Acqua, attenti al Pd
Il fine settimana del 24 e 25 aprile inizia in tutta Italia la raccolta firme per i referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua. In centinaia di piazze italiane saranno allestiti i banchetti. L’anniversario della Liberazione dal nazifascismo – ha ritenuto il comitato promotore – è l’occasione adeguata per liberare anche l’acqua dal mercaro e dal profitto. Il referendum si articola in tre quesiti che vogliono abrogare la legge approvata dall’attuale governo – su iniziativa del “fiiniano” Ronchi – nel novembre 2009 e le norme approvate in passato dal centrosinistra che vanno nella stessa direzione, la privatizzazione di un bene comune.
Il comitato promotore nazionale è una vastissima coalizione composta da associazioni, sindacati, movimenti e che non prevede la presenza di partiti (come Sinistra e Libertà, Sinistra Critica, Federazione della Sinistra) che faranno invece parte di un comitato di sostegno. Tale soluzione ha provocato la rottura con l’Idv di Antonio Di Pietro che ha invece deciso di procedere a un’autonoma raccolta di firme su un solo quesito, quello contro la legge Ronchi, e di cominciare il prossimo 1 maggio. Chi invece non aderirà né alla prima né alla seconda campagna è il Pd che proprio in mattinata a Torino, con la sua responsabile nazionale Ambiente, ha presentato la propria Proposta di legge sulla quale intende raccogliere le firme. «almeno un milione». Le direttrici sulle quali si muove la proposta di legge fanno riferimento innanzitutto all’istituzione di una forte Autorità indipendente sul modello dell’Aifa (l’organismo che regola la messa in commercio dei farmaci) che dovrebbe definire gli standard di servizio, monitorare i risultati, applicare sanzioni in caso di mancato investimento, incentivare qualità, efficienza e risparmio. Previsto poi un forte ruolo delle regioni e degli enti locali per quanto riguarda l’ affidamento del servizio idrico. La gestione industriale delle reti dovrebbe assicurare la stessa qualità su tutto il territorio nazionale e la « sicurezza degli approvvigionamenti». Inoltre secondo il Pd si «devono prevedere una tariffa sociale per dare agevolazioni a determinate fasce di reddito e a nuclei familiari numerosi, e una tariffa che incentivi il risparmio idrico». Infine quello che probabilmente è il punto più importante riguarda l’istituzione di vincoli la realizzazione «degli investimenti necessari per migliorare il servizio, stimati in almeno 60 miliardi di euro, con l’impegno aggiuntivo per garantire lo stesso livello di servizio idrico in ogni area del paese».
Insomma, si tratta di una proposta che non solo non intacca la sostanza dei provvedimenti vigenti ma che contribuirà, con l’avvio di una raccolta firme parallela, a generare confusione tra cittadini e cittadine che si troveranno di fronte a tre tipologie di banchetti e che, magari credendo di firmare per la riappropriazione dell’acqua come bene comune, potrebbero essere raggirati. Del resto, Bersani è stato più che chiaro: «Il referendum è una battaglia fondata ma lo strumento referendario da solo non basta …. sia per la scarsa efficacia dimostrata negli ultimi anni sia perché abroga leggi senza definirne di nuove e di più efficaci». Come in tante altre situazioni – Tav, lavoro, scuola – oltre a guardarsi dalle privatizzazioni il movimento deve guardarsi anche dai falsi amici.