Voci dal silenzio
«Chi pronuncia un nome, chiama. E qualcuno accorre», scriveva Galeano, e così nessuno va via del tutto perché la parola «fiammeggiando lo fa ritornare».
Il brano Palabras andante (“Parole in cammino”) messo in epigrafe al libro, riassume bene il senso del volume El minuto. Indagine su una storia napoletana nella Buenos Aires dei militari, di Pino Narducci. Un’inchiesta sulla gioventù guevarista argentina attraverso la ricerca di un’italiana, Rosaria Grillo. Una ragazza napoletana, come napoletano è l’autore, Pm noto per aver scoperto “Calciopoli” e per essere stato protagonista di una breve (e complicata) partecipazione alla prima giunta De Magistris. Rosaria è desaparecida, fa parte dei 30mila scomparsi durante la dittatura civico-militare di Videla e soci (1976-83). Il patto del silenzio tra ufficiali delle forze armate, gerarchia ecclesiastica e principali gruppi imprenditoriali del paese «per occultare ogni informazione sul destino dei desaparecidos è ancora in piedi, più di quarant’anni dopo», ricorda Julio Santucho nella prefazione.
Julio, fratello del segretario generale del Partido revolucionario de los trabajadores (Prt), Mario Santucho, negli anni Settanta è stato direttore della scuola politica dei quadri, membro del comitato centrale e responsabile della politica internazionale del Prt. Dopo essere andato in esilio, nel 1976, ha vissuto a lungo in Italia. Oggi è tornato nel suo paese e presiede il Festival internazionale del cinema dei diritti umani.
La storia dei movimenti rivoluzionari degli anni Sessanta e Settanta in Argentina è ancora poco conosciuta e a questo libro – battente e preciso – va il merito di averla richiamata al presente interrogando complicità e silenzi dell’Italia di allora: quella delle stragi fasciste, dei servizi segreti “deviati” e della lotta armata, che anche spiega il ritardo del Partito comunista nella difesa di quei militanti.
I governi europei, e in particolare quello italiano, sapevano perfettamente che in Argentina si stava attuando un piano di sterminio basato su torture, sequestri e scomparse degli oppositori. Un piano messo in atto già prima del golpe militare, e in forma segreta, per evitare l’isolamento in cui si era venuto a trovare il regime di Pinochet in Cile che aveva portato gli oppositori negli stadi, dopo il golpe del settembre 1973.
Molti cittadini italiani avevano denunciato la desaparecion dei loro parenti in Argentina. Così fece anche il padre di Maria Rosaria Grillo, morto senza aver mai potuto ritrovare il cadavere della figlia. Negli anni del Plan Condor e della lotta senza quartiere al “pericolo rosso” da parte degli Stati uniti, i militari godevano però di forti appoggi internazionali, anche in Europa.
E così – scrive Santucho – «esistettero vasi comunicanti tra due settori della società e della politica: da un lato l’Italia antifascista e l’Argentina democratica e rivoluzionaria e, dall’altro, la dittatura civico-militare argentina e l’Italia corrotta, mafiosa, quella di Licio Gelli e delle trame segrete che, negli anni Settanta, condizionavano fortemente il sistema politico».
Maria Rosaria è scomparsa dal 1976. In quel periodo erano già finiti in carcere o erano stati uccisi dirigenti e militanti del Movimiento de izquierda revolucionaria del Cile, il Mir, e il Movimiento de liberacion nacional Tupamaros uruguayano e l’Ejercito de liberacion nacional boliviano.
I militari argentini avevano deciso di aniquilar (annientare) gli ultimi guevaristi latinoamericani. Il librò racconta la storia di otto ragazzi, otto militanti della Juventud guevarista, finiti nei campi di sterminio.
Tutto inizia una notte con l’arrivo di uomini armati che non portano una divisa. Il titolo richiama la frazione di tempo durante la quale i militanti cercavano di mettersi d’accordo sulla versione da dare se arrivava la polizia.
Il libro di Daniele Biacchessi Una generazione scomparsa, ha come fulcro i mondiali in Argentina del 1978. In tribuna d’onore per assistere alla finale Argentina-Olanda ci sono tutti i membri della Junta militare al potere dal 24 marzo del 1976. Accanto a loro, fuori dai riflettori, c’è il Venerabile della loggia massonica P2 Licio Gelli, imprenditore e amico personale dei militari.
A poche centinaia di metri dallo stadio di Buenos Aires, è attivo uno dei centri clandestini di tortura, l’Esma, da cui partono i voli della morte. La vittoria per 3 a O della squadra argentina sembra il simbolo della potenza della dittatura. Ma, intanto, è già cominciata la marcia delle Madres de Plaza de Mayo: le donne con il fazzoletto bianco in testa, che riescono a denunciare al mondo la situazione attraverso la televisione olandese.
Il volume, a carattere compilativo e articolato in 16 “atti” più uno finale, ricapitola le principali tappe della loro battaglia in un’Argentina trasformata «in un immenso campo di concentramento, non visibile, coperto da occhi indiscreti». Ricorda i delitti del Plan Condor, i paesi coinvolti nel piano criminale a guida Cia per eliminare gli oppositori alle dittature sudamericane di quel periodo. In Argentina, il velo si comincerà a squarciare davvero solo durante i governi kirchneristi, con l’abolizione delle leggi che proteggevano l’impunità, i processi politici e il ritrovamento di molti bambini rubati dai repressori e dati a famiglie compiacenti perché crescessero secondo i codici dei torturatori.
Il capitolo conclusivo parla del processo Esma e di quello al Plan Condor, che si sono svolti a Roma per condannare l’uccisione o la scomparsa di cittadini di origine italiana. L’autore chiede allo scrittore cileno Luis Sepulveda – che per pochi mesi ha fatto parte del Gap, il gruppo scelto per difendere il presidente Salvador Allende – come racconterebbe a un giovane quell’esperienza. «Quei giorni, quegli anni – risponde Sepulveda – li ricordo come intensamente felici. Perché essere di posti a dare tutto per una giusta causa, anche se sei molto giovane, è qualcosa che ti offre la migliore ragione per vivere».