«Stiamo perdendo la guerra in Afghanistan»
Il presidente pakistano Asif Ali Zardari, eletto nel settembre 2008 e vedovo dell’ex premier Benazir Bhutto, uccisa in un attentato alla fine del 2007, ha condotto una visita ufficiale di tre giorni in Francia. Nella sua intervista a “Le Monde” in edicola il 4 agosto, il signor Zardari si è espresso in particolare sulla presunta doppiezza del Pakistan nei confronti dei talebani e sulla guerra in Afghanistan.
Alla domanda su cosa dirà al Primo Ministro britannico, David Cameron, che ha chiesto al Pakistan di scegliere tra il campo dei talebani e quello della lotta contro il terrorismo, il presidente pakistano ha risposto: “Gli diro in faccia che la guerra contro il terrorismo ci deve unire e non vederci in contrasto. Gli spiegherò, guardandolo negli occhi, che è il mio paese che paga, in vite umane, il prezzo più alto di questa guerra… Una franca discussione ci permetterà di rasserenare il clima. Ecco perché non cancellerò la mia visita a Londra, nonostante questa grave violazione provocata. Le relazioni tra i nostri due Paesi sono antiche e abbastanza solide per questo. ”
Riguardo ai documenti pubblicati dal sito Wikileaks che mostrano le difficoltà della coalizione contro i talebani e l’esistenza di legami tra il Pakistan ei talebani, il signor Zardari ritiene che “le informazioni divulgate riguardano in primo luogo le azioni degli Stati Uniti in Afghanistan. I militari e le autorità politiche statunitensi hanno detto quello che ne pensavano”. Poi ha aggiunto: “I fatti menzionati che riguardano il mio paese sono antecedenti al mio arrivo a capo dello stato pachistano”.
Zardari ritiene in particolare che “la comunità internazionale, di cui il Pakistan fa parte, sta perdendo la guerra contro i talebani. E questo, soprattutto perché abbiamo perso la battaglia dei cuori e delle menti” . Per lui, “i rinforzi militari sono solo una piccola parte della risposta. Per ottenere il sostegno del popolo afghano, occorre portargli lo sviluppo economico e dimostrargli che non si può solo cambiare la sua vita, ma soprattutto migliorarla”.
Il presidente pakistano ritiene che “il successo dei ribelli è quello di saper aspettare. Hanno il tempo dalla loro parte. E’ l’intero approccio a essere sbagliato. La gente non percepisce l’intervento della coalizione come condizione per un benessere futuro”.
(tradotta da www.lemonde.fr)