Ri-Maflow, per il Lavoro, reddito e dignità
Vogliamo costituirci in cooperativa, ma non in una cooperativa qualunque, tanto meno di quelle –estremamente negative – utilizzate dalle aziende per dividere i lavoratori, ottenere appalti al ribasso, supersfruttare i dipendenti. Vogliamo anzi riprendere il fondamento delle storiche ‘società operaie di mutuo soccorso’ dell’800, nate agli albori del movimento operaio: solidarietà, uguaglianza, autogestione.
Ma deve essere anche una cosa nuova, che vuole mandare un messaggio a tutte e tutti coloro che si trovano nella stessa situazione: in primo luogo quelle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori espulsi dal processo produttivo, che hanno cercato di resistere ai licenziamenti (con vertenze, ecc.), i cui ammortizzatori sociali sono al termine e che non trovano più lavoro; ma vogliamo mandare un messaggio anche ai disoccupati, ai precari, ai giovani che un lavoro non lo trovano: uniamo le forze perché le resistenze e le difficoltà sono tante per ottenere Lavoro, quindi Reddito e Dignità.
Non possiamo aspettare di finire in miseria o aspettare illusoriamente che qualcuno trovi la soluzione per noi, dobbiamo darci da fare per cominciare a risolvere il problema, individuando percorsi vertenziali che ci consentano di ottenere i mezzi per poter avviare un’attività, nei confronti dei padroni e delle istituzioni. Noi le occasioni di lavoro le stiamo individuando concretamente, puntando in primo luogo sul versante ecologico, nell’interesse dei cittadini e dell’ambiente: l’attività di riutilizzo/riciclo-km zero di materiali; è una necessità della società, è un lavoro concreto, è una fonte di reddito e vogliamo essere messi nelle condizioni di avviare un’attività per noi ora e per tutti coloro che ne hanno bisogno in prospettiva.
Noi partiamo in particolare dalla storia della Vertenza della Maflow di Trezzano, in cui – dopo lo sperpero fraudolento di risorse della vecchia proprietà che ha portato all’amministrazione straordinaria un’azienda più che produttiva e con clienti tutt’altro che in crisi – il nuovo padrone polacco Boryszew ha comprato anche lo stabilimento di Trezzano insieme a tutto il gruppo, solo perché la lotta di lavoratori e lavoratrici l’ha imposto come vincolo: passati i due anni di legge, non solo non si è rilanciata la produzione come promesso riassumendo i cassintegrati, ma anche i pochi dipendenti assunti sono stati licenziati e lo stabilimento ha chiuso definitivamente. La proprietà del terreno e dei capannoni è di una società legata a Unicredit.
Ma noi diciamo con forza che questa fabbrica non appartiene nè a Boryszew né a Unicredit, ma a tutti i lavoratori e le lavoratrici Maflow che vi hanno lavorato per anni e che si trovavano in amministrazione straordinaria: ad essi dovrebbe come minimo essere affidata come risarcimento sociale e noi lo rivendichiamo. La partita non è affatto chiusa con la fuga del polacco.
Ora è a Unicredit che chiediamo una parte dei capannoni in comodato d’uso per l’avvio della cooperativa: no a speculazioni edilizie, sì all’utilizzo produttivo del sito. Non restiamo con le mani in mano; vogliamo intraprendere da subito una strada di autoproduzione per garantirci un reddito e vogliamo farlo da subito presentando il senso più profondo del progetto di unire le forze per conquistare Lavoro, Reddito e Dignità: per questo da subito ci siamo uniti anche con lavoratori espulsi da un’altra azienda, la Novaceta di Magenta, con cui abbiamo condiviso negli anni un percorso di lotta, e con giovani con i quali condividiamo la realizzazione del progetto di cooperativa autogestita e che ci aiuteranno sia sul piano tecnico che materiale, a partire dall’autofinanziamento.
Vogliamo quindi alludere alla nascita di un nuovo soggetto, che vada oltre la tradizionale e sacrosanta difesa sindacale del posto di lavoro che ognuno occupa e che vada oltre la rivendicazione politica, altrettanto giusta, del diritto al lavoro e al reddito. Vogliamo dar vita a un Movimento per il Lavoro, il Reddito e la Dignità che unisca lavoratrici e lavoratori espulsi dalla produzione, precari, disoccupati e studenti senza futuro che sperimenti da subito attività lavorative autogestite, ecologicamente sostenibili ed eticamente responsabili, ottenendo dalle controparti private e pubbliche non assistenza ma risorse finalizzate (spazi per lavorare, attrezzature, finanziamenti agevolati, nuove legislazioni di sostegno).
Ci ispirano non solo le società di mutuo soccorso storiche, ma anche le esperienze straordinarie figlie dell’attuale crisi e dei tradizionali squilibri del sistema economico-sociale: dalle fabricas recuperadas argentine, al movimento dei Sem Terra brasiliano, dalle esperienze di autogestione in Grecia e Spagna, paesi a cui l’Italia si sta rapidamente adeguando. Coscienti che senza organizzazione e lotta niente ci verrà regalato, ma sicuri dell’appoggio dell’opinione pubblica e della possibilità di estensione di questo progetto in tutto il paese. In fondo negli anni della ricostruzione post-bellica in Italia esempi simili sono stati l’occupazione delle terre dei latifondisti e i cosiddetti ‘scioperi alla rovescia’ (ossia la realizzazione di attività legate a bisogni sociali insoddisfatti, rivendicandone il pagamento dalle istituzioni col sostegno dei cittadini interessati).
I partiti e le istituzioni che ne sono espressione nulla hanno fatto in questi anni per garantire Lavoro, Reddito e Dignità, anzi hanno contribuito a peggiorare la situazione per salvare gli interessi di speculatori e affaristi. Oggi siamo in piena campagna elettorale e diciamo a tutti di evitare di venire a farci promesse: guardatevene bene tutti! Se volete aiutarci – così come qualsiasi soggetto individuale o collettivo, partito o sindacato, ognuno a seconda del suo ruolo e delle sue possibilità – sottoscrivete per la cooperativa, partecipate alle iniziative di autofinanziamento, pubblicizzate la nostra lotta, contribuite a realizzare le condizioni materiali per avviare la nostra attività. Propaganda non ci serve!
Questo non è rifiuto della politica o qualunquismo. Questo è dire No alle vergogne della politica e rimettere al centro i bisogni concreti delle persone.
Quali sono le parole del nostro progetto?
Lavoro, Diritti, Autogestione…per sperimentare una fabbrica senza padroni, dove tutti percepiscono lo stesso salario e dove si attua una rotazione degli incarichi;
“Le nostre vite valgono più dei loro profitti”: lo ereditiamo dalle nostre vertenze ed è un concetto oggi ancor più valido di ieri
E poi ‘R’ come:
Rinascita della Maflow, Ri-Maflow la nostra cooperativa
Recupero, Riutilizzo, Riciclo km zero: per dire no alla società degli sprechi
Riappropriazione: per riprenderci ciò che è nostro
Reddito: perché la società deve garantire a tutti il diritto a un’esistenza dignitosa
Rivolta il debito: perché il debito non l’abbiamo prodotto noi, noi siamo in credito, sono altri che devono pagare, basta con l’austerità
Rivoluzione: perché il nostro progetto è già una rivoluzione, perché bisogna cambiare le regole del gioco, perché – come diceva il regista Mario Monicelli – ‘ci vuole una bella botta, una Rivoluzione’ appunto
‘R’ è quindi la nostra bandiera…
Il presidio permanente della Maflow serve a questo progetto:
far conoscere la cooperativa autogestita
autofinanziarla con iniziative di solidarietà e con prime attività di produzione
rivendicare un risarcimento sociale dalla proprietà e aiuti concreti dalle istituzioni
non vogliamo essere dimenticati, vogliamo lavorare!!
Occupy Maflow, come a Madrid, a Londra, a New York e in tutto il mondo, per dire basta allo strapotere della finanza, per dire sì al Lavoro, al Reddito e alla Dignità
Il Comitato che gestisce il presidio vuole rappresentare simbolicamente questo percorso nuovo: lavoratrici e lavoratori espulsi, precari, disoccupati e giovani uniti per il diritto al futuro.
Il Comitato ‘Occupy Maflow’