Pomigliano non si è piegata
L’intesa passa con il 62,2%, la Fiat non ha sfondato. Il no è al 36% ma tra gli operai la percentuale è più alta. Il sì quindi supera di poco il 60% con un 35% di No. In realtà, tra gli operai, quelli che poi sulla catena ci stanno per davvero, il No arriva al 40%, come spiega il segretario provinciale della Fiom di Napoli, Andrea Amendola: «L’accordo proposto dalla Fiat, infatti, è spostato sulle linee di produzione, ed è lì che c’è stato un forte dissenso». Insomma, la Fiat vince ma non sfonda e Pomigliano resiste. Se solo si pensa che la Fiom alle ultime elezioni per le Rsu ha raggiunto il 21% si coglie la vera reazione della fabbrica a una campagna che ha visto coalizzato tutto il fronte padronale, il governo, l’opposizione, i giornali, la Cgil e il Pd tutti a chiedere un Sì senza esitazioni, pena la perdita dell’investimento promesso da Marchionne. Ora la situazione si fa un po’ diversa e bisognerà vedere oggi quale sarà la reazione della Fiat stessa. Certo, a differenza di quanto si augurava ieri sera il ministro del Welfare, Sacconi – intervenuto un minuto dopo l’annuncio del primo spoglio delle schede che però riguardavano solo i voti degli impiegati – con i No al 25% – non si tratta di un voto «paragonabile al referendum sulla scala mobile che consolidò l’accordo di San Valentino». Sacconi questa speranza la deve riporre mentre invece per la Fiom, il sindacalismo di base ma soprattutto i lavoratori in carne e ossa, si apre una finestra di resistenza. Con questo risultato l’attenzione si sposta certamente sullo sciopero del 25 ma anche sui rapporti di forza interni alla Cgil e ai rapporti tra quest’ultima e gli altri sindacati. La Fiom esce vincente: non è stata piegata e ha di nuovo un notevole potere contrattuale. La Cgil cercherà di sfruttarlo anch’essa per riaprire un tavolo che la comprenda e in cui puntare a una nuova mediazione con Fiat e qui c’è ovviamente un pericolo. Sentiremo come reagirà oggi il segretario della Cgil, Landini sul quale sono puntati i riflettori e che esce vincente dalla sua prima prova di forza. Chi è certamente sconfitta è la pretesa di Cisl e Uil di parlare a nome di tutti i lavoratori e di firmare accordi imposti dalle aziende.