Berlusconi straparla, la sinistra rilancia il “frontismo”. Ma qualcuno chiede lo sciopero generale
Lo scontro aizzato da Silvio Berlusconi prosegue e cresce di intensità. Le intenzioni del Presidente del Consiglio sono chiare: sentendosi accerchiato, e avvertendo che la sua stagione politica è di fatto esaurita, alza il livello della tensione per cercare di stabilire con esattezza su chi davvero possa contare e per polarizzare lo scontro omogeneizzando il proprio campo. Berlusconi non è nuovo a questa tattica: nel 2006 avvertì i propri sostenitori di «non essere così coglioni da non andare a votare e far vincere la sinistra» (si arrabbiarono moltissimo gli antiberlusconiani convinti senza accorgersi che il messaggio non era rivolto a loro); ora ricorda al suo “popolo” chi è che ha davvero «le palle» non tanto per governare ma per sostenere questo tipo di tensione. Per giocare questa carta, che potrebbe anche puntare al voto anticipato anche se non sono in molti a scommetterci, ha bisogno di attaccare il mondo intero e in particolare la Carta costituzionale, l’unica che gli impedisce di esercitare a pieno la propria volontà eversiva. Sia la Corte costituzionale che il Quirinale, infatti, costituiscono quei contrappesi che oggi impediscono a Berlusconi due cose: essere sicuro che una legge “salvaprocessi” possa avere effettiva vigenza e incamminarsi con certezza verso le elezioni anticipate.
La mossa così eclatante – ma non nuova rispetto a tante altre uscite pubbliche del leader del centrodestra – è anche la spia di un gioco disordinato e di un angolo in cui Berlusconi è finito per via dell’esaurimento del proprio capitale politico. Insomma, c’è la crisi e il governo non ha nulla da offrire nemmeno alla propria base sociale – salvo lo Scudo e le bestialità razziste della Lega. E’ significativo anche quanto sta avvenendo in Sicilia dove un pezzo di clientela isolano si è ormai autonomizzato dal Pdl e sta cercando di stabilire, con le proprie forze, un nuovo equilibrio (con lo “scellerato”Pd che già risponde). Non sappiamo quanto siano connesse le manovre di Lombardo e di quella parte del Pdl siciliano che si riconosce in Micciché al susseguirsi degli avvertimenti che la mafia lancia al duo Berlusconi-Dell’Utri – la smentita di Graviano fatta in relazione alle denunce del pentito Spatuzza è solo un tassello geometrico di una strategia ancora oscura – ma non c’è dubbio che la Sicilia sia saltata e che in Lombardia le inchieste legate ai coniugi Abelli e i rapporti che entrambi potrebbero aver intessuto con Roberto Formigoni indicano che anche il secondo pilastro del potere berlusconiano ha più di un problema. Senza contare le altre inchieste, la multa comminata a Fininvest e i vari guai dell’establishment berlusconiano. Messo alle strette e costretto a confrontarsi con una morsa a tenaglia che vede l’attivismo di Fini – sempre più lanciato come l’unica alternativa possibile al centrodestra – l’attendismo di Casini e il disagio di Confindustria – si leggano i consigli inascoltati di Stefano Folli sul Sole 24 Ore – Berlusconi si comporta come il classico animale ferito che si dimena per non morire e che quindi può fare ancora più male.
E’ in questo contesto che si collocano due documenti resi noti oggi. Innanzitutto l’appello della Fiom che «esprime profonda riprovazione e indignazione per le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, contro l’indipendenza della Magistratura, contro la Corte Costituzionale, contro la Costituzione della Repubblica» indicate come «un attentato formale alle libertà costituzionali» e che dimostrano quanto il capo del governo sia «totalmente indegno di ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio». La Fiom chiama quindi alla classica «vigilanza democratica» e invita a prepararsi a tutte le mobilitazioni che si renderanno necessarie per difendere la Costituzione della Repubblica, nata dalla Resistenza».
Un secondo documento è stato invece inviato a nome della Federazione della Sinistra (Prc, Pdci, Socialismo 2000 e Lavoro&Solidarietà) da Paolo Ferrero «a tutti i segretari dei partiti di opposizione». Anche qui si denunciano le posizioni del Presidente del Consiglio «che minacciano di travolgere l’equilibrio tra i poteri costituzionali della Repubblica, delineano una vera e propria crisi istituzionale». Difesa assoluta di Napolitano e denuncia di Berlusconi il quale «annuncia la sospensione dei diritti costituzionali». «Vi è una vera e propria emergenza democratica di cui sarebbe irresponsabile non vedere la gravità e i possibili esiti nefasti». Da qui la proposta, a tutti i partiti di opposizione – quindi anche Udc e Pd – di una «sede di confronto per discutere di questo problema al fine di attivare una efficace iniziativa politica che possa coinvolgere il complesso delle associazioni democratiche e della popolazione italiana, al fine di combattere e sconfiggere il disegno eversivo di Berlusconi».
Confessiamo di trovare un po’ ridondanti queste prese di posizioni. Non perché si sottovaluti i danni che il governo in carica può fare sul piano democratico e di equilibrio tra i poteri – ma per farlo dovrebbe comunque cambiare davvero la Costituzione e questo prevede un meccanismo un po’ complicato – né perché si propenda a una particolare indulgenza nei confronti delle minacce dell’attuale premier (che comunque sono sempre le stesse da oltre quindici anni). Il fatto è che tutto ciò riporta al più classico “frontismo” antiberlusconiano, già ampiamente praticato in Italia e già ampiamente finito male. Oggi viene rilanciato in forme più anodine, con argomenti certamente importanti ma davvero ci sembra la stessa formula.
Più convincente, allora, il documento – molto più sobrio, breve ma efficace – che sempre oggi, 11 dicembre, è stato redatto dalla Rete28Aprile, la sinistra in Cgil. Dove, a commento della giornata di sciopero della Funzione Pubblica – che ha visto un dignitoso corteo a Roma, ma anche una bella manifestazione studentesca – viene avanzata una proposta, anch’essa classica, ma molto convincente: «La Cgil convochi immediatamente lo sciopero generale» anche con l’obiettivo di unificare le lotte presenti nel paese. «Ogni ritardo sarebbe a questo punto inaccettabile e incomprensibile».
Semplice, asciutto, chiaro. Ci sembra il messaggio più esplicito, e più efficacemente antiberlusconiano, che può emergere dalla giornata di oggi e dall’attuale congiuntura politica.
11 dicembre 2009