«Reclame the power», ancora un corteo a Copenaghen
La giornata è iniziata presto per gli attivisti a Copenaghen. Il concentramento del corteo era previsto alle 8 alla stazione di Tårnby , a circa 2 km dal Bella Center, dove oggi era annunciato l’arrivo di molti capi di stato tra cui Obama.
La manifestazione dal titolo “reclame the power!” ha voluto ribadire l’inutilità di questo vertice e che nessuna soluzione tanto ai problemi del cambiamento climatico quanto a quelli della disuguaglianze sociali può venire dagli stessi stati responsabili di questi disastri. L’accusa è rivolta sopratutto ai paesi ricchi.
Come prevedibile la polizia ha fatto di tutto per impedire l’afflusso di gente. Nei pressi degli spazi del movimento venivano controllati i documenti di tutti coloro che uscivano. Treni e metro diretti alla stazione di Tårnby sono stati bloccati. Le prime decine di fermi, come di consuetudine, sono stati preventivi. Molti fermati all’uscita della metro e riaccompagnati al centro città. Ma nonostante tutto in quasi 5mila hanno raggiunto il concentramento.
Il corteo, festoso ma determinato, è partito alle 9,30 sotto una fitta nevicata completamente circondato dalla polizia. Alla testa i contadini di Via Campesina dietro il gruppo di samba (immancabile e prezioso per non morire di freddo). “Il nostro clima non il vostro business”, scandivano in inglese i manifestanti, “giustizia climatica ora”!, ma anche slogan contro la guerra e i capi di stato, e ovviamente “reclame the power!”.
Dopo circa un’ora il corteo è giunto davanti al Bella Center. Come previsto c’è stato il tentativo di entrare nello spazio della conferenza. La polizia ha reagito con cariche e spray al peperoncino. Il corteo completamente disarmato ha resistito per quasi mezzora, ma lo schieramento della polizia era troppo imponente. “We are peaceful, what are you?”, noi siamo pacifici, e voi?, gridavano i manifestanti.
Alcuni sono riusciti ad entrare ma sono stati subito arrestati. La polizia ha poi sequestrato il camion con il quale si doveva svolgere l’assemblea finale, malmenando e arrestando gli speaker che stavano dando istruzioni al corteo.
Intanto all’interno del Bella Center i delegati delle Ong e dei movimenti, centocinquanta circa, si sono mossi in corteo verso l’uscita per raggiungere la manifestazione e partecipare all’assemblea. La polizia ha impedito che uscissero minacciandoli di arresto e bloccando le uscite. Qualcuno è riuscito ad uscire.
L’assemblea finale si è svolta lo stesso anche se l’incontro tra gli insider e gli outsider è riuscita in parte, ma ha rivendicato il diritto a costruire dal basso l’alternativa a questo modello economico. Il messaggio è quello che bisogna cambiare sistema, e che le persone del nord e del sud del mondo unite possono farla finita con il capitalismo e creare le alternative. Nell’assemblea pomeridiana è stata denunciata la violenza della polizia, più di duecento gli arresti, ed è stata espressa soddisfazione per come è stata svolta l’azione anche se con risultati parziali.
Intanto, nel pomeriggio, all’interno del Bella Center Hugo Chavez iniziava il suo discorso salutando i manifestanti e accusando i paesi ricchi di mancanza di volontà politica per il fatto che non si arrivi a nessun accordo. “La Storia chiama tutti i popoli del mondo a lottare contro il capitalismo utilizzando l’uguaglianza, la giustizia e l’umanesimo”. Anche Evo Morales è intervenuto sostenendo che non si arriverà mai ad un accordo per colpa di alcuni paesi industrializzati, e che l’unica soluzione per salvare il pianeta e finirla con le disuguaglianze globali è finirla con il capitalismo. Poche ore prima due attivisti all’interno della conferenza sono riusciti ad entrare nel governament plennary (la stanza delle decisioni) e a gridare slogan per la giustizia climatica.
Come è emerso da tutta la mobilitazione sono i movimenti dell’America Latina ed in generale del sud del mondo ad avere le idee più chiare e il più alto grado di organizzazione. Mentre loro infatti parlano con voci diverse una stessa lingua, uniti nelle pratiche e negli obbiettivi, con degli spazi di discussione comuni, il movimento europeo sembra assestarsi sul loro sostegno e praticamente non ha in campo un dibattito complessivo sull’anticapitalismo in grado di individuare alternative così come l’ha avuto nella fase del movimento di Seattle con i Forum Sociali Europei. L’impressione è che i sindacati così come la sinistra politica europea, dalla riformista alla radicale, sia assente dalla costruzione e nella valorizzazione di questo nuovo movimento anticapitalista che spinge dal sud del mondo.
Il 17 dicembre assemblea conclusiva del Klimaforum ed uno sciopero della fame e della sete in solidarietà con i rifugiati climatici. Il 19 assemblea del Climate Justice Now che stilerà l’agenda delle prossime mobilitazioni e inizierà ad organizzarsi per il prossimo appuntamento che sarà in Messico a dicembre 2010.