Sgombero ex-Cuem: vago sapore di ignoranza…..
Secondo un’indagine dell’Istat, solamente il 45% delle/degli italiane/i sopra i 6 anni dichiara di leggere almeno un libro all’anno per motivi non strettamente professionali e/o scolastici.
Un dato statistico che sicuramente è sfuggito al magnifico (?) Rettore dell’Università Statale di Milano che tre giorni fa ha deciso di sgomberare (e rendere inagibile picconandone i pavimenti) la libreria “Ex-Cuem” occupata da un anno da un gruppo di studentesse e studenti dell’ateneo. Fosse stato a conoscenza di questa realtà probabilmente avrebbe deciso di proteggere come panda in via di estinzione quelle/quegli stesse/i studentesse e studenti, che hanno provato a favorire la circolazione di libri, cultura, pensiero, idee….
Lasciando da parte l’ironia, la decisione del Rettore Vago di chiedere l’intervento delle forze dell’ordine (ordine?) all’interno dell’Università è allo stesso tempo politicamente grave e profondamente stupida e inutile.
Politicamente grave che in un luogo di cultura e didattica il maggiore responsabile non sia in grado di gestire il conflitto e di trovare una soluzione intelligente a quello che ritiene rappresentare un problema per il “suo” ateneo.
D’altra parte il suo giudizio sull’occupazione dell’ex-Cuem non lascia adito a dubbi, visto che parla di “un ristretto gruppo di individui, già ampiamente noti alle forze dell’ordine, che dichiarandosi diretti “eredi” dell’esperienza dell’ex libreria, li hanno trasformati, senza averne titolo o autorizzazione alcuna, in un centro di aggregazione. In questa specie di “centro sociale” persone di varia estrazione, anche non universitari, hanno svolto attività’ (raduni, ristorazione, festini, concerti, ecc.) molto lontane dall’ipotesi culturale per la quale la Cuem aveva ottenuto a suo tempo l’autorizzazione da parte dell’Ateneo…” (dopo un’occupazione, tra l’altro, NdR).
Il Rettore non da il buon esempio ai suoi studenti, scegliendo di mentire, visto che sa bene che lo spazio liberato dell’ex-Cuem ha ospitato incontri sulla letteratura (e settimana prossima è previsto il Festival di Letteraria, con la presenza di diversi autori), sul pensiero filosofico e politico, rappresentazioni teatrali e cinematografiche, dibattiti sulla situazione internazionale (gli pare poco che studentesse e studenti scelgano di passare mezza giornata della loro vita universitaria ad ascoltare testimonianze di studenti siriani fuggiti dal loro paese? magari anche mangiando cibo dal medioreinete: festini? forse pensava alla nipote di Mubarak, ma non era lì con loro, ci pare…).
Estremamente grave anche la modalità scelta dalle forze di polizia e carabinieri, che sono intervenute picchiando, manganellando (possibilmente sulle teste di ragazze e ragazzi) e scatenando per qualche istante una paradossale caccia alle/agli studentesse e studenti ribelli all’interno del chiostro dell’Università. Per non ottenere niente di più di un provvisorio allontanamento degli studenti dalla LORO università.
E qui arriviamo alla stupidità e inutilità dell’intervento rettoral-poliziesco. Perché i locali occupati possono essere sgomberati, possono essere anche demoliti, ma un altro locale da occupare si troverà sempre – perché quelle studentesse e quegli studenti nella LORO università continueranno a entrare, a viverci, a lottare per una sapere libero e critico (forse per questo il rettore minaccia sanzioni disciplinari ed espulsioni). E se non saranno locali (come quello provvisoriamente occupato lunedì, che l’Università utilizza solamente come luogo di sostegno alla Vacca Sacra della cultura milanese – il “Salone del mobile”, evento immaginifico e tristemente identitario della nostra metropoli degli “eventi”), saranno aule; e se le aule saranno costantemente presidiate da qualche poliziotto di professione o di fatto, saranno atri, chiostri, corridoi….
E questo non per una scelta di “pregiudiziale” antagonismo da parte dei collettivi studenteschi – antagonismo legittimo e doveroso, peraltro – ma perché le condizioni che vivono studentesse e studenti nell’Università della crisi spingono questi soggetti che dell’Università dovrebbero essere protagonisti a porre domande essenziali e fondamentali per capire quale sia il ruolo dell’università stessa nella società. Che non si dovrebbe limitare, con buona pace del rettore, all’apertura serale in occasione del “Fuorisalone” o di qualche altro vago evento dell’impalpabile cultura della città dell’Expo2015.
Ad una politica di aumento delle tasse, alle proposte di “debito d’onore” per coprire i costi dello studio, al peggioramento delle condizioni di studio nell’Università trasformata in esamificio da una parte e spazio aperto agli interessi di imprenditori, banchieri e finanzieri dall’altra – l’iniziativa autonoma di studentesse e studenti che vogliono riappropriarsi del sapere e dei saperi, che attraverso l’autogestione e il mutuo soccorso forniscono servizi e opportunità alle altre studentesse e agli altri studenti non si fermerà. Per fortuna, loro e di noi tutte/i. E il rettore dovrebbe essere contento, visto che appena eletto dichiarava di voler “riconoscere il merito, i talenti e le competenze e premiare la volontà”. In fondo queste studentesse e studenti lo hanno preso sul serio, e hanno fatto vivere e crescere le loro competenze e le loro volontà…. ma forse non in quella “legalità” che sembra essere la sola luce che guida il nostro rettore.
Un anno fa queste studentesse studenti scrivevano in una bella lettera al rettore della loro riflessione sul “nodo concettuale legalità-legittimità”: “per l’amministrazione un progetto studentesco che mantiene aperto una libreria altrimenti fallita e che agevola il diritto allo studio rompendo le barriere economiche è illegale e quindi (sempre secondo loro) anche illegittimo, attraverso una mistificazione concettuale che stabilisce un’equidistanza tra i due termini”.
L’intervento violento di rettore e Questura ripropone questo nodo: un intervento formalmente legale (anche se pestare e manganellare impunemente non dovrebbe esserlo mai) è totalmente illegittimo, perché si propone di rompere l’autonomia e il diritto alla critica e la restituzione di spazi alla collettività.
L’occupazione “illegale”, invece, anche dopo lo sgombero viene nuovamente legittimata: perché è un progetto che vive nelle menti e nella passione di studentesse e studenti che non vogliono rinunciare a cambiare la LORO università.
Il rettore ha ricevuto nel pomeriggio di giovedì la “fiducia” verso il suo brillante operato da parte del suo Consiglio di Amministrazione (nel quale siedono anche rappresentanti di imprese e finanza, perché qualcuno considera l’università come “cosa loro”), sicuramente messo di fronte al ricatto di non potersi schierare contro la “legalità”. Quello che non sarà però in grado di ricevere è certamente è la “fiducia” da parte di studentesse e studenti, e nemmeno di chi vorrebbe contribuire a ridurre l’ignoranza, anche grazie ad una libreria autogestita: un progetto dal vago sapore criminale, ben presente alle forze dell’ordine, tra l’altro…