Belgio, ricorso contro le banche
Le associazioni Cadtm, Attac Bruxelles 2 e Attac Liegi, hanno deciso di ricorrere al Consiglio di Stato contro il decreto reale che concede una garanzia di 54 miliardi di euro alla banca Dexia a rischio fallimento. “Invece di produrre una soluzione, la concessione delle garanzie a Dexia aggrava la crisi delle finanze pubbliche” scrivono le due associazioni. Che denunciano, da una parte i pieni poteri accordati dal decreto reale al ministro belga delle Finanze per i prossimi venti anni con una limitazione democratica evidenza e, dall’altra parte, la somma esorbitante delle garanzie che vanno contro gli interessi della popolazione.
Il decreto reale, che interviene nel corso della seconda operazione di salvataggio di Dexia (la seconda in tre anni) a opera di un governo insediato solo “per gli affari correnti” (il governo legittimo dopo le elezioni tenutesi più di un anno fa non è stato ancora formato!) conferisce al ministro delle Finanze il potere di concludere fuori da qualsiasi controllo parlamentare, degli accordi con alcuni creditori (designati dallo stesso ministro) per un valore di 54 miliardi cioè il 15 per cento del Pil belga. Questa misura, scrivono Attac e Cadtm, mette lo Stato nell’impossibilità di adempiere ai suoi compiti di servizi pubblici. La violazione della Costituzione da parte del decreto dell’esecutivo costituisce uno dei motivi di annullamento visto che i diritti del Parlamento federale “sono stati manifestamente violati”. “Questo decreto, continuano le associazioni antiliberiste, non può che incitare le banche e gli organismi finanziari privati, sapendosi protetti dallo Stato, a cercare di migliorare i propri margini di profitto senza modificare il proprio comportamento ad alto rischio”.
In tre anni, i contribuenti belgi hanno già pagato, per il salvataggio delle banche e l’aumento del debito illegittimo, 17,6 miliardi di euro mentre allo stesso tempo hanno visto peggiorare le condizioni di vita. Inoltre, la concessione di garanzie simili, degrada lo stato del debito pubblico (che aumenta) e quindi provoca un aumento dei tassi di interesse richiesti dai mercati e quindi delle spese dello Stato. Provocando così ulteriori ammonimenti da parte della Commissione europea e quindi l’adozione di misure di austerità. Qualcosa del genere accadrà in Italia in seguito alla manovra Monti che contiene una dilatazione delle garanzie pubbliche per le obbligazioni emesse dalle banche italiane. In altre parole, anche nel caso italiano il debito pubblico è di fatto costretto ad aumentare per garantire i conti di istituti di credito che sono pieni di titoli non esigibili e per i quali né gli amministratori né i grandi azionisti sono chiamati a pagare.