Disoccupazione record all’8,2%. Per Confindustria la ripresa sarà «lenta e faticosa».
A ottobre il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’8,2%, il dato peggiore da aprile 2004. Lo rileva l’Istat che ha rivisto al rialzo il dato diffuso nelle scorse settimane (8%). I disoccupati nel mese erano quindi 2.039.000. Nel terzo trimestre il numero degli occupati è sceso di 508 mila unità rispetto al terzo trimestre 2008, in forte calo su base annua -2,2%. Il numero di occupati infatti risulta pari a 23.010.000 unità. Il risultato deriva da un’ulteriore caduta dell’occupazione autonoma, dei dipendenti a termine e dei collaboratori, cui si aggiunge una significativa flessione dei dipendenti a tempo indeterminato.
Anche Confindustria conferma il calo dell’occupazione
Tra il 2008 ed il 2009 sono già stati persi 470 mila posti di lavoro (rispettivamente 128 mila e 342 mila), altri 195 mila sono a rischio tra il 2010 ed il 2011. È lo scenario indicato dal Centro studi di Confindustria, che spiega come ciò dipenderà dal processo di riassorbimento dei cassintegrati. Il dato fa infatti riferimento all’ipotesi in cui il 70% del calo delle unità di lavoro in cassa integrazione si traducesse in lavoratori riassorbiti; in questo caso, il totale dei posti persi sarebbe pari a 665 mila. Nell’ipotesi, invece, che la quota riassorbita fosse solo del 40%, si arriverebbe a 770 mila posti di lavoro persi.
Confindutria/2, la ripresa sarà «lenta e faticosa»
Quella che si profila per i prossimi anni rimane una ripresa «lenta e faticosa, in salita e ostacolata da venti contrari». Lo spiega il Centro Studi di Confindustria secondo il quale nel 2010 ci sarà un Pil in crescita del 1,1% che si rafforzerà nel 2011 con un 1,3% riportando il Pil ai livelli del 2005. «La ripresa – dicono gli economisti di Viale dell’Astronomia- sarà sospinta da politiche economiche di straordinaria portata espansiva, tali da aver rinsaldato la fiducia di famiglie, imprese e mercati finanziari. I quali restano però esposti a turbolenze, come dimostrano le vicende di Dubai e della Grecia». Un caso quest’ultimo che «può preoccupare come campanello d’allarme sugli alti debiti pubblici anche se, sottolinea Confindustria, »i conti greci sono oggettivamente molto peggiori risetto a quelli di altri paesi e insostenibili». La grande quantità di denaro pubblico rimesso in circolo, quindi, sembra provocare un rimbalzo della produzione ma in quel «lenta e faticosa» si scorgono i dubbi per le prospettive di medio periodo.
Fincantieri, la vertenza va avanti. L’arcivescovo di Genova con gli operai
Nell’incontro di ieri la Fincantieri ha respinto una proposta unitaria che Fim, Fiom, Uilm. L’azienda ha accettato di erogare 300 euro netti di anticipo, ma ha chiesto che in cambioi lavoratori rinunciassero alla certezza dei 750 euro a fine gennaio, riservandosi di decidere se pagare o no. «La vertenza resta aperta» dice quindi la Fiom anche se va incassato il risultato del pagamento dell’anticipo di 300 euro nei tre cantieri e per i cassaintegrati. Risultati «non sufficienti» per la Fiom che rivolge un ringraziamento particolare all’arcivescovo di Genova, che ha avuto la sensibilità di esprimere il suo appoggio ai lavoratori di Sestri.
Oggi la protesta è ripartita nei tre cantieri. A Sestri i lavoratori sono usciti in corteo per recarsi alla Prefettura. Al Muggiano il cantiere è paralizzato da uno sciopero, che ha bloccato l’uscita di un troncone di una nave ed è in corso un’assemblea. Ad Ancona c’è stato lo sviluppo più clamoroso. L’amministratore delegato della Silver Sea,la società armatoriale della “Silver Spirit”, la nave che non era partita ieri a causa dello sciopero, ha consegnato alle Rsu una lettera con cui esprimela soddisfazione per il lavoro del cantiere, riconosce ai lavoratori un premio di 60mila euro e dichiara che porrà a Fincantieri la condizione che la prossima nave venga costruita ad Ancona. Oggi uno sciopero di
solidarietà e sostegno ai lavoratori in lotta, indetto dalla Fiom, sarà effettuato nello stabilimento di Riva Trigoso.
Fiat, il 22 dicembre, sindacati di base contro il piano Marchionne
Contro piano Marchionne, per la difesa dei livelli occupazionali e per i diritti sindacali Slai Cobas coordinamento nazionale, RdB Federazione Nazionale, SdL Intercategoriale annunciano per martedì 22 dicembre una manifestazione nazionale a Roma in occasione dell’incontro Fiat-governo-sindacati collaborazionisti. «Col cosiddetto Piano Marchionne – si legge nel comunicato – la Fiat, con l’avallo sostanziale del governo, si appresta a chiudere da subito gli stabilimenti di Arese e Termini Imerese, a dimezzare Pomigliano d’Arco e ridimensionare in progressione l’intero gruppo auto nella prospettiva di un pesante azzeramento della produzione in Italia in funzione della delocalizzazione verso l’estero. Fiom-Fim-Uilm, dopo aver accettato in questi anni – nascondendolo ai lavoratori – la sostanza antioperaia del Piano Marchionne, ancora oggi insistono nella strategia di divisione di fatto del conflitto sindacale tra gli stabilimenti in immediato pericolo, e tra questi e tutti gli altri. Una scellerata scelta che mette i lavoratori in concorrenza tra loro, all’evidente scopo di aziendalizzare, indebolire e controllare la lotta operaia per renderla compatibile alle politiche di concertazione/consociazione politica e sindacale. Secondo Slai Cobas, Rdb e SdL è ora di rilanciare l’iniziativa dentro e fuori le fabbriche Fiat, per la difesa dei livelli occupazionali in Fiat ed indotto; per la difesa dell’insieme delle aziende pubbliche e private colpite dagli effetti antisociali della crisi economica; per respingere il gravissimo attacco ai diritti sindacali dei lavoratori.
Fiat, l’indiana Tata interessata a Termini Imerese
I gruppi automobilistici indiani Tata e Mahindra & Mahindra (M&M) avrebbero mostrato interesse per lo stabilimento della Fiat di Termini Imerese. È quanto scrive il sito d’affari on line Business Standard, riportando fonti vicine al ministero dello Sviluppo Economico. I due colossi indiani avrebbero manifestato la propria disponibilità a presentare un progetto di takeover e avrebbero avviato contatti con il Lingotto. Secondo Business Standard il ministro Claudio Scajola non sarebbe a conoscenza delle trattative.
Yamaha, lavoratori sul tetto con la neve. Sacconi convoca i sindacati
Hanno trascorso la prima notte sotto la neve i 4 lavoratori della Yamaha di Gerno di Lesmo (Monza), da ieri sul tetto dello stabilimento per protestare contro la decisione della casa madre giapponese di chiudere lo stabilimento licenziando tutti i 62 lavoratori e senza ricorrere agli ammortizzatori sociali. Intanto è stata convocata per domani alle 11 a Roma, nella sede del ministero del Lavoro, una riunione tra azienda e parti sociali per l’esame della vertenza. Secondo la Cisl della Lombardia «nonostante la positiva notizia della convocazione per domani al Ministero del lavoro, le iniziative di protesta proseguono ad oltranza». I lavoratori sul tetto hanno trovato riparo sotto due tende a igloo da montagna, mentre fuori dal cancello della fabbrica è stato allestito un tendone per ospitare gli altri dipendenti che, a turno, continuano con il presidio.