Corteo negato.. protocollo violato!
La si leggeva nei volti, gia da questa mattina a piazzale Aldo Moro, la determinazione degli studenti e delle studentesse, molti giunti da altre città, che pian piano si riunivano con i precari della scuola per affrontare una grande mobilitazione nella giornata dello sciopero dei lavoratori di scuola, università e funzione pubblica.
Solo a due giorni dal corteo il percorso che portava al ministero, precedentemente autorizzato viene negato dalla questura di Roma, utilizzando come pretesto un protocollo firmato dal Comune di Roma e Ugl – senza alcuna levata di scudi dell’opposizione – che definisce percorsi prestabiliti per le manifestazioni nella città di Roma. Evidentemente pochi e insufficienti. Sembra una storia già vista l’anno scorso, cambiano i protagonisti, ma quel che non cambia è il risultato. Al di là del fatto che questo protocollo dovrebbe vincolare solo le parti che lo firmano ed è quindi da ritenersi non valido per chi è al di fuori di queste, l’ulteriore beffa portata avanti dalla Questura sotto l’evidente spinta del Comune di Roma, è che il protocollo sarebbe dovuto entrare in vigore il 12 dicembre, giorno successivo al corteo.
Comunque, al di là della volontà della questura, questo protocollo non determina uno scoraggiamento per il corteo autorganizzato che parte dalla sapienza verso le 10.00 del mattino, determinato ad arrivare al Ministero della Pubblica Istruzione, con la voglia e l’intenzione di non avallare alcun divieto.
Intanto a Piazza della Repubblica parte il corteo della Cgil Flc e funzione pubblica che terminerà a Piazza del Popolo con comizio finale di Epifani. Anche su questa decisione della Cgil occorrerebbe una riflessione. I lavoratori della scuola avevano già da tempo chiesto esplicitamente al sindacato di concludere insieme il corteo al ministero della pubblica istruzione – decisione sensata – e se al principio sembrava che ciò fosse possibile, la decisione è cambiata radicalmente nel momento in cui ha aderito allo sciopero anche la funzione pubblica
È anche per questo motivo che gli insegnanti precari della scuola hanno infine scelto di partire da piazzale Aldo Moro ed arrivare insieme al ministero per “assediare” e portare ancora una volta sotto quel palazzo la voce di dissenso per ciò che sta accadendo nella scuola e nell’ università, oltre che per chiedere le dimissioni della ministra della “distruzione” Gelmini ( così rinominata), la quale dal suo insediamento nulla ha prodotto se non una sequenza di provvedimenti dannosi per scuola università e ricerca: riforma Gelmini sulla scuola, legge Aprea, e il nuovo ddl Gelmini sull’università presto in discussione al Parlamento.
Nel corteo vengono scandite rivendicazioni chiare sul diritto allo studio, sull’assenza di un futuro garantito, per l’istruzione pubblica e contro l’entrata dei privati nelle università e nelle scuole, così come la contrarietà alle politiche di tagli e licenziamenti. Un corteo determinato e cosciente che solo attraverso l’unità – rivendicativa e di piazza – di tutti i soggetti della formazione, è pensabile costruire una mobilitazione più matura, all’altezza della sfida posta dalle aule parlamentari, unite ( loro si!) nel proporre le ultime riforme.
Il corteo giunto a piazza della repubblica si trova la strada bloccata con schieramenti ingenti di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa con camionette annesse.
Più volte il corteo chiede di passare, cercando di avanzare a mani alzate, rivendicando il diritto a manifestare liberamente per poter giungere al Ministero dell’Istruzione. Ma non c’è nulla da fare, la strada rimane bloccata, è evidente che la questura ha ordini precisi: non far passare gli studenti.
Di li a poco partono due cariche che colpiscono alcuni studenti e studentesse, ma il corteo non arretra. Si rimane lì nella piazza, insieme. La piazza non si lascia. Nessun@ torna indietro. Anzi è proprio in quei momenti che escono fuori quell’inventiva e quella imprevedibilità che fanno ripensare all’Onda, che parlano del protagonismo di questa generazione di studenti; certo, i numeri dello scorso anno sono lontani, ma si respira nell’aria la volontà di non rassegnarsi e di riprendersi la città a piedi e in corteo, di comunicare e di risvegliare la cittadinanza che affacciata alle finestre si domanda cosa succede.
C’è molto da comunicare e quasi non si ha il tempo in un paese dove le leggi vengono approvate velocemente e senza uno straccio di dibattito pubblico; a qualcun@ spetta proprio questo duro e difficile lavoro, senza delegare neanche una virgola, sul disegno distruttivo su scuola e università che questo governo senza vergogna porta avanti.
Proprio con questa voglia di andare avanti il corteo degli studenti/esse si svincola dai cordoni, cambiando direzione, girando intorno a piazza della repubblica giunge fino al ministero dell’economia. Questo palazzo è il luogo simbolico – ma non troppo – della gestione economica di questo paese, delle finanziarie dei tagli, delle politiche di finanziamento alle banche e alle grandi imprese in fallimento. Niente a scuola e università, niente ai lavoratori e alle lavoratrici di questo paese. Quella del 2010 sarà una finanziaria a costo zero, che significa nessuna spesa pubblica, già preannunciata dal dpef..
Il corteo si ferma per un po’ per ricordare che, per un istruzione di qualità servono investimenti e non tagli e licenziamenti. Musica e interventi si susseguono, per poi ripartire, questa volta per tornare alla Sapienza. Il corteo si dispiega ora in modo più rilassato nelle strade che percorre sotto il sole; un senso di vittoria, seppur minima, serpeggia tra gli studenti; non importa che questa sia ristretta alla rottura di un assurdo divieto voluto dal Sindaco Alemanno. Gli interventi dai camioncini fanno intendere che questo è solo l’inizio.. ci sarà lo spazio per un’altra rivolta?