Un voto operaio e verde
Quello a Beppe Grillo è considerato spesso un voto di protesta. Ma che tipo di protesta? La definizione è generalmente associata a un voto di opinione contro “la casta” e la politica professionale che, certamente, costituisce una base solida del voto ai Cinque stelle. Ma guardandolo più attentamente si scopre che Grillo raccoglie il voto di alcune specifiche sofferenze, in luoghi dove si sono realizzate delle forti opposizioni sociali. Ad esempio in luoghi simbolici del lavoro oppure in aree con forti conflitti ambientali. La mappa che riproduciamo, lungi dall’essere esaustiva, offre più di un indizio.
INNANZITUTTO , Grillo fa il pieno in Val di Susa tanto da potersi fregiare del titolo di “partito no-Tav”. Nella “capitale”, Susa, arriva al 42%, ma a Venaus, municipio simbolo della lotta della valle, supera il 58% mentre è al 46 a Bussoleno e al 37% nella città più popolosa, Avigliana. Fin qui parliamo di vertenza ambientalista ma il M5S eguaglia il Pd, con il 30,86%, nel quartiere simbolo degli operai torinesi, Mirafiori, ed è il primo partito nella tradizionale cintura “rossa” composta da Nichelino (35), Rivalta (36), Grugliasco (33), Collegno e Settimo Torinese (32). Sempre per restare sul piano della crisi sociale vanno segnalati anche altri picchi. In particolare quello di Taranto, dove con il 27,7% è il primo partito. Ma nel quartiere di Tamburi, di fianco all’Ilva, raggiunge il 32% mentre nel quartiere operaio Paolo VI picchi del 38%.
Proprio dove la crisi del lavoro si sovrappone a quella ambientale si trovano i risultati migliori. Spostiamoci molto più a ovest, in Sardegna, e scopriamo il 36,39% di Porto Torres dove la crisi del petrolchimico è occupazionale ma attiene anche ai tentativi di impiantare un’industria ecologia molto contestata dagli ambientalisti. Grillo fa il pieno anche nel Sulcis con il 33% di Carbonia e il 31 di Iglesias e comunque si afferma come primo partito in tutta la Sardegna. Ottenendo anche un primato indicativo: il 29,94% e il primo partito a Ghilarza, in provincia di Oristano, sede del centro Gramsci.
LA PRIMA posizione è ottenuta anche nelle Marche con il 32%, regione che prima della crisi vantava una ricchezza diffusa proveniente dal modello sociale “morbido” rappresentato da imprese come Della Valle o Merloni e che ora, secondo la Banca d’Italia, subisce “effetti più incisivi che nel resto del Paese” dalla crisi. Ma nelle Marche si raccoglie anche la diffusa opposizione al progetto autostradale del “quadrilatero” che invece è sostenuto dal Pd. Anche in Sicilia si afferma il binomio crisi sociale e crisi ambientale. Nell’area “a elevato rischio ambientale” di Augusta-Priolo si arriva al 41 e 43% e un picco, anche se minora, viene ottenuto a Gela (31,2). I successi delle liste stellate sembrano sovrapporsi a quelle delle zone più inquinate e dove si sono verificate le principali vertenze: a Vado Ligure, centrale termoelettrica, il 33,4, a Mira, contro la tangenziale di Venezie, il 35%. Lo stesso avviene nel Lazio dove a una media del 26-28% si raggiunge il 34,66% a Civitavecchia, nota per l’opposizione alla Centrale a carbone, il 31,24 ad Albano Laziale, sede di discarica e inceneritore, nella Valle del Sacco, a Colleferro, centrale di inquinamento. Stesso esempio in provincia di Rimini, già sede dei primi successi, dove le percentuali salgono vicino all’inceneritore di Coriano con il 32-34% di Riccione, Coriano e Misano Adriatico.