Un mondo di indignados
“Scusate il disturbo ma questa è una rivoluzione”. Inizia così la presentazione che il movimento spagnolo 15M, meglio conosciuto come quello degli “indignados” ha fatto ieri della giornata del 15 ottobre. La data era stata lanciata quasi in sordina prima dell’estate dai giovani spagnoli che hanno occupato, per intere settimane le piazze del loro paes. Ora, è diventata mondiale. Non si contano, infatti, le città del pianeta (vedi la mappa) che hanno deciso di manifestare sabato prossimo contro gli effetti della crisi economica, il taglio della protezione sociale ma anche contro il riscaldamento del pianeta, la corruzione, per una nuova democrazia. C’è un video del movimento spagnolo che elenca ben 99 ragioni per manifestare sabato, e il 99 per cento, dicono gli indignados è la percentuale di coloro che pagano la crisi mentre l’1 per cento della popolazione detiene nelle proprie mani la maggior parte delle ricchezze.
C’è chi ha scomodato il ’68 e chi, più modestamente, il movimento “no global” che attraversò il pianeta circa dieci anni fa, per descrivere l’impatto della nuova ventata di indignazione. Certamente, la crisi globale ha contribuito a generare una rivolta generazionale più o meno estesa che, però, sembra avere una forte efficacia mediatica. Si pensi alle immagini che provengono da New York, dove “Occupy Wall Street” sta catalizzando l’attenzione della stampa e degli opinionisti antisistema più noti come Michael Moore, Naomi Klein o Slavoj Zizek. Un altro video del movimento spagnolo dà il senso di questa visione globale: si vedono, infatti, le immagini delle piazze del Cile, dell’Egitto, della Tunisia, di Israele, di New York e di Madrid come segnali di un vento globale che scuote il mondo intero e che, da sabato prossimo, dovrebbe soffiare anche in Italia.
La giornata italiana indetta dal Coordinamento “15 ottobre” si snoderà da piazza della Repubblica (appuntamento alle ore 14) fino a piazza San Giovanni. “Gli esseri umani prima dei profitti – dice l’appello di convocazione – non siamo merce nelle mani di politici e banchieri, chi pretende di governarci non ci rappresenta, l’alternativa c’è ed è nelle nostre mani, democrazia reale ora!”. I toni sono analoghi a quelli spagnoli, viene denunciata la politica portata avanti da Commissione europea, Banca centrale, Fondo monetario internazionale. E se si respira un’aria antigovernativa e antiberlusconiana gli “indignados” italiani puntano il dito anche contro i “dogmi intoccabili quali il pagamento del debito, il pareggio del bilancio pubblico, gli interessi dei mercati finanziari, le privatizzazioni, i tagli alla spesa, la precarizzazione del lavoro e della vita”. Scelte “non obbligate” perché ci sono “altre strade” dicono i promotori che chiedono “riconversione ecologica, giustizia sociale, saperi, cultura, territorio”. Si fa riferimento al referendum del 12 e 13 giugno, alla difesa dei beni comuni, ai diritti dei migranti e alla riduzione delle spese militari. Si parla anche di debito e della possibilità di non pagarlo. Il cartello di forze riunite è molto ampio e comprende più associazioni, sindacati e comitati che partiti. C’è l’Arci e la Fiom, Legambiente e il Popolo viola, quasi tutti i sindacati di base, le organizzazioni studentesche protagoniste dei movimenti degli ultimi anni, i centri sociali e poi le sigle della sinistra radicale: Sinistra e libertà, Federazione della sinistra, Sinistra Critica, le varie sigle comuniste.
Le previsioni per il corteo di sabato sono molto ottimistiche. I pullman sono tra i cento e i duecento – difficile una stima precisa perché ogni struttura organizza i propri e non c’è un coordinamento centrale – con un impegno corale da parte di tutte le anime. Che sono diverse tra loro e non sempre d’accordo su tutto. C’è una componente, ad esempio, che ha visto riunire sotto la sigla “Uniti per l’alternativa” un sindacato come la Fiom e i centri sociali “ex disobbedienti” che progetta di costruire “uno spazio pubblico politico e di movimento” e si riconosce nelle varie manifestazioni sociali ma che guarda con interesse anche alle primarie “di programma” e all’impresa di Nichi Vendola; c’è un cartello, piuttosto distante dal Pd, che invece si riconosce nello slogan “Non paghiamo il debito” e che ha visto riunite circa mille persone a Roma il 1 ottobre in una assemblea introdotta da Giorgio Cremaschi, esponente della sinistra Cgil; poi c’è l’area dello “sciopero precario” che si muove attorno a parole d’ordine come “diritto all’insolvenza e reddito di base” e che è animata da centri sociali ma anche da economisti come Andrea Fumagalli; poi ci sono soggetti più contigui al Pd come l’Arci o Legambiente ma anche la Rifondazione comunista di Paolo Ferrero. Tra i politici in piazza si annuncia anche la partecipazione di Antonio Di Pietro che al Fatto spiega di aver registrato “una spontanea partecipazione di tanti uomini e donne dell’Idv”. Ci sarà anche Luigi De Magistris e molto probabilmente Nichi Vendola.
La chiusura formale del corteo sarà in piazza San Giovanni dove non parleranno né politici né personalità riconosciute ma i rappresentanti di trenta vertenze, dai NoTav ai lavoratori della Fincantieri, dai NoPonte ai cassaintegrati. E se alcuni settori pensano di non fermarsi o di non arrivare a San Giovanni altri invece terranno degli “speak-corners”, angoli della piazza attrezzati di altoparlanti per tenere comizi spontanei. Ma sabato in piazza potrebbero vedersi anche diverse tende da campeggio. Gli universitari di Atenei in Rivolta, ad esempio, stanno sostenendo la campagna “Yes we camp” per “scendere in piazza e rimanerci fino a quando questo governo non se ne sarà andato”. Gli studenti della Link, invece, dicono “chi vuole intendere inTenda” slogan corredato dall’immancabile igloo sul modello delle spiazze spagnole a loro volte mutate da piazza Tahrir. Tutti gli studenti, comunque, si sono dati appuntamento per sabato alle 12 all’Università di Roma in piazzale Aldo Moro.
E poi c’è l’anteprima che si terrà oggi all’insegna di “Occupiamo Banca d’Italia” promossa anche in questo caso dagli studenti a cominciare da Unicommon. L’istituto presieduto da Mario Draghi organizza un convegno al quale parteciperà anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E a lui i “Draghi ribelli” vogliono consegnare una lettera . L’appuntamento sarà probabilmente animato – ieri la polizia ha bloccato i precari che volevano occupare simbolicamente la Biblioteca nazionale – e anche in questo caso ci sono diverse tende pronte ad accamparsi nel centro della città. Sono in molti a sostenere, infatti, che dopo “Occupy Wall Sreet” è venuto il tempo di “occupare Roma”.