Valerio Minnella una vita da militante – Mauro Favale su La Repubblica
Mauro Favale
L’alluvione di Firenze con gli “angeli del fango’“. L’obiezione di coscienza, il lavoro con Basaglia, le radio libere: 72 anni di battaglie

L’alluvione di Firenze, a spalare con gli “angeli del fango”, l’antimilitarismo e la lotta – carcere compreso – per l’obiezione di coscienza, la battaglia per la ricostruzione del Belice dopo il terremoto, il servizio civile a Trieste con Franco Basaglia, l’avvento delle radio libere e, molti anni dopo, quello delle tv di strada. «Mi sono reso conto che in tanti hanno partecipato a queste stagioni di grande attivismo ma in pochi, forse, le hanno attraversate tutte insieme». Per questo, Valerio Minnella, 72 anni, ha deciso di raccontare la sua storia. Lo ha fatto in un libro scritto insieme a Wu Ming I e Filo Sottile, un racconto-dialogo, una jam session a tre voci uscita da poco per Edizioni Alegre, che porta un titolo provocatorio: Se vi va bene bene se no seghe. Quasi una. frase-manifesto, pronunciata ai microfoni di Radio Alice dallo stesso Minnella il 12 marzo 1977 quando, a 27 anni, si ritrova a fare la cronaca in diretta dello sgombero dell’emittente bolognese “di movimento”, esperienza collettiva capace di travalicare i confini del capoluogo emiliano per ritagliarsi un pezzetto nella storia della comunicazione del Novecento italiano. • La frase che dà il titolo al libro esce quel giorno di getto dalla bocca di Minnella che, con la polizia in assetto antisommossa che bussava alla porta dell’appartamento di via del Pratello 41, decide di provare a stemperare la tensione mettendo sul piatto il primo disco che si ritrova sottomano: è di Beethoven. «E se vi va bene bene, se no seghe ». Sono giorni frenetici, di scontri furibondi tra forze dell’ordine e studenti. Ventiquattro ore prima, un proiettile esploso da un carabiniere colpisce a morte il giovane militante di Lotta continua Francesco Lorusso in via Mascarella, il 12 marzo Roma è squassata da un corteo che la mette a ferro e a fuoco. Trecento chilometri più a nord, coi blindati dell’esercito in zona universitaria, Radio Alice racconta tutto in diretta, a “microfono aperto”, con cronisti di strada improvvisati che telefonano alla radio dalle cabine telefoniche a gettoni per informare di ciò che accade in città. Per questo l’emittente che in città ascoltano tutti che, tra le al· tre cose, manda a nanna i bimbi con le favole della buonanotte, viene sgomberata con l’accusa, infondata, di aver diretto gli scontri a Bologna. Ma questo è solo un pezzo della vita di Minnella che ha attraversato i movimenti e l’attivismo degli anni Sessanta e Settanta in prima linea. «Nel libro io sono solo un pretesto, una scusa per raccontare quella stagione », dice oggi di sé questo comunicatore atipico, radioamatore e fonico, cresciuto in un negozio di impianti hifi e dischi, capace di costruire e issare un’antenna sui tetti di un palazzo nel centro di Bologna, di marciare con Marco Pannella e Franco Battiato, di digiunare e di finire in carcere perché renitente alla leva obbligatoria. Il comune denominatore di questo vissuto è lo spirito di dialogo e l’approccio non violento con il quale Minnella attraversa cinquant’anni di attivismo in Italia. «Sono esperienze radicali, rigorose ma mai settarie – scrive in un passaggio Wu Ming I – Il c’è il segreto del loro successo».