Le riflessioni del Professor Paolo – Renata Puleo su “Le Monde diplomatique”
Paolo insegna italiano in un istituto tecnico di Modena. Nonostante i concorsi superati, è stato parcheggiato per anni in graduatorie mai esaurite. Condizione precaria, come instabile è quella dei colleghi, della Dirigente che vagheggia megaprogetti con Eni, dei ragazzi, per lo più maschi, che non hanno capito perché devono andare a scuola. «Metti via il cellulare! E non bestemmiare!», «Prof, guardo la fine del film e metto via, giurowalla!». Dialoghi di ordinario slang, scambi feroci, risse che lasciano alleanze e rese dei conti, come si conviene fra gang. Il territorio, di cui tanto amano parlare le aziende e il Ministero del Merito, luogo di inesistenti opportunità lavorative, nel superamento del fantomatico mismatching fra scuola e mercato del lavoro, è la Motor Valley. Marchi: Maserati, Ferrari, Lamborghini. L’autodromo di Imola, il Motor Show, sulla via Emilia, zona di produzione di miti che hanno abitato l’immaginario collettivo degli italiani, dalla utilitaria per tutti della vecchia Fiat di Torino, alle auto per pochissimi, ai Suv di Marchionne, agli imbrogli della Tesla di Elon Musk. Le idiosincrasie del vecchio Ferrari, raccontate in film e biografie, la mitopoiesi dell’auto, petit objet @, Lacan in versione digitalizzata, droga-pharmakos come la Coca Cola. Scriveva Illich nel 1973 in “Convivialità”, divenuta oggi bibbia degli hacker in convivio amorevole con i loro dispositivi, che l’americano-medio dedicava 4 ore al giorno alla sua auto, prediceva l’attuale inversione mezzi-fini fra tecnica e vita, la conversione del soggetto in protesi della macchina. Malgrado le cifre sui carcinomi giustifichino il soprannome per l’automotive emiliana in Tumor Valley, malgrado le morti e gli incidenti nell’alternanza scuola-lavoro, oggi PCTO, i patti orientativi con le aziende, competano in scala con i 1.400 morti sul lavoro nel 2023, la pubblicità paesaggio-bucolico- auto-squalo-silenzioso, continua a nutrire l’immaginario dei giovani. Abbandoni, Neet, nuove schiavitù della logistica: sono solo i numeri degli sfigati nei grafici, presto coperti da quelli su trasferimenti e centralizzazioni di capitale. Del resto, sono ancora i numeri degli algoritmi della società del controllo che dirigono i nostri desideri, le nostre aspirazioni, il possesso di un’auto in cima alla lista. Nessun ordine di scuola, ci suggerisce la riflessione del prof Paolo, meglio rappresenta la crisi attuale di scuola e società degli istituti tecnici, su cui il ministro meritevole ha da tempo messo occhi e decreti: via l’insegnamento della storia, meno roba letteraria (sic), più compiti reali da svolgere nelle ore di orientamento e di alternanza, quattro anni di durata complessiva. Paolo a fine libro commenta il rapporto fra sistemi di produzione mondiali e ingiustizia climatica, mentre le aziende vanno alla ricerca delle terre rare, del litio, dell’acqua, come un Santo Graal della nuova Civitate Dei. Affoghiamo nelle alluvioni e bruciamo nelle nostre auto, ma Trump si ricandida con la sostenibilità dei fossili e l’ultima Cop non lo smentisce. Anche la vacanza nell’amato Portogallo non sarà più la stessa. “E tu come stai?”