Daniele Nalbone su “Micromega”
Di Daniele Nalbone (Da Micromegaonline, 12/07/2012)
“Volevo tranquillizzare sia il dottor Narducci che il dottor Travaglio. Amnistia e indulto? Non ci pensiamo proprio. Chi ha sbagliato paga e sarà la giustizia sportiva a decidere”.
Con queste parole, il presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, Giancarlo Abete, ha voluto rispondere al “pm di calciopoli” e all’autore del libro “Calciopoli – La vera storia” (ed. Alegre, pp269, euro 15) che aveva suonato l’allarme amnistia dopo l’ottimo campionato Europeo disputato dalla nazionale italiana. Amnistia relativa, ovviamente, all’ultimo scandalo del nostro calcio: quello del calcioscommesse.
E così lo stesso Abete, uomo “di palazzo”, ha di fatto confermato ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, che se c’è una speranza nel mondo del calcio di poter assistere a campionati puliti, lo dobbiamo a esponenti del mondo delle toghe come Giuseppe Narducci che dopo aver scovato nei meandri degli spogliatoi lo scandalo del torneo 2004-2005, ogni tanto pensa bene di ricordare al popolo del pallone di tenere gli occhi bene aperti e di non farsi abbindolare solo e soltanto dai risultati sportivi.
E dovrebbe essere proprio quanto giunto al suo culmine nel torneo 2004-2005 a ricordarcelo. Il torneo delle schede telefoniche del Liechtenstein consegnate da Luciano Moggi, allora direttore sportivo della Juventus, ai disegnatori degli arbitri, Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo, e ai loro uomini, da Massimo De Santis a Paolo Dondarini. Schede volte a rimanere in contatto al fine di “apparecchiare” l’andamento di una serie di partite. Ben 39 solo nel 2005-2005.
Ed ora che calciopoli sembra lontana, che la Juventus è tornata sul tetto della Serie A, che dei Moggi, dei Bergamo, dei Giraudo e dei Pairetto si ha solo un’immagine sfocata. Ma soprattutto ora che il calcio ha trascorso l’ennesima estate di ubriacatura collettiva spenta solo dai 4 gol delle Furie Rosse in quel di Kiev, per fortuna è arrivato il libro di Giuseppe Narducci a ricordarci non solo quello che è stato, ma quello che è il mondo del calcio.
“Calciopoli” è un libro – frutto della trascrizione delle 18 ore di requisitoria di Narducci – che ogni amante del calcio dovrebbe leggere e rileggere per capire quante domeniche sono state buttate nella speranza che la propria squadra riuscisse a battere sul campo l’avversario o nell’attesa che dagli altri campi di gioco arrivassero i risultati sperati. Tutto vano. Tutto finto. Dai 90 minuti giocati alla chiacchiere post partita, era tutto artefatto, deciso a tavolino. O meglio, deciso “a telefonino”.
Narducci, il pm che ha scoperto Calciopoli ed ha portato alla sbarra chi aveva messo in piedi quella che si è rivelata una vera e propria associazione a delinquere, ha chiuso tutto in un libro per non far finire tutto in un cassetto. E quello che ne esce non è solo il panorama, chiaro e completo, di quella inchiesta e di quel processo. Calciopoli è un memoriale inattaccabile in quanto, oltre la giustizia e le sentenza, racconta e ricostruisce una serie di eventi, di situazioni, di fatti che spiegano cosa, chi e come ha “aggiustato” i risultati almeno di un intero campionato. Quello 2004-2005.
Un campionato che fu vinto (?) dalla Juventus, titolo poi revocato proprio per lo scandalo Calciopoli, e vide salvarsi squadre come Reggina, Fiorentina e Lazio che furono penalizzate rispettivamente di 11, 8 e 3 punti. Senza dimenticare il Milan che nel 2004-2005 si classificò secondo ma fu poi condannato a scontare 8 punti di penalizzazione nel campionato 2006-2007.
L’importanza di Calciopoli (il libro) è nella sua capacità di andare oltre i giudizi ma di spiegare il “sistema Moggi”. Quali erano le regole con cui venivano designati gli arbitri. Quali i rapporti tra i dirigenti della più importante squadra italiana e chi gestiva quelle designazioni. E, andando oltre i nomi più noti, il libro di Narducci spiega come si sono mossi gli inquirenti e quali strade hanno seguito muovendosi nei meandri della Federcalcio e degli spogliatoi. Soprattutto quelli di arbitri e assistenti.
Ma è nel racconto dei particolari di questa inchiesta che il testo si trasforma da “trascrizione di requisitoria” a “libro”. Un esempio? La spiegazione di come si potevano decidere a tavolino le designazioni arbitrali anche se queste si tenevano con sorteggio “pubblico”. Questa la procedura “teorica”.
“L’operazione di sorteggio – spiega Narducci – avveniva alle 11 del mattino, quasi sempre il venerdì, con un accesso limitato di persone. Questa fase era seguita da un’altra, tenuta invece al riparo da occhi di giornalisti, addetti ai lavori e notai, quella della scelta di assistenti e quarto uomo. Infine, veniva diramato un comunicato”. Teoria. Ecco la pratica.
Narducci riferisce della testimonianza di tal Manfredi Martino. Nome ai più sconosciuti. Manfredi Martino era l’addetto della Federcalcio alla Commissione Arbitrale. Ed è proprio Martino a spiegare che la parte fondamentale del “trucco” con cui veniva indirizzato il sorteggio verso gli arbitri vicini al “sistema” era quella della “riconoscibilità delle sfere di metallo collocate nell’urna.
Riconoscibilità desumibile da elementi di tipo materiale: le sfere avevano colori diversi perché si legavano ad operazione di estrazione diversa e alcune avevano alterazioni, scoloriture, graffi, incisioni, colorazione maggiore o minore rispetto alle altre. Avevano, inoltre, tracce più o meno forti di usura legate alle operazioni attraverso cui venivano buttate all’interno dell’urna”.
Insomma, mentre i tifosi sognavano i gol di Cristiano Lucarelli (quell’anno capocannoniere con il Livorno), di Alberto Gilardino e Vincenzo Montella, ecco che bastava ammaccare una sfera di metallo, graffiarla un po’, renderla più o meno scura per far si che ogni allenamento, ogni tattica, ogni schema diventasse supremo. In fondo, più che avere Ibrahimovic e Shevchenko in squadra, era più importante avere chi, in Liechtenstein, poteva procurarti una trentina di sim telefoniche da smerciare, poi, tra arbitri, disegnatori e addirittura giornalisti sportivi.
Perché, si sa, il calcio è il gioco più bello del mondo e il gioco più chiacchierato in Italia, tanto in tv quanto al bar. E allora, meglio indirizzare non solo le partite, ma anche quelle chiacchiere. Ovviamente, quelle in tv. Che poi quelle al bar vengono di seguito…