Un Grillo che gira intorno
Questo libro di Matteo Pucciarelli pubblicato dalle edizioni Alegre è particolarmente utile, in un momento in cui risulta evidente che le demonizzazioni di Grillo e del suo movimento hanno impedito finora di coglierne la logica e di prevederne la crescita. Servirà in primo luogo a tutti quelli che avevano sparato stupidaggini sulla cosiddetta “antipolitica”, e avevano sprezzantemente liquidato le trovate di Grillo come la traversata dello Stretto di Messina a nuoto, senza capire che servivano semplicemente ad attirare l’attenzione su un movimento che veniva sistematicamente oscurato.
A proposito del suo stile oratorio, lo stesso Grillo aveva dichiarato a Gian Antonio Stella, intervistatore ostile ma intelligente, che “in una piazza aperta, per arrivare alla gente, in fondo, devi gridare. È la mia caratteristica il finto iroso, il finto arrabbiato. Arrivo al culmine della rabbia e poi sdrammatizzo con una battuta”. E alla domanda di Stella: “Vuol dire che nei comizi recita?” Grillo risponde “Assolutamente sì. Capiamoci, la rabbia c’è, l’indignazione c’è, ma sono sempre controllate”. Sono i giornalisti stupidi che, di due ore di comizio-spettacolo, hanno sempre raccolto i 30 o 40 secondi in cui egli ricorreva al turpiloquio. (L’intervista era apparsa sul n. 22 di “Sette” del 1° giugno 2012)
Solo dopo il successo – superiore a qualsiasi previsione – della lista del M5S in Sicilia, tanto più sconvolgente perché sommato a un astensionismo massiccio che ha superato per la prima volta il 50%, molti commentatori hanno cominciato a dover fare i conti seriamente con Grillo e il suo “MoVimento”. Per loro sarà preziosa la “radiografia” del M5S tentata da Pucciarelli, anche con brevi profili dei principali protagonisti, emersi nelle elezioni degli ultimi anni in alcune regioni importanti, da Favia a Bono, alla Federica Salsi a Pizzarotti. Pucciarelli ha colto anche alcune dinamiche che possono aprire serie contraddizioni una volta che l’M5S sarà obbligato a confrontarsi con la necessità di un programma nazionale e di un meccanismo di selezione ed esclusione dei candidati, non facile in un contesto di crescita impetuosa che non ha nulla che vedere con quello che ha permesso i successi di Parma e di città ben più piccole, dove – si chiamasse Meetup o circolo – operava di fatto un nucleo di amici affiatati, persone comuni che di politica conoscevano poco, ma erano legati da un rifiuto della “politica realmente esistente”, e da un desiderio sincero di un cambiamento. Erano affascinati dalla capacità di Grillo di parlare in modo efficace alla gente comune e dalla sua capacità di sbeffeggiare il ceto politico a tutti i livelli, a partire da quello locale, dove era facile “scoprire” e denunciare le malversazioni che in realtà tutti conoscevano, ma su cui per ragioni varie tutti tacevano.
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