Contro Di Pietro arriva il fuoco amico
Il fuoco concentrico su Antonio Di Pietro a opera dell’ala “radicale” della galassia Idv aumenta di intensità. A capitanare questa iniziativa ormai c’è direttamente il quotidiano di riferimento dell’area, Il Fatto quotidiano, che dopo aver titolato domenica “La svolta di Salerno”, riferito all’accordo tra Di Pietro e il candidato Pd in Campania, De Luca, oggi è tornato sulla vicenda con un’intervista al fondatore di Italia dei Valori, una al suo antagonista De Magistris e un fondo di Marco Travaglio incaricato di ricostruire la vicenda giudiziaria di De Luca. Vicenda che secondo Travaglio è chiarissima e che non è stata per nulla esposta al congresso Idv dove invece «c’era solo l’imputato, che infatti si è assolto fra gli applausi, raccontando al popolo dipietrista quel che aveva già fatto credere al suo partito, il Pd. E cioè che è stato rinviato a giudizio due volte per truffa allo Stato, associazione a delinquere, concussione e falso per un’opera buona: aver consentito agli ex lavoratori dell’Ideal Standard di continuare a godere della cassintegrazione». Travaglio smonta punto per punto la difesa di De Luca e ricostruisce una vicenda carica di intrecci politici, mazzettari e simil-imprenditoriali. Una vicenda del tutto oscura e del tutto indigeribile per un elettorato allevato a pane e procure come quello dipietrista.
All’affondo de Il Fatto si unisce anche quello portato, sul suo blog, da Beppe Grillo, sostenitore dipietrista in tempi non sospetti e che invece, scrive: «Il giorno dopo l’appoggio a De Luca come Governatore della Campania mi sono svegliato con la testa pesante, con un senso di nausea». Secondo Grillo «per De Luca non è necessario aspettare la sentenza, parla la sua faccia, la sua arroganza, la sua ignoranza». E quindi, la scelta di realismo compiuta da Di Pietro rappresenta «un suicidio politico». «Infatti, chi ha le mani sporche potrà dire che Di Pietro è uguale agli altri. Ghedini, Belpietro e Feltri pagheranno di tasca loro per poterlo affrontare in una trasmissione televisiva. Ci sarà la fila. Resta però il fatto che Antonio Di Pietro non è uguale agli altri. E allora, perché dilapidare un patrimonio di consensi per un signore con due processi pesantissimi in corso? Era meglio Bassolino che di processo ne ha uno solo ed è anche più simpatico di De Luca».
Grillo ribadisce la sua riconoscenza per Di Pietro e dice anche di non voler esprimere giudizi su di lui. Ma, conclude, «Bersani e La Torre in prima fila al Congresso dell’Italia dei Valori (insieme al convitato di pietra Massimo D’Alema) rappresentano un’idea della politica che non mi appartiene, quella dei compromessi, del meno peggio, della mancanza di alternative in nome di una governabilità che ci ha regalato decenni di Andreotti, Craxi e Berlusconi. Mi dispiace, non mi interessa». E quindi ricorda che il suo movimento politico, «il MoVimento 5 Stelle» in Campania candida «un cittadino preparato e incensurato di 35 anni».
Politicamente interessato a questa rivolta semi-interna è certamente l’antagonista di Di Pietro, emarginato al congresso e messo all’angolo ma in grado comunque di attrarre notevoli consensi. De Magistris parla al Fatto quotidiano e dopo i toni morbidi e attendisti assunti ieri, oggi dichiara invece che «il congresso dell’Idv ha segnato un passo indietro rispetto a principi irrinunciabili come la questione morale infrantasi con la decisione di appoggiare in Campania il candidato del Pd De Luca»
Secondo De Magistris «le inchieste della magistratura delineano scenari gravi e inquietanti rispetto alle condotte tenute come amministratore e come politico». Quella di Di Pietro viene definita una «scelta strategica dettata dalla realpolitik, responsabilità gravissima dalla quale (Di Pietro, ndr) non potrà sottrarsi, ma che non mina la mia coerenza».
Quindi, quello che assomiglia all’avvio di una battaglia politica con una prospettiva definita: «Ai giovani dico che comprendo i vostri sentimenti di sconforto, resistete continuando a battervi per quei valori, quegli ideali che ci vedono dalla stessa parte della barricata. Sappiate che in me potrete continuare a vedere un faro che rischiara la notte in attesa dell’alba che verrà, ne sono certo». Un faro alla fine dell’alba. Ma un faro che illumina cosa? L’orizzonte è ancora quello già descritto su questa pagina: una sorta di alleanza a sinistra del Pd. «Vendola è un interlocutore privilegiato – spiega ancora De Magistris – serio non populista. Stiamo lavorando assieme per un’unità a sinistra contro il male che è la frammentazione». Come si snoderà questa iniziativa è ancora da vedere. De Magistris ricorda con rimpianto che la sua iscrizione all’Idv, non ancora avvenuta nonostante il congresso!, avrebbe dovuto coincidere con la sua nomina a un incarico importante. E se questo non è ancora successo, risponde, «dovete chiedere a Di Pietro il perché».
A questo dissenso si unisce anche la frattura, avvenuta in rete, all’interno del Popolo Viola. La pagina Facebook, che finora costituisce l’elemento di esistenza in vita del movimento, è stata improvvisamente modificata con l’eliminazione dei post dei vari fan (se ne contano a oggi oltre 200mila). La spiegazione data ufficialmente è che la decisione è stata presa «a seguito dei numerosi assalti subiti dalla pagina dopo l’annuncio della manifestazione nazionale contro il legittimo impedimento e le leggi ad personam di Berlusconi, convocata per sabato 27 febbraio a Roma e promossa dal Popolo Viola di Roma, dal Presidio Permanente Montecitorio, Bo.Bi. Blog San Precario e LiberaCittadinanza». In realtà è proprio la modalità di indizione della manifestazione che è oggetto di accusa da parte di una componente interna al movimento che ha dato vita a un’altra pagina Facebook, Resistenza viola. A questo si aggiungono le critiche verso i metodi verticisti di chi gestisce Facebook e di chi compone il coordinamento nazionale eletto a Napoli lo scorso 23 gennaio.
Insomma, la situazione è molto confusa e dal canto suo, Di Pietro ha oggi preso la seguente posizione: «La protesta di piazza è il punto di forza dell’Italia dei Valori, carburante e linfa vitale della nostra azione, ma deve essere tradotta nelle istituzioni in concrete azioni politiche altrimenti rischia di rimanere sterile». «È questo – sottolinea Di Pietro – il passaggio fondamentale sancito dal Congresso dell’IdV. Una forza che raddoppia la sua azione senza lasciarsi intimidire, una forza che si propone come alternativa di governo per costruire una nuova Italia». «Noi – prosegue Di Pietro nella nota – non ci lasciamo intimidire, non abbandoniamo le piazze, ma rafforziamo soltanto la nostra azione politica, affiancando alla protesta un percorso di costruzione alternativo a quello che la destra sta portando avanti. È un’assunzione di responsabilità di fronte al Paese, un rinnovato impegno – conclude – per arrestare l’avvento dell’olio di ricino e costruire una nuova Italia piena di speranze e di futuro».
Sembra di leggere ancora una volta il refrain del “partito di lotta e di governo”. Ma stavolta è un’altra storia e potrebbe costituire ancora delle sorprese.