Quel no Usa a Berlusconi
La presa di posizione degli Stati Uniti, forse Berlusconi non se l’aspettava. E invece sul ddl intercettazioni, che ieri è stato approvato in Commissione al Senato, arriva anche l’altolà di Washington. «Le intercettazioni sono strumenti essenziali per le indagini» ha infatti dichiarato l’Assistent Attorney General della Criminal Division di Washington, Lanny A. Breuer, nel corso di un incontro con la stampa presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Roma. «La legislazione italiana così come è stata finora è stata molto efficace nella lotta alla criminalità organizzata». «Non vogliamo che succeda qualcosa che impedisca ai magistrati italiani di continuare l’ottimo lavoro svolto finora», ha aggiunto Breuer, che parteciperà il 23 maggio alla cerimonia di commemorazione del giudice Giovanni Falcone a Palermo. Breuer infatti è uno dei maggiori esponenti del Dipartimento alla Giustizia Usa che fu al fianco di Giovanni Falcone nelle sue trasferte americane quando allestire processi alla mafia era un po’ più difficile di oggi. «Finora il rapporto di cooperazione tra Italia e Stati Uniti nella lotta al crimine organizzato è stato ottimo», ha proseguito, osservando come l’Italia disponga di ottimi magistrati e investigatori e rappresenti un esempio positivo di lotta alla criminalità organizzata. «In un mondo dove il crimine non conosce limiti, un’efficace collaborazione tra le forze dell’ordine è essenziale per sventare e perseguire la criminalità organizzata», ha sottolineato Breuer. «Così come il crimine organizzato è sempre più sofisticato, anche gli strumenti di indagine devono essere sempre più sofisticati».
Dopo il no degli editori, quello dei principali giornali, compreso il Giornale di Feltri, dopo i malumori che provengono dai finiani della maggioranza, questo è forse il No più pesante che Berlusconi è costretto a incassare e che da maggiore forza ad altre opposizioni “moderate” piovute in giornate. A partire da quella del presidente della Federazione degli editori, la Fieg, che ha parlato di una «ingiustificata pressione sugli editori», i quali sarebbero costretti a pagare sanzioni esagerate (fino a 464.000 euro) in caso di pubblicazione di documenti interdetti. E aiuta anche la presa di posizione di Luca Cordero di Montezemolo, l’imprenditore che sostiene di non voler fare politica ma che di politica preferisce parlare a ogni occasione. «Condivido la linea degli editori e ho visto anche come un editore serio, importante, innovativo come Sky segnali un’anomalia rispetto agli altri paesi europei» ha detto l’attuale presidente della Ferrai. Il quale, da buon studioso del “centrismo” ha cercato ovviamente di offrire una sponda anche alla maggioranza: «da un lato bisogna tutelare la privacy, poichè è veramente una pratica non più accettabile nei confronti dei singoli cittadini, dall’altra però utilizzare lo strumento per qualcosa di fondamentale e importante in tante indagini e processi». Quindi, prima gli Usa, poi gli editori con Montezemolo in testa.
Ma non basta, ci si mettono anche i giornalisti del Cavaliere. «I Cdr di Tg5, News Mediaset, Sport Mediaset, Studio Aperto, Videonews – infatti – aderiscono alla proposta indicata dalla Fnsi di organizzare una mobilitazione permanente e diffusa nel territorio che dovrà sfociare in uno sciopero nazionale dell’intera categoria qualora non vengano apportate significative e positive modifiche ai testi in discussione in parlamento sulle intercettazioni».
Di fronte a tali posizioni vanno quasi in secondo piano le proteste delle varie opposizioni. Dopo l’Italia dei Valori anche il Pd parla ora di «disobbedienza democratica» mentre a Montecitorio è i n corso, dalle 14, un presidio di protesta. Particolarmente mobilitati i quotidiano Repubblica e Il Fatto che stanno raccogliendo le voci indignate dei lettori. La Fnsi, il sindacato dei giornalisti, ha invece convocato per lunedì alle ore 15 i direttori dei principali quotidiani Appuntamento alle 15 nella sede della Fnsi a Roma, e in collegamento con il Circolo della stampa di Milano sotto lo striscione: “Fermiamo il bavaglio”. A confrontarsi: Ferruccio De Bortoli, Vittorio Feltri, Mario Calabresi e Gianni Riotta da Milano; Ezio Mauro, Concita De Gregorio e Norma Rangeri, da Roma.