rivendicare il 22% del suo fondatore nella Regione di Marsiglia e il 20% della figlia nel Nord-Pas-de-Calais. Come dicevamo, infatti, nelle dodici regioni in cui è riuscito a essere presente al secondo turno il partito xenofobo ha raggiunto in media il 17% tanto da sembrare il partito che più di tutti ha beneficiato della riduzione dell’astensione. In Picardie, dove il numero degli elettori cresce di 69 mila unità, il Fn aumenta di 33.400 voti mentre nel Nord-Pas-de-Calais, la vicepresidente del FN ottiene 76.300 voti in più del secondo turno in cui il totale dei voti in aumento è di 128.380 unità. Per la figlia di Le Pen si tratta di un rafforzamento – dopo le turbolenze vissute nel partito negli ultimi anni – tale da lanciarla in vista delle prossime presidenziali.
Sul fronte della gauche la vittoria è ampiamente festeggiata in particolare dalla segretaria del Ps, Martine Aubry, che ora inizia a riporre più di qualche speranza sulle proprie chances in vista della presidenziali. Per ora, il classico “tiro al piccione” a cui è sottoposto qualsiasi probabile candidato socialista alle presidenziali, non è ancora partito e la stessa Segoléne Royal, che ha ottenuto un successo pieno con il 61% dei voti, ha preferito parlare come presidente di Regione rieletta più che come concorrente della segretaria. Si vedrà quale sarà il metodo e la strada scelta: non è escluso che si arrivi a delle primarie “di coalizione” che darebbero un maggior vantaggio a Martine Aubry. D’altro canto Europe Ecologie non esclude di avere un proprio candidato al primo turno e lo stesso farebbe anche il Front de Gauche. In particolare Cohn Bendit insiste sulla «non vittoria» della sinistra in presenza di una tale astensione e non dà affatto per certa la candidatura della figlia di Jacques Delor. Intervistato da Radio3Mondo sostiene che tutto dipenderà «da quanto i socialisti hanno imparato dagli ultimi anni e dalla loro volontà di procedere a una trasformazione e a offrire una speranza. Il dato politico certo è che le regionali rilanciano la “gauche plurielle” e ne fanno il baricento dell’alternativa a Sarkozy archiviando ipotesi di accordi con il centro moderato di François Bayrou, uscito a pezzi dalla consultazione.
La partita a sinistra sembra apparentemente regolata a vantaggio dell’ipoteca moderata e “governista” con la marginalizzazione del risultato del Npa (che avevamo dato la scorsa settimana al 2,4 e che invece chiude il primo turno, nelle regioni in cui era presente da solo, al 2,85% percentuale che sale al 3,4% se si considerano le alleanze fatta con il Front de gauche: una di queste, tra l’altro, nel Limousin, si è mantenuta al secondo turno e ha sfiorato il 20%). E’ chiaro che di fronte alla durezza della destra di governo l’elettorato preferisce ancora affidarsi a soluzioni di centrosinistra, ponendo il voto dove sembra più garantita una qualche forma di protezione (e poi ritogliendolo quando i centrosinistra dimostrano al governo cosa sono davvero capaci di fare). In questo senso, il voto francese parla anche all’Italia. Il voto di protesta a Le Pen, l’astensione massiccia, una quota del 4% all’estrema sinistra (compreso anche l’1% di Lutte Ouvriere) dicono però che la situazione è molto più complessa di quanto non appaia dal dato elettorale. E molto più in movimento. Sul proprio sito, l’Npa ha pubblicato un commento molto onesto sul proprio risultato – che alleghiamo a questo articolo – ammettendo la sconfitta e la difficoltà a tenere una prospettiva anticapitalista in una situazione così vischiosa ma anche concludendo che questa prospettiva non può essere annacquata. E a commento del voto di ieri scrive: «La sconfitta della destra è una buona notizia e soprattutto un incoraggiamento a un terzo turno sociale, di grandi mobilitazioni, sul terreno delle pensioni, del lavoro e del potere d’acquisto. Su questo si muoverà l’Npa nelle prossime settimane».