Schiariamo le idee a quello sfigato di Martone…
Il viceministro del welfare Michel Martone ha dichiarato che chi si laurea dopo i 28 anni è uno sfigato, e che invece è da elogiare chi, a 16 anni, si dimostra “pragmatico” riconoscendo che “a quel titolo di studio non arriverà mai”, iscrivendosi quindi a un istituto professionale e non a un liceo.
Le parole del viceministro (leggile qui) sono totalmente inaccettabili e dimostrano il totale scollamento esistente tra la sua condizione (così come quella di qualsiasi altro membro di questo governo di “tecnici e professori”) e la situazione reale della stragrande maggioranza dei cittadini e delle cittadine di questo paese.
Chiunque sia iscritto a un’università non privata e non faccia parta della classe agiata di questo paese conosce benissimo qual è lo stato dell’istruzione pubblica italiana, colpita da anni da pesanti attacchi e continui tagli. Un’università le cui tasse aumentano di continuo e i cui servizi, specie quelli volti a garantire il diritto allo studio per tutte e tutti, sono sempre più scarsi.
La maggior parte degli studenti e delle studentesse italiani/e sono costretti a pagarsi l’università affiancando al proprio percorso di studi uno, a volte due lavori (quasi sempre precari e in nero), senza la minima possibilità di beneficiare di borse di studio, case dello studente, esenzioni dalle tasse o qualsiasi altra forma di sostegno allo studio.
Tutto questo in un contesto in cui assistiamo all’applicazione delle misure “anticrisi” e delle manovre “salvaitalia” con cui questi ultimi governi vorrebbero farci uscire dalla crisi economica in cui ci troviamo. Misure consistenti semplicemente in continui tagli alla spesa pubblica, definanziamenti allo stato sociale, liberalizzazioni e privatizzazioni, aumento della flessibilità e della precarietà lavorativa e attacchi ai diritti di tutte e tutti noi.
Cioè proprio quelle stesse politiche liberiste che hanno contribuito a creare questa crisi e con cui se ne scaricano i costi sule fasce sociali più deboli. E che acuiscono uno scenario di disoccupazione e cassintegrazione, precarietà e “sacrifici”, che impedisce anche alla maggior parte dei nuclei familiari italiani di garantire ai propri figli e alle proprie figlie l’accesso all’università.
Delle politiche che, con la scusa del ripagamento di un debito pubblico che in realtà è per gran parte privato e illegittimo, continuano ad attaccare i diritti di molti/e per garantire i profitti di pochi.
Anche le dichiarazioni di Martone sugli elogi da fare a chi si rende conto di non potersi permettere un’istruzione superiore e si iscrive a un istituto professionale sono figlie della logica del profitto privato e di una mentalità economicista ed utilitarista per cui l’istruzione non debba servire al bene sociale collettivo e alla crescita individuale delle persone ma solo a sfornare una massa di lavoratori e lavoratrici precari/ie da poter sottopagare e sottoinquadrare e con cui riempire un mercato del lavoro sempre più precario e flessibile, creando una scuola di serie A, per chi se la può permettere, e una scuola di serie B, per chi non può, ledendo così il fondamentale diritto all’istruzione.
A questa concezione universitaria, a questa logica dell’università del debito, rispondiamo che non ci stiamo assolutamente.
Perché noi siamo il 99% e siamo in credito.
AteneinRivolta – Coordinamento Nazionale dei Collettivi